Condividi su facebook
Condividi su twitter
Per il biennio di transizione il Ministro dell'agricoltura Patuanelli ha lanciato una proposta che penalizza Calabria, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Umbria: protesta a Roma dei sei assessori regionali, la CIA sostiene Morroni
assessori-regionali-agricoltura

CIA Umbria si schiera al fianco dell’assessore regionale Roberto Morroni, per contrastare, insieme ad altre 5 regioni italiane, la proposta di ripartizione delle risorse del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) per il biennio di transizione 2021-2022 lanciata dal ministro Patuanelli.
Nel piano del ministro è prevista l’introduzione nel 2021 di un 30% di criteri oggettivi ed il mantenimento del 70% dei parametri storici, ma le percentuali vengono ribaltate nel 2022, ovvero un 70% di criteri oggettivi e un 30% di parametri storici. La conseguenza, secondo CIA Umbria, sarebbe una perdita di diversi milioni di euro per il territorio regionale che comporta un’inevitabile riduzione del piano di investimenti per le aziende agricole nei prossimi 2 anni.

CIA Umbria sottolinea che non è un caso se la maggior parte delle regioni favorevoli alla proposta di Patuanelli sono quelle del Nord Italia, mentre le 6 regioni che si sono opposte sono del Sud e Centro: Calabria, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Umbria (nella foto gli assessori regionali all’agricoltura insieme in una conferenza stampa sul tema). “Se una parte della ripartizione dei fondi – conclude Bartolini – è legata, come sembra, agli aiuti storici e l’altra alla Produzione Lorda Vendibile (PLV), viene meno la funzione stessa del PSR, che ha come obiettivo quello di migliorare le capacità economiche e reddituali delle aziende agricole e l’inclusione sociale, specie nelle aree rurali meno sviluppate”.

“Premesso che siamo consapevolmente favorevoli al superamento degli aiuti storici, in una fase come questa – dichiara il presidente CIA Umbria Matteo Bartolini – cambiare l’assetto delle disponibilità finanziarie al PSR, secondo i nuovi criteri proposti dal ministro, ci mette in allarme perché rappresenta un rallentamento, e non certo un incentivo, alla transizione digitale, al rinnovo del parco mezzi, al ricambio generazionale che da tempo si auspica. Ci chiediamo in che modo sarà possibile raggiungere gli obiettivi che l’Europa ci chiede sulla transizione green, ad esempio l’obiettivo del 25% dell’agricoltura biologica nel 2030 se vengono meno risorse fondamentali come l’aiuto alla conversione dei terreni della Mis. 11 del Psr, unitamente all’aiuto per il mantenimento della produzione biologica stessa, che sappiamo essere meno fruttuosa rispetto al convenzionale. Altro esempio, lo abbiamo constatato di recente, sono le calamità naturali che si possono limitare, in parte, solo grazie alle moderne tecnologie; quindi investimenti sulle stazioni meteorologiche nei campi, irrigazione intelligente, utilizzo del satellitare sui trattori. Sono tutti obiettivi che ci chiede anche l’Agenda 2030 dell’ONU e per i quali è necessario avere a disposizione le giuste risorse proprio attraverso il PSR, con particolare riferimento alla Mis. 4 sugli investimenti”.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter