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Di fronte a certe posizioni non si può restare indifferenti!
Con la consapevolezza che ognuno cerchi di tirare l’acqua al proprio molino, soprattutto quando si tratti di interessi economici, credo che non si debba comunque esagerare togliendola completamente agli altri.
E’ quanto si vuole portare avanti con la variante urbanistica di Ponte Rio.
A quanto pare l’Amministrazione comunale tuderte sulla questione preferisce tacere ma basta e avanza ciò che al suo posto sostengono le aziende interessate al progetto di modifica urbanistica per capire che si trovano in piena sintonia. Comunque aldilà di tutto, delle dichiarazioni ovviamente di parte e per questo, credo, poco oggettive anche se legittime, vorrei spendere ancora alcune parole, oltre a riaffermare la mia netta contrarietà alla variante urbanistica, per portare un contributo di chiarezza su quanto sostenuto dalla posizione degli amministratori delegati delle aziende proprietarie dei lotti per i quali si vuole cambiare la destinazione urbanistica, di ben 4.5647,5 metri quadrati, da residenziale a commerciale.
Intanto è necessario che i cittadini sappiano che non sono 4 anni che le due società hanno richiesto di modificare la destinazione d’uso dei lotti in questione ma ne sono due.  Le richieste sono state avanzate a settembre e ottobre del 2013, dopo due mesi la Giunta comunale ha “espresso interesse all’intervento di trasformazione della destinazione urbanistica”.  Successivamente, dopo circa un anno, primi di ottobre 2014, veniva espresso un parere motivato in merito alla non assoggettabilità a VAS della variante in quanto in precedenza già oggetto di verifica. Ma quando? Quando la destinazione era quella di edilizia residenziale? E ora? Non necessita nuovamente di essere sottoposta alla VAS?
Venendo alle dichiarazioni dei dirigenti delle società interessate, dispiace percepire che si è di fronte ad una sorta di pressione (ricatto?) che sistematicamente viene messo in campo quando sulla strada vengono incontrate difficoltà nel realizzare ciò che si vuole. Allora si agisce sulle situazioni più sensibili, soprattutto di questi tempi. Si fa leva sul numero dei dipendenti eventualmente da impiegare e sui tempi di realizzazione che vengono dichiarati sempre più strettissimi, altrimenti non se ne farà nulla. Cercano sempre di mettere al centro dell’interesse i posti di lavoro che si andranno ad occupare ma alla messa in crisi o chiusura di altre attività commerciali del settore gestite a livello familiare no? Non sono comunque anche quelli posti di lavoro ma che andranno perduti? E’ anche e soprattutto a questo che la politica deve pensare, non solo alla Bucalossi o a quant’altro!
Dispiace leggere anche che dirigenti di così “alto profilo” aziendale non intervengano con obiettività a proposito dell’aspetto paesaggistico e ambientale. Non corrisponde infatti al vero che sui lotti in questione sia “già prevista dal PRG la costruzione di palazzi di 4-5 piani”. Ciò che invece prevede realmente il Piano Regolatore è un’edilizia residenziale pari a 4.547,5 metri quadrati sviluppata su due piani per un’altezza massima di 6,5 metri di altezza e non di 17 metri come implicherebbe una struttura di 5 piani. Anche l’attenzione per contenere l’impatto ambientale fa acqua dopo le esperienze precedenti. Infatti va raccontato giusto anche il fatto che per mitigare l’impatto ambientale intorno alla struttura già esistente dell’EMI, che fa parte dello stesso Gruppo, siano state messe a dimora 20.000 piante. Facendo il conto della serva, mettendo una pianta ogni metro quadrato, sarebbero necessari 2 ettari di terreno, tolta la superficie dell’ipermercato, il parcheggio e la viabilità non credo si possano contare così tante piante ad alto fusto. A meno che non si contino i fili d’erba.

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