Sabato 24 ottobre, nell’ambito delle iniziative celebrative per i sessant’anni dell’Istituto Professionale di Todi, la sede della scuola verrà intitolata a Giuseppe Angelantoni, imprenditore massetano di prima grandezza scomparso nel 1994. All’anniversario della fondazione dell’IPSIA, il polo d’istruzione tecnico-professionale tuderte ha dedicato una pubblicazione, a cura del Preside Marcello Rinaldi, che contiene anche un ritratto della figura di Giuseppe Angelantoni, a cura di Cesare Angelantoni, attuale presidente onorario del Gruppo, che ospitiamo in calce.
Le attività industriali afferenti ad Angelantoni occupano circa 400 dipendenti, dislocati in 4 stabilimenti. Angelantoni Industrie è inoltre presente con uffici della controllata ATT – Angelantoni Test Technologies in Germania, Francia, India e Cina, e con rappresentanti, distributori e centri di assistenza tecnica in circa 50 Paesi del mondo. Il Gruppo esporta oltre il 70% della produzione.
Il progressivo sviluppo delle attività ha portato il Gruppo Angelantoni ad essere oggi una delle tre aziende leader a livello mondiale nel settore delle prove ambientali simulate (con punta di diamante nella progettazione e costruzione di simulatori spaziali) e la prima a livello nazionale in quello del freddo scientifico e tecnologico per i settori biomedicale e farmaceutico.
Il 29 marzo 1911 Cesare Angelantoni, agricoltore, moriva in Massa Martana per una polmonite, lasciando la vedova Carmela Ambrogi con cinque figli: Arnesia di 11 anni, la più grande, Giuseppe, Oreste, Nunziatina ed Eleonora, la più piccola di sei mesi. Con la scomparsa di Cesare veniva meno il sostegno economico familiare e le condizioni sociali del tempo non offrivano provvidenze per assicurare il minimo indispensabile all’intera famiglia. Di conseguenza l’unica possibilità di sopravvivenza era di collocare i figli presso i parenti e fu così che Giuseppe, secondogenito di sette anni, abbandonò la scuola per andare come garzone presso lo zio Vittorio, fratello della madre, che conduceva un podere in località San Fidenzio.
Successivamente Giuseppe si trasferì presso lo zio Tommaso, anch’egli agricoltore in un podere sempre nel Comune di Massa Martana, in località Restore. Anche qui all’inizio si occupò del pascolo e delle attività correlate, fino al 1917 quando, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, lo zio Tommaso rimase solo nella conduzione del podere, poiché il suo unico figlio maschio fu chiamato alle armi. Nel settembre del 1917 moriva lo zio, per cui Giuseppe dovette farsi carico di tutta la gestione del podere con grandi sacrifici e sofferenze, fino al 1919.
Dal 1920 svolse lavori saltuari, partecipando alla costruzione dell’acquedotto di Massa Martana e lavorando al taglio dei boschi a Calvi dell’Umbria per la realizzazione delle traverse per la rete ferroviaria, fino al 1924, quando fu chiamato al servizio militare che svolse a Firenze nel 106° Cavalleggeri Alessandria.
Congedato in anticipo nel 1925, in quanto primo figlio maschio orfano di padre, e intenzionato a trovare un lavoro migliore (il ritorno a Massa Martana avrebbe significato tornare a lavorare la terra), si trasferì a Milano, dove già erano giunti il fratello minore Oreste e alcuni compaesani. Qui trovò dimora temporanea, in pensione, presso la famiglia Bestetti, che aveva un’osteria con alloggio in viale Monza 256, nella zona nord della città, nel quartiere denominato Precotto, che divenne la sua residenza fino al matrimonio.
Varie opportunità di lavoro, in alcune aziende meccaniche e alle Acciaierie Falck; ma nel 1927, consigliato da un ex-commilitone amico, cominciò a lavorare nella Gaetano Barbieri, una storica azienda attiva nel settore della refrigerazione, fondata nel 1896 e che dal 1925 aveva iniziato a realizzare in Romagna i primi impianti per la conservazione dei prodotti ortofrutticoli.
Fu un’occasione cruciale per il futuro di Giuseppe Angelantoni, che ebbe modo di partecipare, quale montatore meccanico, viaggiando con la sua motocicletta in tutta Italia e in Germania, all’installazione degli impianti frigoriferi nel settore alimentare e di conoscere a fondo le tecniche applicative del freddo artificiale. Nei suoi appunti ricordava in particolare, oltre agli impianti installati ai Mercati Generali di Roma, le varie installazioni di Piombino, Ancona, Macerata, Bovalino, Paestum, Amalfi, Massa Carrara, Cervia, Piana di Sorrento, arrivando a coordinare – o a condurre da solo – le attività per le installazioni frigorifere.
Nel 1929 lavorava con il rappresentante di Barbieri a Milano ma, con l’arrivo della Grande Depressione, si ritrovò disoccupato e dovette attendere il 1930 per un nuovo impiego, presso l’Aeromeccanica Marelli, passando successivamente, nel 1931, alla Anonima Lombarda Pompe Klein, che aveva uno stabilimento proprio nella zona di Precotto, dove Giuseppe aveva intessuto ormai solide conoscenze e amicizie, vivendo lì e frequentando i vari centri di aggregazione sociale del tempo.
Ma è nel 1932 che decise di mettersi in proprio, spinto da uno dei suoi amici che aveva un’attività di riparazione di frigoriferi e che lo aveva invitato a dargli una mano, un sabato, per una riparazione urgente che doveva terminare. Fu a partire da questa estemporanea opportunità che iniziò anche lui quel mestiere, affittando uno scantinato nella zona di Precotto, divenuta ormai il centro della sua attività lavorativa e delle sue relazioni sociali grazie alle numerose amicizie che si era procurato. A Precotto si era stabilito fin dal suo primo arrivo a Milano e vi resterà, salvo la parentesi bellica, fino al 1968, quando tornerà in Umbria.
Cominciò a fare riparazioni e installazione di impianti frigoriferi nei settori della ristorazione e della rivendita dei prodotti alimentari, acquisendo via via clientela e notorietà come specialista del freddo. Ed è qui a Precotto che Giuseppe troverà moglie, sposandosi il 6 giugno 1935 con Olga Lorenzi, figlia di un piccolo imprenditore che diventerà poi suo socio.
lI primo agosto 1935 costituì la sua prima azienda individuale, la Giuseppe Angelantoni, con sede in viale Monza 270, nello stesso edificio in cui il suocero svolgeva un’intensa attività nella realizzazione di stampi per la produzione di oggetti e materiale in bachelite.
La bachelite è un materiale composito in cui la resina fenolica impregna un materiale riempitivo o additivi specifici, e possiede caratteristiche isolanti termoelettriche che, principalmente in passato, l’hanno vista utilizzata largamente in elementi elettrotecnici, interruttori elettrici, prese elettriche, manici di pentolame, apparati di radioricezione, e via discorrendo. Viene considerata la prima materia plastica sintetica prodotta e utilizzata. Con le sue polveri pressate a caldo si ottengono oggetti con le più disparate caratteristiche fisiche, meccaniche, elettriche, che ne determinano l’uso – apparecchi telefonici, bocce sintetiche, cruscotti di automobili, protezioni di apparecchi elettrici; e in bigiotteria, a imitazione di vari elementi preziosi, tra cui l’avorio e l’ambra.
Il Lorenzi era un maestro nella costruzione di siffatti stampi per bachelite, ma la sua grande capacità tecnica non si accompagnava con l’abilità commerciale che invece possedeva Giuseppe, il quale nel 1938 costituì con il suocero la società OLA (Officine Lorenzi Angelantoni).
L’azienda si sviluppò rapidamente ma ben presto venne a mancare l’amalgama fra l’intraprendenza commerciale di Giuseppe nella frigotecnica e il rigore costruttivo del suocero, per cui Giuseppe fondò, nel 1939, una propria azienda parallela, denominandola Giuseppe Angelantoni, che rimarrà in vita fino al secondo dopoguerra.
Nel 1940, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Giuseppe lasciò Milano per trasferirsi a Massa Martana con tutta la famiglia, la moglie e i figli Angela, Cesare e Oreste, ai quali si aggiungerà Gianluigi, nato a Todi nel 1944. Continuò però a seguire la sua azienda milanese, pur se con attività ridotta per gli eventi bellici, grazie all’assistenza del suocero, raggiungendo periodicamente la famiglia con lunghi e rischiosi viaggi. Durante questo periodo ebbe comunque l’incarico di Sindaco del suo paese natale per due anni, svolgendolo con rigore ed equità.
Rientrato a Milano alla fine della guerra, Giuseppe Angelantoni riprese la sua attività acquistando una nuova officina in via Soffredini 45, sempre in zona Precotto, dove poté lavorare a un’importante commessa affidatagli dal Ministero della Difesa per la riparazione e la revisione di tutti gli automezzi militari furgonati e refrigerati.
Da questa esperienza nacque l’invenzione di un sistema refrigerante automatico da montare sugli autofurgoni e, in particolare, sui rimorchi refrigerati per il trasporto di derrate alimentari, che sarà adottato, negli anni successivi, da molti costruttori di rimorchi. Sviluppò l’assemblaggio in proprio di sistemi refrigeranti, destinati ad applicazioni anche nel settore industriale, oltre che in quello alimentare.
È in questi anni che Giuseppe Angelantoni entrò nell’Albo Fornitori del Ministero della Difesa, qualifica che gli permetterà di partecipare a tutte le gare sul territorio nazionale per la fornitura e l’installazione di celle frigorifere a -20 °C nelle caserme militari, dove l’approvvigionamento della carne avveniva in quegli anni con quarti posteriori di bovini congelati provenienti dall’Argentina.
Ottenne anche l’iscrizione all’Albo Fornitori dell’INPS per partecipare alle gare di appalto per celle frigorifere da installare nei vari centri sanatoriali in Italia. Con questa attività, insieme a quella nelle caserme, crebbe e si perfezionò la struttura organizzativa dell’azienda, cui si presentarono anche opportunità di collaborazioni commerciali nelle città nelle quali si realizzavano le forniture anzidette.
Lo sviluppo dell’attività lo portò a cercare più ampi spazi di lavorazione e nel 1952 – anno in cui nasce la figlia Annalisa, l’ultimogenita – Giuseppe acquistò lo stabilimento in via Livraghi 4 a Milano, con oltre 3.500 m2 di superficie, che rimarrà fino al 1995 la sede storica dell’azienda.
Qui, oltre ai reparti di montaggio dei compressori e di assemblaggio meccanico dei sistemi refrigeranti, realizzò i reparti di falegnameria e di carpenteria, nei quali produrre porte per celle frigorifere e armadi frigoriferi, oltre a carrozzerie frigorifere speciali in legno di rovere. Rimane famoso l’arredamento del bar del treno Settebello, entrato in esercizio nel 1952.
Nel nuovo stabilimento l’imprenditore sviluppò la costruzione di compressori e, con la profonda competenza acquisita nell’impiantistica frigorifera e l’acuta abilità commerciale, avviò un rapporto di collaborazione con la Brizio Basi, società milanese leader nella produzione di pompe per alto vuoto, che aveva iniziato la fornitura e l’installazione di impianti di liofilizzazione per l’industria farmaceutica. In un impianto di liofilizzazione la componente frigotecnica rappresenta il 40% circa del valore, per cui Angelantoni diventò partner significativo nelle forniture di questi impianti, che ebbero un sensibile sviluppo con la crescente richiesta di vari prodotti farmaceutici, quali gli antibiotici e altri farmaci di alto valore economico. Con questa collaborazione, che gli permise di acquisire notorietà nel settore farmaceutico, Giuseppe sviluppò un’attività di approfondimento e di ricerca per applicazioni analoghe in altri settori industriali, con i quali si intensificarono le relazioni commerciali e di marketing. Il nome Angelantoni come specialista del freddo continuò quindi a crescere.
Tra le applicazioni significative sviluppate nel nuovo stabilimento vi erano i compressori a due stadi di compressione e un sistema refrigerante monoblocco, cioè con tutti i componenti pre-assemblati in fabbrica, pronto per essere collegato alla rete elettrica, senza necessità di montaggio in loco: un sistema che oggi si potrebbe definire plug-in.
I compressori a due stadi permettono di ottenere condizioni operative a temperature molto basse e rappresentano uno strumento necessario per impieghi in campi di temperatura tra -20 °C e -60 °C. Sarà con questo tipo di compressore, montato su un sistema refrigerante cosiddetto in cascata, il primo prodotto in Europa, che nel 1961 Giuseppe Angelantoni presentò al Congresso Internazionale del Freddo a Padova un’unità frigorifera che raggiunse -104 °C senza l’impiego di fluidi criogenici.
Era il seguito della camera di prova a -60 °C realizzata nel 1954 per la Motorizzazione Civile di Roma, ed era anche il preludio della futura espansione nel campo della progettazione e costruzione di apparecchi e impianti di prova. Si trattava di dispositivi che consentivano di simulare le condizioni ambientali – temperatura, umidità, pressione, luce – presenti nel nostro pianeta e nell’atmosfera che lo circonda: in una parola, le camere climatiche, che saranno il prodotto di eccellenza nella futura espansione dell’azienda.
Il sistema refrigerante monoblocco venne progettato e realizzato nel 1957, anno della costituzione del Mercato Comune Europeo; per questo Giuseppe Angelantoni lo chiamerà Frigomec. Si trattava essenzialmente di un impianto frigorifero assemblato e collaudato in fabbrica, già pronto per l’installazione, che non aveva bisogno di operazioni di montaggio sul posto. Si poteva montare completo sulla parete di una cella frigorifera, con l’evaporatore-raffreddatore all’interno e il gruppo di condensazione all’esterno, come avviene oggi per un apparecchio condizionatore.
L’idea progettuale, che avrebbe potuto portare a uno stabilimento di produzione dedicato, non trovò però seguito in una produzione di serie; sacrificata agli interessi nello sviluppo di altri settori, rimarrà soltanto in forniture isolate ad alcuni clienti. Resta peraltro l’originalità creativa del sistema, che oggi ha trovato ampio sviluppo con costruttori specializzati.
Il 1955 segnò un’altra data importante: entrarono in azienda i due figli più grandi, Cesare e Oreste, unendosi alla primogenita Angela che aveva già iniziato ad assistere il padre nell’amministrazione aziendale. Cesare, appena diplomato in elettrotecnica, seguì il padre nell’attività commerciale e tecnica, completando poi gli studi nel 1961 con la laurea in Economia e Commercio. Oreste invece, già impegnato nella promozione di attività sportive, iniziò a curare la produzione e i rapporti con il personale.
L’anno 1961 vide la nascita della Frigoriferi Angelantoni Srl, un’operazione che trasformò la Sas di Giuseppe Angelantoni in società di capitali, permettendo l’ingresso della famiglia nella struttura societaria. Un’iniziativa anche questa frutto di lungimiranza, essendo alla base dell’auspicato futuro sviluppo aziendale e del rafforzamento della posizione sul mercato, anche estero, nei rapporti con i clienti e i fornitori.
A partire dal 1961 vari eventi familiari allietarono la vita di Giuseppe: il matrimonio, nel 1962, di Angela, che si trasferì con il marito medico Enrico Orsini Federici a Perugia; quello di Cesare con Maria Giuseppina Malfatti nel 1964 e, infine, quello di Oreste con Ornella Orsini Federici, nel 1966. Seguirono poi, nel 1974, il matrimonio di Annalisa con Gianfranco Calestani e nel 1976 quello di Gianluigi con Roberta Molho. Giuseppe diventerà nonno di Cristina e Francesca, Isabella Eleonora e Paola, Antonella e Beatrice. A questi nipoti si aggiungeranno Federica e Marco.
L’intensa e operosa attività in Milano non gli impedì di mantenere costanti rapporti con il paese natale, resi più frequenti anche per la presenza in azienda dei due figli maggiori. A Massa Martana Giuseppe ritrova gli affetti familiari, un ambiente di amicizie e di relazioni rispettose del suo successo imprenditoriale, oltre a un’atmosfera impregnata di ricordi e di legami. È il suo paese natale, è il paese che ama e che non dimenticherà mai.
Durante queste sortite a Massa Martana partecipa alla vita sociale del paese. Nel 1962 gli venne offerta la presidenza della Pro Loco, fondata nel 1960 da un giornalista romano trasferitosi a Massa Martana. Ne rimarrà munifico e illuminato Presidente fino al 1973.
Un altro evento di grande rilievo si verificò nel 1966. Il Comune di Massa Martana mise all’asta, per esigenze di cassa, un antico convento del ’600 di sua proprietà, denominato San Pietro sopra Le Acque. Giuseppe, animato dai ricordi personali e guidato probabilmente da una lungimirante visione della futura destinazione, partecipò all’asta aggiudicandosi la proprietà dell’intero complesso immobiliare. Il sito, incastonato nel verde della campagna umbra, a mezza collina, include l’ex-edificio conventuale con i vari annessi e anche un bosco secolare di querce e lecci ricco di spirituale musicalità.
Giuseppe restaurerà il complesso nel tempo, adattandolo inizialmente alla sua futura residenza, probabilmente pensando già al suo trasferimento futuro a Massa Martana, forse anche invogliato da questa occasione di acquisto.
Ma è il 1968 la data che segna indelebilmente la vita di Giuseppe Angelantoni e che stabilisce il momento più alto della sua visione imprenditoriale. È l’anno del suo capolavoro di “ingegneria sociale”: Giuseppe lascia l’azienda milanese con una bugia ai figli («vado a Massa Martana in pensione!»), che presto sarà smascherata quando i bulldozer sconvolgeranno il maggese del podere di famiglia in località Cimacolle. Qui verrà costruita la prima struttura nella quale insediare la nuova società da lui voluta, la Angelantoni Centro Sud – ACS.
È il primo passo verso la realizzazione del sogno che probabilmente si portava dentro fin dal suo arrivo, ventenne, a Milano: trasferire il lavoro, e non gli uomini, in un’economia rurale dove fino ad allora era valsa la regola contraria. Un sogno che diventò progetto sociale con la formazione dei giovani in officina alla frigotecnica, mentre Giuseppe seguiva le forniture e le installazioni locali, sfruttando la sua specifica competenza e la sua crescente notorietà.
Intanto a Milano la gestione dell’azienda venne affidata a Cesare che, insieme con Oreste, ne trasformò la struttura riorganizzandola con l’inserimento di manager, acquisendo accordi commerciali internazionali e promuovendo strategie di espansione nei mercati di interesse della società, coagulando le varie attività aziendali in tre principali categorie di prodotti: apparecchiature e impianti per la simulazione ambientale, cioè camere di prova; apparecchi e impianti per la sanità, la ricerca e il settore ospedaliero;impianti frigoriferi per processi industriali, in particolare nei settori farmaceutico, chimico e petrolchimico.
Con l’espansione della produzione nello stabilimento storico di Milano, la nuova azienda umbra viene individuata come fornitore di alcuni componenti essenziali, in particolare scocche in lamiera e quadri elettrici. Di conseguenza, ACS si adegua con la creazione dei reparti produttivi dedicati, mantenendo l’attività locale di installazione di impianti.
La crescita dell’azienda milanese, con la saturazione degli spazi di produzione e senza possibilità di espansione nelle aree adiacenti tutte occupate da abitazioni, portò all’ipotesi di trasferire lo stabilimento fuori città, come avevano cominciato a fare molte altre compagini milanesi. L’operazione si presentava vantaggiosa poiché i terreni nell’hinterland, o in paesi di province limitrofe, erano a buon mercato e l’investimento era coperto con la vendita dell’aerea in città, il cui valore era intanto lievitato per la destinazione residenziale.
In questo quadro venne naturale spostare una parte della produzione a Massa Martana, optando per la categoria delle camere di prova, ritenuta quella con il maggior potenziale di espansione. L’operazione si concretizzò nel 1975, grazie all’avvenuto ingresso in azienda del terzo figlio, Gianluigi, che si fece carico del trasferimento e del relativo sviluppo della produzione a Massa Martana. In pochi anni l’attività si espanse notevolmente, sia a livello nazionale che internazionale, portando in molti Paesi del mondo sia il marchio ACS (diventato intanto Angelantoni Climatic System), sia il nome di Massa Martana. ACS diventerà nel tempo il gioiello di famiglia, conquistando i mercati dei più importanti Paesi industriali e diventando il secondo costruttore in Europa. A partire dal 1981, con la progettazione e la costruzione di simulatori spaziali, entrerà a far parte dei primi tre costruttori a livello mondiale.
Il successo del trasferimento a Massa Martana della produzione delle camere di prova portò nel 1982 alla decisione di trasferirvi anche la produzione della seconda categoria di prodotti, cioè quelli destinati alla sanità e al settore ospedaliero. Con questa operazione nacque la Angelantoni Scientifica (AS), di cui Oreste assunse la guida, trasferendosi da Milano a Massa Martana.
Anche questa iniziativa trovò fertile terreno di sviluppo, concretizzandosi in un crescente successo, portando AS a diventare azienda leader nel mercato nazionale e il nome di Angelantoni nei più importanti ospedali e complessi sanitari in Italia. In questo settore svolgerà un ruolo di rilievo l’ultimogenita Annalisa.
A Milano, sede storica dell’inizio dell’attività imprenditoriale di Giuseppe Angelantoni, rimane Cesare a proseguire l’attività industriale dell’azienda, divenuta nel frattempo Angelantoni Spa (AG, acronimo delle iniziali del fondatore), sviluppandola con progetti speciali e forniture in vari settori industriali. Il nome Angelantoni diviene così sinonimo di ingegneria del freddo; ruolo consacrato, nel 1998, con il progetto e la realizzazione dell’impianto per la conservazione della Mummia del Similaun, il famoso reperto archeologico custodito oggi a Bolzano, reso visibile attraverso una speciale cella di conservazione, unica al mondo.
Dopo il 1982, alleggerito dai figli negli impegni gestionali, Giuseppe Angelantoni vede con orgoglio crescere le due nuove creature ACS e AS nelle mani di Gianluigi e Oreste, e segue compiaciuto da lontano le vicende della AG milanese, nelle mani di Cesare. Partecipa però quotidianamente agli avvenimenti, portando la sua parola e i suoi suggerimenti con un’innata semplicità, retaggio probabilmente del passato, quando ragazzo garzone dovette sostituire il pascolo delle pecore al banco della scuola. Una dote da non confondere con la modestia, che non avrebbe potuto convivere con la sua genialità e con l’ambizione del suo progetto imprenditoriale, realizzato con il suo definitivo ritorno a Massa Martana.
La vita di Giuseppe Angelantoni termina il 30 aprile 1994. Le sue spoglie riposano nella cappella di famiglia nel cimitero di Massa Martana, insieme alla moglie Olga e ai figli Angela e Oreste.
Nella memoria di chi l’ha conosciuto resteranno, oltre alla sua genialità imprenditoriale, le doti che ne hanno fatto una figura indimenticabile. Anzitutto il rigore nell’attività lavorativa: Giuseppe era esigente con tutti i suoi collaboratori e, prima ancora, con sé stesso. Un rigore espresso anche negli anni di presidenza della Pro Loco di Massa Martana, e addolcito soltanto quando richiamava il suo compagno di gioco nelle partite a scopa al Bar Centrale. Un rigore che lo portava ogni domenica alla messa nel Santuario di Collevalenza.
Altra dote, la grandezza d’animo: mascherata da un parsimonioso comportamento in famiglia e in azienda, Giuseppe sapeva esprimerla alle persone vicine nei momenti di bisogno o di necessità. E poi la sobrietà nella vita quotidiana, in famiglia e nei comportamenti sociali, eredità forse della dura vita trascorsa nella fanciullezza, che non ammetteva lussi in alcuna circostanza, lontano dalla vanità. Due sole eccezioni si era concesso: la passione per le automobili, che superava le difese e le regole di sobrietà che si era imposto, e il giusto orgoglio per il conferimento dell’onorificenza di Commendatore della Repubblica, titolo che diventò ben presto di uso corrente tra i cittadini di Massa Martana, per i quali il suo appellativo divenne, appunto, il Commendatore.
L’amore, infine, per la sua terra d’origine che, pur dissimulato dal pudore dei suoi sentimenti, traspariva immancabilmente nelle vicende della vita quotidiana o del lavoro. Di questo amore resta oggi, testimonianza visibile, l’antico convento di San Pietro sopra Le Acque, acquistato nel 1966 e restaurato negli anni successivi, patrimonio storico che fu per molti anni la sua residenza e che rivive oggi trasformato in un ben conosciuto e apprezzato resort. Resta, insieme con le sue officine, un monumento alla sua memoria, visibile per chi si affaccia al Belvedere nella zona sud di Massa Martana che il Comune gli ha dedicato.
Dopo la sua morte le tre aziende AG, ACS e AS sono confluite nel 1995 in una sola società denominata Angelantoni Industrie Srl, oggi holding dell’omonimo Gruppo industriale. Nell’ultimo ventennio sono avvenuti vari cambiamenti con incorporazioni, trasformazioni societarie, acquisizioni e cessioni, che hanno determinato la struttura del Gruppo sintetizzata nello schema che segue.
Oltre a Gianluigi, attuale Presidente, della famiglia sono rimasti operativi nel Gruppo Cesare (Presidente onorario) e Annalisa, cui si sono aggiunti i componenti della terza generazione: Antonella, Francesca, Beatrice, Paola, Federica e Marco.
Le attività industriali del Gruppo occupano circa quattrocento dipendenti, dislocati in quattro stabilimenti.
Angelantoni Industrie è inoltre presente con uffici della controllata ATT – Angelantoni Test Technologies in Germania, Francia, India e Cina, e con rappresentanti, distributori e centri di assistenza tecnica in circa 50 Paesi del mondo. Il Gruppo esporta oltre il 70% della produzione.
Il progressivo sviluppo delle attività ha portato il Gruppo Angelantoni ad essere oggi una delle tre aziende leader a livello mondiale nel settore delle prove ambientali simulate (con punta di diamante nella progettazione e costruzione di simulatori spaziali) e la prima a livello nazionale in quello del freddo scientifico e tecnologico per i settori biomedicale e farmaceutico.
Un’ultima nota per completare il ritratto di Giuseppe Angelantoni, ultima non per importanza ma per metterla nella giusta luce. Si tratta del ruolo della moglie Olga, la donna che è stata al suo fianco per quasi sessant’anni e che certamente, con la premurosa presenza e l’efficiente gestione della casa, gli ha assicurato la serenità necessaria per la realizzazione dei suoi progetti e il conseguimento dei suoi successi. Generosa mater familias, sia nei rapporti con il numeroso parentado sia nelle relazioni legate all’attività del marito, tenne sempre la casa aperta e la tavola imbandita.
Nata a Sesto San Giovanni, di padre emiliano e madre milanese, schiettamente lombarda nella formazione e nelle qualità personali, univa il rigore del padre alla dolcezza della madre, scomparsa prematuramente quando Olga era ancora molto giovane.
Temprata dalle vicende familiari e dal lavoro in azienda con il padre, si sposò poco più che ventenne con Giuseppe dal quale ebbe cinque figli. Ebbe modo di conoscere gli umbri nel periodo di sfollamento a Massa Martana, durante la Seconda Guerra Mondiale, e quando nel 1968 Giuseppe vi si trasferì, malgrado il dispiacere per il distacco dalla sua città, lo segui senza riserve, considerando questa terra come la sua propria. Riservata nei modi e nei sentimenti, fu molto provata dalla morte quasi contemporanea del marito e del figlio Oreste, un dolore che si portò dietro fino alla sua scomparsa, avvenuta nel 2006.