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Sabato sarà rappresentato il Musical L’Abbraccio del Padre di Giulia Ianni – Salvatore Rumeo - Aldo Giordano – Teresa Riggio, ad iniziativa di Casa Wojtyla di Caltanisetta.
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Sabato 28 maggio alle ore 21, nella Basilica dell’Amore Misericordioso in Collevalenza, ad ingresso libero, sarà rappresentato il Musical L’Abbraccio del Padre di Giulia Ianni – Salvatore Rumeo – Aldo Giordano – Teresa Riggio, ad iniziativa di Casa Wojtyla di Caltanisetta. Due anni di lavoro, 30 comparse, 24 ballerini, 30 cantanti attori e due registi.

“Questa pièce – dicono dalla Basilica –  vuole essere una rilettura «laica» del Vangelo della Misericordia, rappresentato nelle vetrate della Chiesa del Sacro Cuore.
Abbiamo cercato di ripercorrere in chiave teatrale una storia narrata appunto dal Vangelo, quella cosiddetta del Figliol prodigo o del Padre misericordioso.
C’è parso che potrebbe essere una storia di oggi, con le tensioni, i problemi, le paure e infine le prese di coscienza e il finale abbraccio liberatorio del Padre.

La scrittura «a più mani» rispecchia ed evidenzia i diversi punti di osservazione: puramente religioso, come appare soprattutto nelle bellissime, a volte struggenti, parti musicali, e semplicemente terreno, come si sente nello svolgersi del racconto. Ma entrambe le posizioni si armonizzano, si fondono, si unificano in quello che vuol essere il messaggio finale: l’uomo deve essere sempre alla ricerca del bene e della verità e non può prescindere dall’aiuto di Dio.

L’opera è articolata in due parti. La prima è dedicata a disegnare la figura del protagonista, Luca, che in un certo senso ci rappresenta tutti, in quanto, insieme alle persone che incontra e con cui si rapporta, vive e incarna figure e situazioni che ci sono familiari per la loro quotidianità e che sono già raccontate nel Vangelo.
In questa fase si delinea una persona apparentemente ribelle, scontenta, priva di valori certi ma fondamentalmente uno spirito inquieto, alla ricerca di se stesso e della verità, che si approccia con immediatezza al suo prossimo, forse nell’inconscio desiderio di essere illuminato sulla via da seguire.

La seconda parte ci mostra il cammino di Luca, e di ognuno di noi, verso la realizzazione finale,
se sappiamo guardare bene in noi stessi e cerchiamo e accettiamo l’aiuto che può venirci da chi ci sta intorno.
In questo contesto la figura del sacerdote di strada vuole rappresentare qualunque persona ci sia stato dato di incontrare nel cammino della nostra vita per aiutarci nelle scelte, che sia essa un genitore, un amico, una conoscenza occasionale, o come in questo caso, un sacerdote. Qualcuno a cui dire “Grazie” e senza il quale non saremmo quelli che siamo.”

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