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Tre giorni di festa nella frazione di Todi dedicati alla vita contadina di tanti anni fa
Lavorazione del maiale 2

Le donne, donne da tutte le estrazioni, esperienze e nazionalità, animeranno la prima delle tre sere che caratterizzano, a Collevalenza, l’ennesima edizione della “Festa de l’Animella”. Festa della memoria, per la memoria, per non dimenticare le radici perché, come da più parti si dice “Chi perde memoria non avrà futuro”.
Ricordare il tempo della mattazione e lavorazione familiare del suino è rivivere, sia pure in chiave moderna, momenti di vita contadina di appena cinquanta anni fa. Famiglia e famiglie in festa nonostante il duro lavoro da svolgere nel freddo delle gelide mattine d’inverno. Era il freddo che consentiva la frollatura naturale della carne suina e successiva conservazione post salatura. Infatti fino agli anni ’70 del secolo scorso, in campagna, i frigo, erano quasi assenti e comunque non capienti per conservare l’intero suino.

Quella “ de l’Animella” era il piatto della prima colazione post “uccisione” del suino. Bistecche, salsicce e fegatelli arrivavano in tavola dopo la sapiente lavorazione delle due “pacche” ad opera del maestro norcino della zona. Lavorazione che avveniva quattro, massimo cinque giorni dopo che le “pacche” del suino erano al freddo della cantina.
Era un lavorar di fino in autogestione e/o “aiutarella” tra famiglie della zona che, per l’occasione, combattevano il freddo, la fatica e non poche volte la fame con l’originale “piatto delle animelle” con le fave o i fagioli. Ritagli di grasso, magro e “rosichello” finivano nella padella nera di ferro con sale, pepe, aglio e rosmarino fornendo un energetico condimento per i fagioli appena lessati mentre i ritagli di magro e rosichello sono un gustosissimo secondo e per finire o, come si diceva, “per ripulir la bocca” andavano benissimo i cavoli ripassati anch’essi in padella.

Il nome del piatto “animella” si deve al fatto che la maggior parte dei ritagli e rosichelli si asportano all’altezza del costato, del cuore e quindi dell’”anima” del maiale. La geografia del piatto è ristretta al territorio di Todi e Massa Martana con esportazione nel ternano al seguito della migrazione verso quel distretto industriale.
Tornando alle donne e alla prima delle tre sere, giustamente definita “serata al femminile” perché saranno loro, ben oltre una dozzina, a parlare della condizione attuale e prospettare idee e azioni per il futuro, contro ogni clima di paura e soprattutto contro l’indifferenza che assopisce la partecipazione alla vita democratica locale e globale.

Il circolo Acli di Collevalenza e la Coldiretti, storici promotori e organizzatori della Festa, ad onor della donna allestiranno nel salone veranda del ristorante da Massimo, una mostra fotografica intitolata “Istantanee di un percorso storico di violenze contro le donne”. Immagini, segni e testi di una mostra, gentilmente concessa da Coop-centro Italia e che mette in evidenza momenti di violenza sulle donne a partire dal 1428 – anno del rogo della Matteuccia da Todi- arrivando ai giorni nostri dove, le donne, nonostante le varie conquiste, sono ancora vittime di violenze, fisiche, sessuali, psicologiche.

La seconda serata – venerdì 29 – è dedicata alla briscola, il gioco più popolare delle carte.  La gara a coppie e gironi, con ricchi premi gastronomici, degustazioni di bruschette e matriciana dello chef, è valevole per la qualificazione al campionato dell’USACLI provinciale di Perugia. Carnevalesco sarà il finale di – sabato 30 – con la “Cena tipica de l’Animella”, ospiti, racconti, maschere, fantasia, allegria, gioia di vivere con speranza per il futuro. Il gergo del territorio ricorda che la cucina è squisita, l’animella è saporita, i fagioli non fanno male, specialmente a carnevale ma, chi a cena si vuol trovare, allo chef Massimo deve telefonare – 075887140.

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