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Fa discutere la decisione di accorpamento con l’ospedale di Terni; la protesta dei  due consiglieri del PD, Simona Meloni (capogruppo) e Tommaso Bori (vice presidente Commissione Sanità)
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“La decisione assunta di recente dalla Regione con la quale è stato deciso di accorpare la struttura complessa di neurochirurgia di Perugia con quella di Terni, rappresenta un motivo di forte preoccupazione. La città capoluogo è destinata irrimediabilmente a perdere una delle sue eccellenze e ciò sta accadendo nel silenzio assordante delle istituzioni a partire da quella comunale”, così, in una nota, i due consiglieri del Partito democratico, Simona Meloni (capogruppo) e Tommaso Bori (vice presidente Commissione Sanità).

“Comprendiamo come sia difficile, per il Sindaco di Perugia e per la sua Giunta – aggiungono – mettere in discussione una scelta voluta da un governo regionale amico, ma ci saremmo aspettati almeno una presa di posizione rispetto ad un impegno formale teso a garantire il mantenimento di tutte le attività fin qui svolte. Non bastano infatti, le dichiarazioni rassicuranti dei Direttori sanitari, occorrono atti formali che assicurino continuità assistenziale e risorse umane e finanziarie adeguate ad una struttura importante e strategica come quella della neurochirurgia”.

La riorganizzazione adottata dalla Giunta regionale – osservano Meloni e Bori – pare fin qui avere il solo obiettivo di razionalizzare la spesa sanitaria e recuperare risorse utili a sanare il deficit conseguito in questi ultimi quattro anni. Ma questo non può andare a discapito della qualità delle prestazioni, specie quando si tratta di materie altamente delicate come quelle trattate dalla neurochirurgia di Perugia che serve una città di 170 mila abitanti e quasi un’intera provincia, dall’Alto Tevere, al Trasimeno, fino alla Media Valle. Rimaniamo infatti sbigottiti – spiegano – quando si adottano misure che sono mosse solo dalla necessità di fare cassa, come nel caso della intramoenia consentita anche fuori dai confini regionali, quando solo due anni fa era stato imposto di riportare in azienda tutti gli specialisti che facevano attività in ambulatorio fuori strutture umbre”.

“Per altro – avvertono – la stessa logica di delle risorse non viene poi applicata alle strutture semplici dipartimentali che, con la riforma regionale, sono invece aumentate vertiginosamente. Nel caso della neurochirurgia riteniamo legittimo il sospetto che, a fronte di uno spacchettamento di servizi e prestazioni tra Perugia e Terni, non si riesca a garantire una adeguata organizzazione del lavoro e quindi la qualità assicurata fino ad oggi potrebbe venire meno. Non possiamo dunque che ribadire – concludono Meloni e Bori – la nostra preoccupazione per un sistema che sembra stia perdendo di vista la centralità del servizio e della cura dei pazienti a scapito di una politica dei tagli che costerà molto ai cittadini sia in termini di assistenza che di spesa sanitaria familiare”.

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