La Terza commissione consiliare, presieduta da Attilio Solinas, ha ascoltato in audizione i rappresentanti delle associazioni venatorie, degli Atc, dell’Università, dell’Istituto zooprofilattico, degli agricoltori e delle Usl per conoscere il loro parere, che in linea di massima è risultato positivo, sulla mozione presentata dal consigliere regionale del Partito democratico, Carla Casciari, avente ad oggetto l’instaurazione in Umbria di un sistema di filiera corta che sappia valorizzare la qualità della carne ottenuta dall’attività di contenimento della specie cinghiale.
Casciari ha spiegato che l’atto intende contribuire alla diminuzione dei danni procurati dalla specie cinghiale dato che gli abbattimenti sono risultati inferiori alla bisogna e si vuole istituire una filiera corta per l’utilizzo della carne, come già fatto in Emilia Romagna, e valorizzare il prodotto con un apposito marchio di garanzia. Ovviamente per mettere in atto una filiera di carni che possano finire in tavola, va normato un sistema che preveda, oltre alle istituzioni regionali e locali, gli Atc, il Dipartimento di prevenzione del Servizio sanitario e i Parchi dell’Umbria, questi ultimi luoghi di maggior presenza degli ungulati.
Per quanto riguarda i danni provocati dai cinghiali, le associazioni dei coltivatori e gli agricoltori che in molti casi sono anche cacciatori, hanno chiesto di poter intervenire sulle loro proprietà senza dover attendere l’intervento delle squadre di cinghialisti, che avviene a chiamata dopo che il danno è stato fatto. Un quesito cui ha indirettamente risposto la Giunta regionale, annunciando la modifica del Regolamento regionale del 2010 che proprio la Terza commissione consiliare di Palazzo Cesaroni sarà chiamata ad approvare, che prevede tempi più brevi per l’intervento diretto da parte dei proprietari o dei conduttori dei fondi agricoli in cui i cinghiali stiano danneggiando le produzioni agricole.
Sulla commercializzazione della carne di cinghiale e l’instaurazione di una filiera corta saranno indispensabili i controlli veterinari e la successiva appropriatezza nella lavorazione delle carni, ma ancora prima serve una adeguata formazione di tutti i cacciatori. Non tutti i cinghiali abbattuti sono adatti a finire in tavola. Va considerata la tossicità delle carni dovuta alle modalità di uccisione se l’animale non viene colpito dietro la spalla (come indicano le normative vigenti) o viene abbattuto in circostanze tali da produrre stress, e quindi tossicità nel sangue dell’animale che viene ucciso, ad esempio dopo inseguimento dei cani. Il cacciatore deve capire già prima di sparare se ci sono anomalie nell’aspetto o nel comportamento dell’animale.
In generale i presenti hanno accolto con favore la mozione presentata da Casciari ed è stata auspicata la rapida approvazione di una legge nuova in materia, che possa riscrivere i termini dei rapporti tra mondo agricolo e venatorio, nonché quello ambientalista.
- Redazione
- 15 Giugno 2018
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