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Il comitato promuove un'azione popolare al Tribunale di Perugia per chiedere la risoluzione anticipata della convenzione di gestione
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Il Comitato Umbro Acqua Pubblica promuove un’azione popolare al Tribunale di Perugia, per chiedere la risoluzione della convenzione con Umbra Acque spa a causa delle inadempienze commesse dal gestore durante tutto il corso dell’affidamento a danno di cittadini e utenti e per rivendicare il diritto all’acqua e alla vita per questa e le future generazioni.

In un comunicato il Comitato spiega le motivazioni dell’azione: “Nonostante l’inefficienza di gestione l’AURI (l’Assemblea dei Comuni ricadenti nella gestione di Umbra Acque spa) ha premiato Umbra Acque spa deliberando l’estensione della Convenzione di 4 anni, fino al 31/12/2031, dimostrando ancora una volta l’intreccio tra politica e affari.

Dopo un lungo esame dei vari piani tariffari succedutisi nel tempo, il Comitato Umbro Acqua Pubblica, per mezzo di una cittadina tra i fondatori del comitato e con il sostegno di altri 1000 utenti che hanno sottoscritto l’istanza, il comitato promuove un’azione popolare al Tribunale di Perugia”. 

“Era il 12 e 13 giugno del 2011 – scrive il Comitato Acqua Pubblica – che 26 milioni di italiani (quorum di partecipazione al voto che non si vedeva da anni) votarono per l’abrogazione dell’art. 23Bis del decreto Ronchi che spingeva alla privatizzazione del servizio idrico e dei servizi pubblici di rilevanza economica e per l’annullamento della componente tariffaria del profitto garantito (7%) nelle tariffe del servizio idrico (art. 154, c. 1 del D.Lgs 152/2006).

La volontà popolare era chiara: l’acqua è un diritto umano fondamentale e monopolio naturale quindi non può essere gestita con il sistema privatistico che ha come scopo il profitto. Al contrario la gestione deve essere pubblica e partecipata dai cittadini in modo da garantire a tutti la distribuzione e la conservazione della risorsa per le generazioni future e la tutela dell’ambiente.

Questa è la storia. Ma già prima del referendum, con l’attribuzione delle funzioni di controllo del servizio idrico all’Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza sulle risorse idriche (D.L. 13 maggio 2011 n. 70) e poi con il D.L. 201/6-12-2011 del Governo Monti, la regolazione del servizio idrico fu affidata all’AEEG-SI oggi ARERA, per una gestione in regime di libera concorrenza, con tanto di profitti (rinominati oneri) tra le componenti tariffarie.

La privatizzazione era salva in nome dell’efficienza e del profitto, in Umbria sicuramente a favore della SUEZ (all’interno di ACEA, all’interno di Umbra Acque e del SII di Terni), ma non a favore dei cittadini”.

“Infatti – conclude la nota del Comitato – mentre gli utenti hanno pagato regolarmente tutti gli aumenti tariffari nelle bollette dell’acqua, il gestore privato non ha sempre rispettato la programmazione degli investimenti da realizzare, spesso rimandando di anno in anno la realizzazione di lavori già coperti dalla tariffa.

In quasi venti anni di gestione privata gli effetti negativi sono sotto gli occhi di tutti:
– le perdite nelle reti hanno superato il 50% dell’acqua erogata (e oggi Umbra Acque spa si vanta di aver ridotto le perdite al 45%?);
– minori investimenti per la tutela della qualità dell’acqua;
– aumento di costi non programmati e operativi;
– canoni non pagati con regolarità ai Comuni, che ovviamente si ripercuotono anche in minori servizi ai cittadini;
– tariffe alle stelle e utili consolidati di milioni di euro (4,7 mil. nel 2021 e 6,9 mil. nel 2020)”.

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