Condividi su facebook
Condividi su twitter
Indagine della associazione dei consumatori francesi “Que choisir”su 150 campioni di mele, fragole, pere e uva
Red apple and peel

Lavare o sbucciare la frutta non elimina il rischio pesticidi, secondo l’associazione dei consumatori francesi “Que choisir”, ma il dubbio è anche di altri.
Un apposito test su 150 campioni di mele, fragole, pere e uva avrebbe rilevato residui di oltre 500 pesticidi.
Secondo il test francese i residui di pesticidi avrebbero interessato l’80% dei campioni, inclusi alcuni di provenienza italiana.

Positivo il bilancio per quanto riguarda le uve, la quasi totalità biologiche, promosse a pieni voti ad eccezione di 3 lotti ritenuti “buoni” (ovvero con “meno di 5 molecole, senza particolare allerta sulla loro tossicità”).
Tra le uve non biologiche invece ben due campioni hanno ricevuto come valutazione “scarso”, che corrisponde a un preoccupante “più di 10 molecole, molte delle quali fortemente sospettate di essere pesticidi, e / o anche qualche probabile sostanza chimica cancerogena; e/o limite massimo di residui superato”.
Male invece le pere, di cui solo un lotto risultato “buona” a fronte di un secondo ritenuto “medio” e un terzo “mediocre”.

La maggiore preoccupazione però arriva dal fatto che, secondo l’associazione francese, i pesticidi sarebbero stati rinvenuti anche in frutta lavata (strofinando per 10 secondi sotto acqua corrente) o sbucciata.
Nello specifico le mele sono state analizzate in tre differenti modalità: senza alcun trattamento (9 molecole presenti); lavate come descritto sopra (8 molecole); sbucciate (in media 6 molecole).
Il problema secondo Que choisir risiede nel fatto che i pesticidi utilizzati nelle coltivazioni sono studiati per penetrare nella pianta, quindi poi nel frutto, divenendo così “sistemici”.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter