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I piani di sviluppo rurale sono un potente strumento di investimento ma vanno supportati con delle efficaci strategie di co-finanziamento e di accesso al credito: la riflessione di un esperto del settore
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Per il mondo dell’agricoltura i Piani di Sviluppo Rurale (PSR) rappresentano uno strumento indispensabile fin dagli anni ’80.
Grazie a tali interventi, e segnatamente quelli a fondo perduto, viene infatti mitigata la necessità di continui e consistenti investimenti patrimoniali necessari all’inizio dell’attività e/o ai continui miglioramenti necessari per mantenere competitiva una azienda agricola.
Eppure, pur in questo quadro positivo, esistono rischi per le imprese che intendono avvalersi dei PSR.

Le norme che regolamentano l’attività delle banche nella concessione dei crediti alle imprese, ivi comprese quelle agricole (Basilea 2), rendono utile una strategia di approvvigionamento di capitale di terzi (finanziamenti) che da un lato sia compatibile con le modalità di concessione dei contributi e dall’altro consenta all’azienda tre obiettivi fondamentali: avere accesso al credito; avere la quantità di credito necessaria; avere il minor costo possibile di tale credito.

Per ottenere questi obiettivi l’imprenditore deve avere piena conoscenza non solo delle proprie esigenze ma anche delle logiche con cui il sistema bancario opera, in modo da conciliare le esigenze spesso molto distanti; a questo scopo è sicuramente utile un adeguato piano finanziario.
Il piano finanziario risponde alle semplici domande che ogni imprenditore si pone al momento di effettuare un investimento: quanto spendo; quando lo spendo; con quali risorse lo pago; quando lo pago.

Come si vede nel piano finanziario è indispensabile non solo la determinazione della spesa e delle fonti di pagamento ma anche il “timing” cioè la sincronizzazione delle uscite con le entrate per evitare disallineamenti che generino costi e/o difficoltà di accesso al credito.
Nel caso dei PSR spesso l’imprenditore si preoccupa solo della parte di spesa non coperta da contributo, commettendo un errore importante perché il contributo a fondo perduto viene erogato a consuntivo dei lavori e cioè dopo aver presentato fatture quietanzate anche per la parte di spesa coperta dal contributo.

Un piano finanziario corretto
dovrà partire dall’importo della spesa totale ammessa a contributo e sommare ad essa l’IVA relativa; questo è l’esborso effettivo per l’impresa.
Anche con un piano finanziario ben fatto e potendo contare sulla piena assistenza del sistema creditizio è ragionevole affermare che serve un 25/30% di liquidità propria per portare a compimento un PSR.

Un piano finanziario presentato ad una banca dopo l’ammissione a contributo PSR ma prima di iniziare le opere permette all’imprenditore di valutare le risposte della banca e la loro utilità ai fini del progetto oltre ovviamente al loro costo. In questa fase, se necessario, si potrà anche presentare il progetto a più istituti di credito scegliendo quello che dimostra maggiore capacità di comprensione. Questa operatività incide in maniera marginale nella percezione del rischio da parte delle banche che vedranno nella centrale dei rischi le richieste di prima informazione ma non la concessione di finanziamenti.

Viceversa l’imprenditore che inizia le opere utilizzando al massimo i fidi a breve già in essere o, come accade spesso, ritardando il pagamento di scadenze per “fare cassa” e finanziare i lavori, se dovesse ricorrere alla banca si presenterà in una situazione che verrà percepita come molto rischiosa per i seguenti motivi: esaurimento della liquidità propria; massimo utilizzo ed immobilizzazione dei fidi concessi; rate scadute in centrale dei rischi; scarsa capacità di programmazione finanziaria, ci si presenta a richiedere denaro solo davanti ad una necessità non prevista, cosa che è indice di scarsa imprenditorialità che comporta un alto rischio di insolvenza.

Nel caso in cui l’imprenditore abbia pensato a premunirsi per la parte di spesa non coperta da contributo con un finanziamento di medio-lungo termine, si verificano delle criticità se emerge in tempi successivi la necessità di coprire una parte ulteriore della spesa magari perché non si è richiesto l’anticipo del contributo insieme con il medio-lungo; in questo caso qualsiasi banca che abbia già finanziato 50 (per tornare allo schema precedente) con garanzia reale, troverà difficoltà ad erogare 50 (ma anche cifre inferiori) senza tale garanzia, come dovrebbe essere per un finanziamento di anticipazione a rapido rientro.

Le argomentazioni sopra esposte vogliono essere uno spunto di riflessione per gli imprenditori che realizzano un PSR, per poter sfruttare appieno questo potente mezzo di finanziamento senza ripercussioni sull’equilibrio economico/finanziario delle imprese.

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