Una delle piaghe dell’intero mercato del lavoro è il precariato, una situazione sempre più diffusa e intollerabile che lascia nel limbo intere famiglie, oltre creare terreno fertile per potenziali ingiustizie e scambi elettorali. Da un accesso agli atti da me svolto presso Aziende USL Umbria 1, USL Umbria 2 e Aziende ospedaliere umbre, emergerebbe che la percentuale di infermieri e OSS a tempo determinato sarebbe intorno al 10-20% del totale.
Ciò che ci desta particolare preoccupazione è però soprattutto l’utilizzo di “lavoro interinale” nella Sanità, una scelta che dovrebbe essere soltanto l’extrema ratio. Esso è somministrato da agenzie private (che guadagnano un sovrapprezzo su ciascuna ora lavorata), utilizzando personale che solitamente non ha sostenuto uno specifico concorso pubblico, invece di attingere personale dalle graduatorie di concorsi già espletati e non scadute. Fino ad oggi la pratica del lavoro interinale per infermieri e OSS è rimasta abbastanza limitata in Umbria. È però preoccupante quanto starebbe avvenendo recentemente. Con DDG 885 del 13 giugno 2018, la Azienda USL Umbria 2 pur “confermando la necessità di proseguire con lo scorrimento della graduatoria esistente” avrebbe deliberato “in via di urgenza per far fronte alle criticità riferite alla gestione del personale infermieristico durante il periodo estivo” di procedere alla somministrazione di personale interinale “per il periodo giugno – settembre 2018” con un appalto stimato in oltre 200.000 euro. Ci è stato comunicato che tale procedura sarebbe stata anche contestata formalmente nel periodo estivo dal Sindacato FSI-USAE, con richieste di sospensione della delibera e attivazione delle procedure concorsuali, per un lavoro a tempo indeterminato evitando lo sfruttamento del precariato.
L’ “estate” e le sue “criticità” forse si sarebbero protratte, perché con DDG 1895 del 28 dicembre 2018 l’Azienda USL Umbria 2, in considerazione del “persistere delle situazione di emergenza per quel che concerne il personale infermieristico ” avrebbe deliberato di affidare alla stessa agenzia privata il servizio di somministrazione per assistenza infermieristica e addirittura avrebbe indetto una procedura ristretta di “somministrazione di lavoro temporaneo per le esigenze tecniche e amministrative dell’ Azienda USL Umbria 2 ” per 48 mesi e un valore complessivo di spesa di appalto stimato in 10.400.000 euro oltre iva.
Ci chiediamo: quanti lavoratori potevano essere assunti a tempo indeterminato con una spesa complessiva di circa 10.600.000 euro?
Con tali scelte la “somministrazione di lavoro” rischia di diventare la regola, al posto del normale utilizzo di personale dalle graduatorie esistenti o l’indizione di nuovi concorsi pubblici.
Porterò tale vicenda all’attenzione del Collegio sindacale e delle altre Autorità competenti affinchè accertino la regolarità e il rispetto della legge di tali determinazioni.
In ogni caso troviamo questa scelta una follia ingiustificata nel merito poiché determinerebbe maggiori costi per la Regione (che dovrebbe pagare un compenso all’agenzia interinale) e rischiando di fare del precariato una condizione permanente anche nella Sanità.