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Invito ad una riflessione seria sul fenomeno immigratorio che parta dalla effettiva situazione cittadina e non la strumentalizzi a puro scopo politico-ideologico
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Alcuni comunicati apparsi in questi giorni sui giornali locali online hanno dato notizia che nell’ultimo consiglio comunale è stato votato a maggioranza l’atto di indirizzo presentato dal centro destra, ad esclusione della Lista per la Famiglia, in merito alla situazione migranti a Todi. Detto documento impegnerebbe il Sindaco a non rinnovare i progetti finalizzati all’accoglienza ai quali è stata prestata adesione dal Comune di Todi.

Non ci interessa entrare nel merito di scelte politiche che certamente non condividiamo ma che lasciamo al dibattito di soggetti più qualificati e in sedi più appropriate, ci sentiamo provocati ad esprimere innanzitutto una preoccupazione. Riteniamo necessario ricordare, come cattolici -poiché è una questione che riguarda, prima di tutto, la fede- le parole di Papa Francesco alla comunità cristiana e alle persone di buona volontà: «la presenza di tanti fratelli e sorelle migranti un’opportunità di crescita umana, di incontro e di dialogo, come anche un’occasione per annunciare e testimoniare il Vangelo della carità».

Pur nella consapevolezza della complessità e delle criticità che la questione migrazione presenta, siamo altrettanto certi che di fronte al fenomeno epocale ed inarrestabile quale esso è, occorra trovare soluzioni che siano l’espressione di “cuore sempre aperto, prudenza, integrazione e vicinanza umanitaria”  che realizzino cioè l’accoglienza e l’integrazione. La costruzione di muri fisici o ideali, l’emanazione di provvedimenti diretti alla esclusione e al respingimento sono spesso frutto di demagogia che si alimenta del senso di sfiducia e di incertezza, di assenza di significato e paura dell’altro e che fa leva sulla mancanza di reale attenzione ai fatti.

Per questo vogliamo richiamare l’attenzione dei cittadini sui dati reali del fenomeno nella nostra Città e nella zona sociale, inoltre invitare ad una riflessione seria sul fenomeno immigratorio che parta però dalla realtà e non la strumentalizzi a scopo ideologico.

Dal 2001 l’Istituto Crispolti e la Diocesi di Orvieto-Todi attraverso la Caritas diocesana hanno aderito al progetto nazionale SPRAR, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, che è stato istituito dalla legge n. 189/2002 e gestito dal Ministero dell’Interno. A livello territoriale gli enti locali, in collaborazione con le realtà del terzo settore, garantiscono interventi di “accoglienza integrata” che superano la sola distribuzione di vitto e alloggio, prevedendo anche misure di orientamento e accompagnamento legale e la costruzione di percorsi individuali di inclusione e di inserimento socioeconomico.

I dati ISTAT riferiti al 2015 indicano che nella regione Umbria la percentuale dei rifugiati e richiedenti asilo inseriti nei progetti SPRAR è inferiore al 6% ( 22,6% sono nel Lazio, 19,7% in Sicilia, 8,8% in Puglia e 8,4% in Calabria).

Spostando l’attenzione dagli indicatori che quantificano il fenomeno a quelli che ne descrivono le peculiarità, va detto che le attività svolte dall’Istituto Crispolti di Todi e supportate dalla Caritas Diocesana, entrambe presieduti da S.E. il Vescovo, vogliono essere espressione della Carità cristiana, una delle virtù teologali. Vengono ospitate persone che nei propri paesi sono state private della dignità umana, dei diritti fondamentali, spesso della libertà e sono costretti a fuggire, dovendo lasciare le proprie famiglie. Inoltre il Centro di Ascolto promosso dalla Caritas diocesana è un punto di riferimento di molte persone in difficoltà che qui possono trovare supporto. I servizi e le strutture sono fruibili anche da cittadini italiani in stato di bisogno. Dal 1999 almeno l’80% dei posti letto è stato sempre occupato da persone bisognose in maggioranza italiane e perlopiù tuderti, a volte inviate proprio dai servizi sociali del Comune. Il profilo degli “utenti Caritas” (Vasi comunicanti Rapporto Caritas 2016) è in costante evoluzione: povertà autoctone si intrecciano frequentemente con quelle di chi si trova a transitare o permanere nel nostro paese; situazioni nelle quali il confine tra il “nazionale e l’internazionale” tende sempre più a sfumarsi.

I centri SPRAR puntano sul modello della “accoglienza integrata” in cui gli ospiti vengono seguiti attraverso una serie di passaggi che comprendono l’accompagnamento per il rilascio dei documenti, aiuto per la cura della salute, l’insegnamento della lingua italiana, la formazione professionale, l’avviamento al lavoro e finalmente la ricerca di un alloggio. Si completa così un percorso di inserimento che fa si che le persone accolte possano integrarsi positivamente nella società italiana e locale. Non dimentichiamo inoltre che accogliere con trasparenza è un vantaggio per chi viene accolto sia per chi accoglie anche per questioni come la sicurezza e l’inserimento lavorativo. Il Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia del Ministero dell’Interno del 2015 ha evidenziato come i soldi spesi per l’accoglienza hanno una ricaduta positiva anche sui Comuni accoglienti: dei 30-35 euro giornalieri la gran parte serve per la retribuzione di operatori e professionisti e per le spese e acquisto di beni, con una inevitabile ricaduta positiva sull’economia locale. Le strutture d’accoglienza producono dunque un impatto positivo sul territorio; il lavoro svolto dal centro Caritas di Todi nel sostenere azioni che favoriscono l’inclusione emerge anche da un altro dato: l’inserimento lavorativo di un cospicuo numero di ex ospiti del centro che si sono talmente integrati nel corso del tempo, da divenire parte vitale del tessuto lavorativo locale, in settori che hanno alto bisogno di manodopera come l’agricoltura e le costruzioni.

Infine, per il contributo statale garantito ad ogni migrante, possiamo affermare  che non solo non consente margini ma, addirittura, non è mai sufficiente a garantire le spese ed entrambi gli istituti locali collocano costantemente risorse proprie in questa attività (auto, mezzi, sede sono offerti dall’Istituto senza alcun corrispettivo), gli amministratori ed i coordinatori non ricevono compensi, né gettoni, né rimborsi spese. I bilanci dell’Ente sono pubblici, e il comune di Todi nomina da sempre due componenti il Consiglio direttivo.

Per quanto poi riguarda l’apertura della casa di accoglienza per minori non accompagnati, siamo fortemente convinti che davvero nessun cittadino tuderte, laico o religioso, possa accettare nel proprio cuore un Comune (che è la casa di tutti) che nega volontariamente l’aiuto ad un piccolissimo gruppo limitato di ragazzi indifesi, forse rimasti soli in questa terra e  bisognosi solamente di accoglienza, cure e rispetto.

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