Anche a Monte Castello di Vibio, il 24 giugno, si celebra da sempre San Giovanni Battista, una festa che un tempo era molto sentita e partecipata fra tutta la popolazione anche perché carica di significati e aspettative.
Lo sbocciare in questo periodo di molti fiori, nei decenni passati, consentiva alle giovani donne di campagna di raccogliere tante varietà di fiori ed erbe e di metterle a macerare durante la notte di S. Giovanni (fra il 23 e il 24 giugno) per lavarsi con l’acqua profumata al mattino e prepararsi così alla giornata di festa. Era questo, probabilmente, un modo per sopperire all’impossibilità di acquistare i profumi nel mondo povero dei contadini e, secondo la tradizione popolare, la festa, poteva favorire gli incontri e i fidanzamenti. Questa era l’invocazione che veniva utilizzata: “S. Giovanni Battista protettore delle vedovelle, padron delle donzelle, Voi che ne avete per tutte, serbatene anche per me”.
Inoltre, secondo un’altra credenza popolare, quest’acqua avrebbe avuto anche il potere di proteggere dai malanni, dall’invidia e dalla gelosia da cui il proverbio: “L’acqua di San Giovanni guarisce tutti i malanni”.
Per celebrare degnamente la devozione a San Giovanni, in via Dante Alighieri, a ridosso delle mura castellane, nel 1923, è stata realizzata anche una cappella dedicata proprio al santo. Il manufatto in pietra, reca al suo interno un piccolo altare ed una pregevole maiolica con l’immagine del Battista su cui è posto il nome della committente: Virginia Rossi vedova Pellegrini, figlia di Silvio Rossi, storico sindaco di Monte Castello di Vibio per trentatrè anni consecutivi, dal 1872 al 1905.
La maiolica racconta in una sola immagine l’intera vita del santo. Ritrae infatti San Giovanni bambino vestito con pelle di cammello che tiene in mano una conchiglia da cui sgorga l’acqua simbolo del battesimo da cui deriverà poi il nome “Giovanni Battista”. Accanto a lui, l’agnello che tiene la bandiera simbolo della resurrezione, rappresenta l’immagine di Gesù. Proprio Giovanni, in occasione del battesimo di Gesù, lo indicherà come l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. Le due croci unite da un solo legno, raffigurano la loro morte: uno decapitato e l’altro crocifisso.
Fino a qualche decennio fa i ragazzi del paese, con la supervisione del parroco dell’epoca, nei giorni precedenti la festa, si recavano nelle campagne per raccogliere uova, farina e vino e poi, il 24 giugno, dopo le celebrazioni religiose proprio davanti alla cappella si festeggiava con l’allestimento di alcuni giochi popolari per i più giovani e con la distribuzione dell’immancabile “bocconcello” e un buon bicchiere di vino per tutti.