Sembra non potere avere pace l’Ospedale di Pantalla, vista la cronica ambiguità che regna sul destino di questo fondamentale presidio sanitario. Una confusione alimentata principalmente dalla scarsa chiarezza e dall’inesistente trasparenza sugli indirizzi amministrativi che intende seguire la Regione.
Sono facilmente intuibili le enormi difficoltà nel gestire una situazione del genere, inedita per tutti. Tuttavia, che la classe dirigente regionale abbia seguito una linea ondivaga e non lineare sull’Ospedale della Media Valle del Tevere è, ormai, un dato acquisito. L’inefficienza delle comunicazioni tra Regione da una parte e cittadini ed enti locali interessati dall’altra è stata peraltro censurata anche dal sindaco di Marsciano nel suo recente – e, a dire la verità, pure alquanto risentito – intervento pubblico su questi temi.
Una Regione Umbria che, in questi mesi, si è cullata sugli allori senza minimamente programmare le modalità attraverso cui fronteggiare una possibile impennata autunnale dei contagi, nonostante le ingenti risorse messe in campo dal governo nazionale. Non si è lavorato, ad esempio, sull’aumento delle terapie intensive, col risultato che debbono essere rispolverate le soluzioni emergenziali messe in campo a marzo, con danni enormi al diritto alla salute degli abitanti della Media Valle del Tevere.
Vediamo, comunque, quanto successo negli ultimi giorni. Tra martedì e giovedì escono dettagliati resoconti sulla stampa regionale secondo cui, per far fronte all’impennata dei contagi ed allo stato di emergenza in cui versano le due Medicine dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia, la Giunta Tesei starebbe pensando nuovamente a Pantalla come ospedale interamente Covid per allentare la pressione sul sistema sanitario umbro.
Sempre nella giornata di giovedì è stato lo stesso direttore generale della Sanità e del Welfare della Regione Umbria, nonché braccio destro dell’assessore Coletto, a spiegare abbastanza chiaramente che l’Ospedale di Pantalla non può essere convertito ad ospedale Covid, essendo un ospedale di base e non, come prescritto dalle disposizioni ministeriali, un Dea di I o di II livello.
È il punto nodale su cui hanno insistito per mesi sia i comitati sorti a difesa dell’Ospedale di Pantalla sia le forze politiche e civiche che li hanno supportati in questa battaglia a difesa del diritto alla salute: Pantalla non aveva le caratteristiche per essere scelto come presidio Covid ed aver portato avanti questa soluzione con molta arroganza e scarsissima predisposizione al dialogo ha creato disagi macroscopici a sessantamila persone. Per non parlare del fatto che, nelle scorse settimane, il nostro ospedale è sembrato come vivere un perenne stato di transizione, fatto di una riapertura a pezzi e bocconi e di una realtà che non è nemmeno lontana parente di quella che conoscevamo prima dello scoppio della pandemia.
Poi, nella giornata di sabato, nonostante quanto asserito da Dario, arriva la doccia fredda: la Direzione regionale della sanità dispone che, dal 17 ottobre, dieci pazienti stabili affetti da Covid saranno collocati a Pantalla. Ne seguiranno altri dieci lunedì. Insomma, dopo tante chiacchiere e rassicurazioni cialtronesche, si riattiva l’area Covid nell’Ospedale di Pantalla, accompagnata contestualmente dalla riduzione dei posti di medicina interna, dalla riabilitazione ortopedica che viene trasferita in chirurgia e dall’attività chirurgica di nuovo configurata senza urgenza e quindi solo day e week surgery.
Dopo le riaperture parziale e strozzate a cui abbiamo assistito nell’ultimo periodo, un altro passo verso la trasformazione del nostro ospedale in una modesta casa della salute. Questo nel silenzio delle istituzioni locali e delle forze politiche della destra cittadina.
Meritano un cenno anche le considerazioni svolte dal vicesindaco di Todi, Adriano Ruspolini, sul futuro dell’ospedale, alla luce di quanto deciso ieri a Perugia abbastanza comiche. Tralasciando l’impostazione di fondo per cui, sempre in relazione all’ospedale, se qualcosa va male la colpa è dei cattivoni che hanno amministrato in passato, ma se qualcosa va bene la struttura in questione diviene di colpo un gioiellino di efficienza debitamente valorizzato dai nuovi governanti, non convince granché questa trionfale annunciazione di aver trovato una svolta illuminante e radiosa per il nostro nosocomio nel modello di integrazione verticale cosiddetto “hub and spoke”.
Ciò per due motivi, In primo luogo, anzitutto, perché, basta far riferimento alle alte specializzazioni, Pantalla era già uno “spoke” dell'”hub” Silvestrini. In secondo luogo, infine, perché questa mirabolante idea risolutiva partorita dalla triangolazione giunta comunale di Todi-consigliere Peppucci-senatore Briaziarelli è stata già messa nero su bianco in passato, peraltro con dovizia di dettagli e di approfondimenti tecnici. Vedasi, per esempio, nel Piano Sanitario dell’Umbria 2009-2011, vol. III (Linee Strategiche) segnatamente la parte relativa all’organizzazione ospedaliera (pp. 161 ss.).
Ci sforziamo anche di capire gli elogi fatti da Ruspolini ai colleghi di partito che siedono in consiglio regionale ed in parlamento. Tuttavia, visto l’operato dei soggetti in questione negli ultimi mesi sul problema dell’Ospedale di Pantalla, riassumibile con la frase “state tranquilli che l’Ospedale di Pantalla tornerà, non date retta ai quei menagramo sabotatori dei sinistri”, lo scetticismo regna sovrano.
Più che di novelli Archimede che gridano “eureka!” pensando di aver trovato chissà quali soluzioni innovative e miracolistiche, avremmo bisogno di amministratori concreti in grado di far valere gli interessi del territorio, anche avverso la propria parte politica che governa la Regione.