Si riaccende il Festival dei Diritti a Baschi, in programma dal 14 al 16 luglio. Stamattina la conferenza stampa presso Lo Scalo – Community Hub, alla presenza di Francesco Cordio, direttore del Festival, Damiano Bernardini, sindaco di Baschi, Giuliano Santelli, portavoce dell’associazione di Articolo 21 di Orvieto, Federica Fedeli, assessore del Comune di Baschi e Francesco Casarelli della Comunità di Sant’Egidio.
Nell’occasione Francesco Cordio non è riuscito a celare la soddisfazione per la nuova edizione del
Festival, perchè questo Festival si è rivelato una parentesi fertile e fruttuosa non solo di idee, riflessioni e spunti, ma anche uno strumento concreto che può cambiare la vita a persone nate nella parte sbagliata del pianeta.
Come è successo per una famiglia siriana presente ormai da alcuni mesi a Civitella del Lago, frazione del Comune di Baschi.
La selezione dei film arrivati da tutto il mondo – circa 100 – è stata dura, ma i 14 in gara raffigurano come la negazione dei diritti e della pace, della dignità, sia un fenomeno senza confini e difficile da sradicare.
Damiano Bernardini ha visto nel Festival l’occasione per rimodulare le nostre piccole comunità, quelle delle aree interne, su un modello di accoglienza che viaggi di pari passo con lo sviluppo dei corridoi umanitari. E’ ormai impensabile concepire i nostri piccoli centri come entità ermetiche, esenti dalle sane contaminazioni umane con i profughi vittime delle guerre e delle politiche vessatorie dell’occidente sui Paesi, che chiamare ancora dopo decenni “in via di sviluppo” ha il sapore amaro della presa in giro.
Anche Francesco Casarelli ha sottolineato come lo spessore al Festival derivi dalla capacità di
parlare di diritti, ma anche di porre le basi perché questo parlare sia anche un fare, un agire tangibile e concreto, e sono proprio i piccoli borghi, perfetti per accogliere i profughi e i rifugiati in fuga, alla ricerca di una speranza di vita, comunità suscitatrici di energie di accoglienza; di certo questa integrazione, questa creazione di trame nuove nel tessuto sociale in cui tutti si conoscono, con solidarietà e vicinanza, non aiutano solamente il profugo con una casa, con un lavoro, ma lo riabilita come persona, con i suoi valori, i suoi desideri, in un interscambio di benefici, molti anche per le nostre piccole e depopolate comunità.
Articolo 21, nella sua sede di Orvieto dedicata a Giulio Regeni, vuole portare la sensibilità locale ad affacciarsi da una finestra aperta sul mondo; secondo Giuliano Santelli stimolando innanzitutto questa sensibilità, un po’ sopita, un po’ distratta e assuefatta al male che quotidianamente viene scodellato nei TG nazionali, per poi guidarne lo sguardo su tematiche che proprio perchè lontano da noi, non vengono considerate immanenti… ma abbassare la testa o lo sguardo sulla compressione di ogni singolo diritto, umano o ambientale, apre la strada alla possibilità della soppressione di altri: una volta indebolito l’argine della tutela e protezione dei diritti, il sopruso e l’ingiustizia dilagheranno nell’indifferenza dei più (come poi sta succedendo già).
Ma si potrà arrivare alle coscienze delle persone solo attraverso una informazione libera, non asservita, schietta, senza bavagli o legacci ed al servizio dei cittadini. E oggi questa libertà è come non mai, una chimera. Da Regeni a Julian Assange, dal muro di gomma di Ustica a Peppino Impastato con Mimmo Lucano.
Volgere lo sguardo su queste vicende, su queste persone, possono risvegliare le coscienze, riaccendere lo spirito di solidarietà che il finto benessere e il consumismo forsennato hanno spento e indebolito.
Assange, Regeni, Impastato, sono, loro malgrado, diventati eroi, ma una società sana non dovrebbe aver bisogno di eroi, ma di meccanismi virtuosi che permettano la piena e dignitosa realizzazione di tutti gli esseri umani, in un ambiente difeso e tutelato.