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Siamo alle solite! Si continua a prendere in giro i cittadini. Ora è la volta della variante al PRG che interessa Ponte Rio. Si sprecano le prese di posizione di soggetti politici in una sorta di gara che vede tutti, o quasi, sforzarsi nel proporre iniziative di partecipazione ma senza entrare nel merito della sostanza.
Quando invece la variante non si deve fare, non si deve cedere di un solo millimetro in quanto impatterebbe negativamente sul nostro territorio sia in termini commerciali sia ambientali.
A quanto sembra è solo il sottoscritto che fin dall’inizio porta avanti questa posizione senza se e senza ma!

Ora, si parla di fare un Consiglio Comunale “aperto” o un’assemblea pubblica ai fini della partecipazione. Già la partecipazione! Iniziativa di cui ci si riempie sempre la bocca nei momenti più delicati per uscire dall’impasse in cui si è finiti, per questo giunge sempre e sistematicamente in ritardo, quando ormai le decisioni sono già state prese ad altri livelli, la vicenda del depuratore dovrebbe insegnarci molte cose.
Un’iniziativa che serve solo a buttare il fumo negli occhi dei cittadini e così crearsi l’alibi per dire “vi abbiamo ascoltato”, “non vi ricordate che l’abbiamo deciso insieme”! Ma le cose andranno esattamente in modo diverso. Non dimentichiamo che tutto ciò avviene dopo che la pratica della variante abbia subito ben due rinvii in Consiglio Comunale, rappresentando una sconfitta per l’Amministrazione Comunale, e PD e PSI cosa fanno? Invocano l’approfondimento della pratica, come se per farlo non fossero bastati due mesi e mezzo e la commissione consiliare. Per ben due sedute consiliari costretta al rinvio! E alla terza . . . ?
A cosa serve ormai la partecipazione? A cosa serve ai cittadini o ai commercianti di Ponte Rio, e non soltanto, tutto questo quando non sono stati di certo loro a richiedere tale variante? Anzi, quando invece saranno proprio loro a subirne le reali conseguenze negative sia a livello commerciale sia per l’inadeguatezza delle strutture viarie esistenti, per non parlare poi dell’impatto paesaggistico che ne consegue.
Si parla solo di variazione urbanistica da residenziale a commerciale e dell’interesse di marchi della grande distribuzione operanti nei settori del bricolage, dell’elettronica e dell’abbigliamento sportivo, ma il progetto reale cosa prevede? E’ vero che ci saranno altre attività commerciali come bar, tavola calda, pizzeria e quant’altro?
La partecipazione di cui si parla tanto è stata già fatta nel momento della strutturazione del PRG e della progettazione del Contratto di Quartiere di Ponte Rio. Riqualificazione che è stata appena avviata e per la quale sembra ci voglia ancora molto tempo prima che se ne veda la fine. Nonostante questo si ha l’urgente volontà di voler fare una variante prima ancora che vengano realizzate le parti essenziali previste dalla riqualificazione di quel territorio.
Se la destinazione urbanistica dei due lotti in questione, da non dimenticare che parliamo di ben 5.000 metri quadrati di strutture commerciali, a suo tempo era stata prevista per l’edilizia residenziale e a verde, e quindi non a vocazione commerciale sebbene ancora si parlasse di profonda crisi, come si può pensare che porti ora dei benefici al tessuto commerciale della zona? Un’ulteriore insediamento di tale entità ha inevitabilmente degli impatti negativi anche al già fortemente lacerato centro storico di Todi.
Mi permetto di fare un appello a quei consiglieri comunali di maggioranza, che anche grazie a loro non si è ancora arrivati all’approvazione della delibera sulla variante urbanistica, di andare fino in fondo, di manifestare il proprio dissenso non solo all’interno delle stanze in cui si riunisce la maggioranza. Perché quello che conta è e sarà il voto in Consiglio Comunale. Il resto sono solo chiacchiere che non serviranno proprio a nulla! Anzi potrebbero invece lasciare intendere cose poco edificanti.
In tempi come questi, anche se giammai, non bisogna andare dietro alle “sirene”. D’altra parte è nel diritto di tutti chiedere il cambio di destinazione d’uso di un’area o di una struttura ma sta poi alla politica capire dove finiscono gli interessi privati e cominciano quelli più generali della collettività.

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