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Da qualche settimana ha trasferito il suo laboratorio artigiano in Corso Cavour 58, a poca distanza da Piazza del Popolo, dove le storiche vetrine di una gioielleria sono tornate ad illuminarsi
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Un’altra vetrina è tornata ad illuminarsi in Corso Cavour 58, a pochi passi da piazza del Popolo: è quella dell’ex gioielleria Pianegiani, dove da qualche settimana ha aperto i battenti Paolo Camilli, artista-artigianato dalle “mani d’oro” che dal 1995 era presente con un piccolo laboratorio lungo Via Roma.

Allievo di Domenico Bernardini, detto “Memetto”, già all’età di 15 anni, appena finita la terza media, Paolo Camilli ha imparato presto i segreti del mestiere, diventando un apprezzato creatore di gioielli e un “riparatore” raffinatissimo di monili e oggetti preziosi.

Il precedente negozio lo aveva aperto il 25 giugno 1995 (il prossimo anno festeggerà quindi il quarantennale di attività), portandosi dietro un banco in legno ultrasecolare che è lo stesso che oggi campeggia al centro della nuova sede, dove risaltano ovunque vecchie macchine e attrezzi che usa tutt’oggi per dare vita alle sue invenzioni.

All’apparenza un po’ corrucciato, Paolo Camilli apre il suo sorriso quando parla del suo lavoro e di quello a cui riesce a dar vita, per proprio piacere ancor prima che per quello dell’ampia clientela che lo cerca per avere qualcosa di unico e originale.

“Avevo aperto da poco – ricorda – credo fosse i 1997, quando una coppia si rifiutò di ritirare un gioiello perchè non avevo il cofanetto firmato. E chi ci aveva mai pensato, con tutte le cose da fare e da pagare del primo periodo! E poi tutto pensavo meno che il mio nome avesse un valore”.

“Non si offenda – mi dissero – ma torniamo a prenderlo quando sarà da lei griffato. Non si sottovaluti – mi spiegarono benevolmente – ma non c’è nulla di normale in quello che lei fa, deve esserne consapevole e orgoglioso”.

Tanti anni dopo, Paolo Camilli, davanti alla porta che si apre al centro delle sue nuove belle vetrine, ancora si emoziona nel ricordare quelle parole che, confessa, gli tornano in mente ogni volta che si mette al suo vecchio banco di lavoro dove è la mente, le mani e anche un po’ il cuore a creare dal nulla oggetti unici.

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