Come annunciato da TamTam, due tuderti, Walter Nilo Ciucci ed Eleonora Roberti, hanno deciso di trascorrere la loro vacanza alla scoperta, in sella alle loro bike, dei luoghi della memoria della Grande Guerra.
Un viaggio nel passato, scandito giorno per giorno dalle loro “lettere dal fronte”, nelle quali raccontano che hanno visto e cosa hanno provato.
Primo giorno…
Siamo arrivati ieri con il treno sul Carso facendo scalo ad Aquileia, città meravigliosa considerata la seconda Roma. Reperti romani in ogni luogo e Protocristiani come in nessun altra città nordica.
Arrivare in treno in questi luoghi è risultato suggestivo forse perché è stato lo stesso viaggio che intrapresero tanti giovani soldati 100 anni fa.
La sveglia è avvenuta molto presto, intorno alle 6 e 30. Un’ora dopo eravamo già in sella lungo l’Isonzo in direzione Sagrado-San Martino sul Carso-Monte San Michele, i luoghi delle battaglie più importanti della Grande Guerra.
Passiamo in mezzo a case basse, piccole e disseminate nella verde e silenziosa campagna solcata da questo fiume cristallino con la sua ghiaia bianchissima. Poi ad un tratto iniziamo a salire leggermente. Non ci sono più terreni coltivati ma inizia una vegetazione bassa tipica di queste piccole montagne.
La pietra e la terra rossa diventano compagne sotto le nostre ruote.
Iniziamo a vedere tra i sentieri trincee con nomi famosi quali “delle Frasche” o toponimi descritti così bene dal poeta Ungaretti.
Tutto in un silenzio surreale accompagnato solo dal cantare delle cicale e dall’afa di un giorno di Luglio.
La vegetazione sembra voler cancellare tali vestigia che ogni poco escono prepotentemente davanti ai nostri occhi.
Luoghi di combattimenti cruenti con uso anche di gas, cippi ricordanti brigate famose, come la Brigata Sassari o la Brigata Brescia che conquistò a caro prezzo la cima del San Michele, oppure la Brigata Pisa, vittima del primo attacco con il gas asfissiante.
Arriviamo così alla zona sacra in cima al San Michele immersi nei pensieri, immaginando la desolazione della terra di nessuno, tra trincea e trincea, luogo di morte certa per gli assaltatori che tentavano con le tronchesi di tagliare i reticolati nemici.
Il museo è la nostra ultima tappa in compagnia di due comitive ungheresi venute e rendere omaggio ai loro martiri.
Domani lasciato il fronte isontino. Arriveremo sul Piave, baluardo di resistenza ad oltranza dopo la nostra ritirata di Caporetto.
Secondo giorno…
Quando scrivo, il secondo giorno è ormai trascorso e sotto la luce quasi diurna di una splendida luna piena ci accingiamo a ritirarci nella stanza per dormire.
Siamo arrivati nella città di Asolo vicino a Bassano del Grappa.
È iniziato tutto stamattina con partenza dalla città di Treviso risalendo il fiume Piave su di una ciclabile fino al nostro stop al municipio di Nervesa della Battaglia.
Il nome della cittadina sulle sponde del Piave non lascia possibilità di interpretazione.
Al suo nome, Nervesa, è stato aggiunto della Battaglia dopo la Grande Guerra.
Fu teatro di cruenti scontri, irriconoscibile appena la fine del conflitto, quindi ricostruita di sana pianta.
Una barca da trasporto soldati sforacchiata da proiettili sull’argine del fiume ricorda quei giorni difficili.
Risaliamo ancora ed eccoci nella località di Montello con il suo sacrario Maestoso che domina la pianura Padano-Veneta.
Montello è diventato famoso per il ricordo del nostro grande aviatore Maggiore Francesco Baracca abbattuto proprio in queste zone da un fuciliere austro-ungarico.
In questa zona siamo immersi in vigneti, corsi d’acqua sorgiva e campi di mais. E poi ancora vigneti degni di essere la base del famoso vino prosecco.
Valdobbiadene è vicinissima e sullo sfondo il gigante del Monte Grappa ultimo baluardo della nostra resistenza contro l’esercito invasore.
Domani arriveremo nella città degli Alpini. Bassano del Grappa, cittadina famosa per il suo ponte sul Piave.
Ci aspetterà il loro sindaco a cui inoltreremo i saluti della nostra Todi.
Terzo giorno…
Tappa del giorno: Asolo-Bassano del Grappa-Vastagna-Altopiano di Asiago.
L’itinerario si snoda attraverso la campagna veneta in un susseguirsi di vigneti e paesini dal campanile sempre particolare, fino ad arrivare in quel di Bassano. Cittadina di 42.000 abitanti, con il suo centro storico degno di nota, situata all’incrocio della valsugana con la pianura Padano-Veneta.
Il sindaco è pronto ad accoglierci per lo scambio dei rispettivi saluti è dei gagliardetti.
Dietro indicazioni precise della segreteria ci dirigiamo in un locale tipico in centro per gustare specialità locali. La visita al Ponte di Bassano è d’obbligo, come il passaggio alla grapperia Nardini.
Usciamo abbastanza provati dall esperienza ed inforcando la bici iniziamo a risalire la Valle del Brenta. Qua il gioco si fa duro perché dopo il caratteristico paesino di Vastagna c’è una salita spezzagambe di ben 12 chilometri. Ci sta aspettando.
Qua passava la linea del fronte, proveniente dal Grappa verso Gallio ed Asiago.
Saliamo repentinamente di circa 1000 metri fino al paesino di Foza, attraverso boschi e luoghi della Grande Guerra, compreso un posto di avvistamento del Generale Graziani sulla prima linea.
Ci fanno da guida la segretaria del sindaco e suo figlio, che ci illustrano con precisione le cime presidiate dagli austroungarici. Arriviamo così sull’altopiano dove ci accoglie lo splendido paesino di Foza .
Domani saremo ad Asiago tra profumo di fieno ed aria frizzantina. La montagna ci aspetta.
Quarto giorno…
Siamo ormai sull’altopiano. La cittadina di Gallio e poi di Asiago adagiate su queste vallate non sembrano aver mai subito le atrocità della guerra.
Tutto è verde, profumato, rilassante. I paesaggi alpini ricchi di abeti fanno da sfondo a prati verdi costellati di bruno alpine e frisone.
La cittadina di Asiago è stracolma di turisti, con tanti ristoranti e locali tutti molto ben curati.
Vedere le foto al museo di cento anni fa del centro urbano durante il conflitto può creare dubbi sulla veridicità. In pratica era tutto raso al suolo dai cannoneggiamenti: qua e là solo brandelli di muro trapassato dalle granate.
Il campo di battaglia vero è proprio era distante qualche chilometro, là sui monti, ma in basso fu comunque tabula rasa.
L etnia originaria di queste zone era Cimbra, tanto è vero che molti parlano la doppia lingua. E le tradizioni radicate profondamente sono rimaste vive ancora oggi in tutte le manifestazioni culturali.
Siamo alloggiati in un agriturismo appena fuori città. L’odore di fieno e di mucche fa parte dell’arredamento e si sposa perfettamente con tutta la struttura in legno arredata in modo molto fine. Il mangiare poi è veramente buono è sopratutto prodotto in azienda a km zero.
Ora tutto tace. Domattina saliremo sui monti nei luoghi delle battaglie .
Entreremo nella linea del fronte dove alpini e fanti dall’una e dall’altra parte si sono sfidati spesso in eroici duelli. Oggi abbiamo concluso la nostra giornata con la visita al museo, veramente ricco di reperti.
Quinto giorno…
In gergo ciclistico oggi è da Gran Premio Della Montagna.
Saliamo in bici col dubbio pioggia e bagaglio da portare per un eventuale pernotto in Malga. Si opta per bagaglio ridotto per avere bici più agili in fuoristrada.
La strada si fa dura con sterrata di montagna e pendenza rilevante per quasi 10 chilometri. Obiettivo: Monte Zebio a quota 1780 metri, caposaldo fortificato austriaco mai espugnato nonostante nostre grandissime perdite in termini di uomini.
Ripetuti attacchi in salita delle nostre brigate più famose – la Sassari, la Pisa – e dei nostri alpini, senza mai successo alcuno.
Arriviamo in cima a Monte Zenio passando attraverso una fitta faggeta e poi tra boschi di abeti che ci riparano del sole cocente.
La cima è senza vegetazione, si scorgono solo rocce che con sguardo attento rivelano la loro natura prettamente difensiva.
Sono fortificazioni e trincee ricavate nella pietra naturale.
La vista copre quasi 360 gradi ed Asiago è visibilissimo.
Da vicino si può capire la strategicita del luogo da dove fucili e mitragliatrici potevano avere una superiorità di fuoco certa.
Poco sotto ora c’è una Malga con malgaro annesso.
Il suo nome è Egidio vecchietto, con braccia che hanno sempre conosciuto la fatica ed esperienza per sfornare forme di Asiago Dop di qualità sopraffina.
La malga Zebio offre anche ristoro, così non possiamo non usufruirne. Soppressa con polenta ed Asiago prodotto in malga. Tosella talmente fresca da esser ancora calda e per finire torta Ortigara è vino cabernet franc.
Tutto fila liscio fino alla nostra ripartenza. Ci mettiamo in sella per salire fino a 1950 metri ma un temporale in arrivo ci fa desistere dall’impresa.
Prendiamo quindi la via del rientro…
Sesto giorno…
Tappa Asiago- Monte Cengio Arsiero. Tappa bagnata. Ci svegliamo al mattino ed aprendo la finestra scopriamo un cielo plumbeo con nubi nerissime. Il temporale non tarda a venire e veniamo colti da un acquazzone estivo nell’intento di raggiungere la ciclabile.
Tutto si risolve in un’ora e così possiamo riprendere il nostro viaggio.
Oggi è il Monte Cengio il nostro obiettivo, caposaldo importantissimo prima di incontrare la pianura vicentina.
Gli eroi del giorno sono i Granatieri di Sardegna, che arroccati senza più viveri e rifornimenti difesero fino alla morte la posizione.
La cima del Monte era una fortificazione in territorio italiano pressoché inespugnabile fatta di cunicoli ed infinite gallerie scavate nella roccia insensibili all’artiglieria pesante dell’esercito imperiale, che aveva già fatto fuori i nostri forti d’altura perforandone la corazzatura.
Cadde in mano nemica il 3 giugno del 1916 per interruzione dei rifornimenti, ma venne riconquistato poco tempo dopo per la controffensiva del nostro esercito.
Molti Granatieri che lo presidiavano si gettarono dai dirupi pur di non cadere in mano nemica. Uno sperone di roccia è denominato Salto del Granatiere.
Il luogo è incredibile. Il silenzio, l’aria finissima e il panorama mozzafiato a strapiombo sulla valle completano un quadro su cui la fantasia si libera immaginando tempi lontani.
Riprendiamo assorti il nostro cammino verso valle che ci porterà la sera ad Arsiero vicino Schio. Durante la marcia, lungo una vecchia ferrovia dismessa, ci imbattiamo in un cimitero di guerra, dove lasciamo il nostro autografo.
Settimo giorno…
Eccoci alla tappa finale del nostro tour: Arsiero-Rovereto.
La strada inizia in pianura sotto un timido sole, poi prevede due salite impegnative per raggiungere un passo e successivamente Pian delle Fugazze, prima di giungere nella sottostante Rovereto.
Percorriamo la Valposina con un buon ritmo sempre lungo la linea del fronte incontrando un piccolo museo ed un cimitero di guerra.
La strada prosegue con una leggera salita in valle per poi salire di quota tra boschi di carpini e faggi.
Stiamo ormai addentrandoci nel massiccio del Pasubio, monte simbolo di tante battaglie della grande guerra.
I suoi costoni scoscesi e la sua roccia nuda furono perforati da gallerie e trincee d arroccamento. Chilometri e chilometri di cavità usando una rete di tubazioni con aria compressa proveniente da una centrale di produzione arroccata sul monte Servita da un motore compressore diesel di 200 cavalli.
Poi teleferiche ed ancora piccole gallerie per avvistamento. Fino ad arrivare in quota a Pian delle Fugazze dove a strapiombo sulla Valle si erge un imponente monumento con ossario in onore dei caduti.
La visita è d’obbligo ed in silenzio percorriamo tutta la zona dichiarata sacra. Una preghiera osservando tutti quei nomi incisi sul marmo come se fossero ancora schierati.
Nel frattempo il cielo sembra promettere ancora pioggia ed allora riprese le bici iniziamo la discesa per Rovereto.
Rovereto è ormai raggiunta. Arriviamo in città nel tardo pomeriggio sotto uno scroscio di pioggia.
Giusto il tempo di trovare da dormire e poi ci dedichiamo alla visita della città. Pareti di case affrescate in stile trentino ed un bellissimo castello che domina la Valle e il fiume Adige e che ospita un museo della Grande Guerra di tutto rispetto.
L’indomani consegnamo l’ultimo gagliardetto tuderte con la lettera del sindaco di Todi al suo collega di Rovereto, ospitati nella sala del consiglio del Comune trentino. Veniamo accolti dal direttore del museo che ci accompagna nella mostra dedicata all’artiglieria del primo conflitto mondiale.
Ora possiamo dire che la nostra missione è compiuta, con tanti ricordi e oltre 500 chilometri percorsi.
Sarà necessario metabolizzare tutte le cose viste per dare risposta ai mille interrogativi nati dalla conoscenza di questi luoghi.