Condividi su facebook
Condividi su twitter

Se mai avessimo avuto bisogno di conferme sul fatto che il livello della sanità umbra sta peggiorando, cosa che i cittadini sono costretti a toccare con mano ogni giorno, basta leggere con attenzione i dati ufficiali che emergono dall’analisi realizzata dalla Fondazione Gimbe sulle ‘pagelle’ stilate dal ministero della Salute attraverso il Monitoraggio dei Lea attraverso il Nuovo sistema di garanzia”. Lo si evince, report alla mano, analizzando i risultati relativi all’adempimento dei Livelli essenziali di assistenza nel 2020, ovvero delle prestazioni sanitarie che le regioni devono garantire ai cittadini gratuitamente o attraverso il pagamento di un ticket. L’analisi certifica che l’Umbria rientra sì tra le 11 regioni promosse, ma anche che ha perso terreno non solo rispetto al 2019 ma all’intero decennio 2010-2019, preso in esame nella precedente analisi. Sommando infatti i punteggi ottenuti nelle tre aree di valutazione (che possono andare da 0 a 100) l’Umbria ottiene un totale di 229,8 contro 252,0 del 2019, un risultato che la spinge dal 7 posto al 9 posto della classifica.

“Se è vero che occupa il primo posto della classifica nazionale nella ‘prevenzione collettiva e sanità pubblica nell’anno segnato dal Covid in tale area la sanità umbra ha perso circa sei punti rispetto all’anno precedente (da 95,7 a 89,64). Non sfugge, inoltre, un’importante variabilità delle performance nelle altre due aree, a testimoniare livelli disomogenei di adempimento/non adempimento: con 68,55 punti l’Umbria è infatti dodicesima per l’area distrettuale, ben lontana dalle performance del Veneto (prima con 98,37 punti) e dell’Emilia Romagna (95,16), ai vertici della classifica. Ed è undicesima per quella ospedaliera, dove perde ben 16 punti (88 del 2019 contro 71,61 del 2020) rispetto al 2019. Come dire: non è tutto oro quello che a qualcuno sembra luccicare, soprattutto se consideriamo che l’analisi nasce con l’obiettivo di confrontare la resilienza dei servizi sanitari regionali nell’anno dello scoppio della pandemia, oltre che per valutare le differenze tra le regioni del nord, colpite con violenza dalla prima ondata, e quelle del sud, risparmiate da tale impatto grazie al lockdown prolungato.

Dopotutto a dirci che la sanità umbra non viaggi proprio sui binari dell’alta velocità arrivano le parole fresche fresche della Corte dei Conti dell’Umbria. Proprio oggi, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2023 della Sezione giurisdizionale regionale la Procuratrice regionale, Rosa Francaviglia non si è risparmiata evidenziando che stiamo assistendo alla devastazione della sanità pubblica; che ci sono gravissime criticità in Umbria che impongono delle riflessioni; che c’è un fenomeno massivo di responsabilità sanitarie. Sono solo alcune delle frasi che di certo non lasciano indifferenti insieme al fatto che la spesa sanitaria regionale è in costante diminuzione e che da quattro anni la corte stigmatizza l’assoluta inadeguatezza dei controlli sulle strutture private. Ci mancava la ciliegina sulla torta sull’utilizzo dei fondi PNRR: ipotesi molto gravi sugli incarichi e illeciti che si potranno attualizzare a breve e che già in parte sono attualizzati. Senza pensare che i dati 2022 e 2023 sono ancora peggiori, e che i servizi sono in continuo deterioramento. Scusate se è poco.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter