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A quasi un mese dalla data che simbolicamente è associata all'arrivo delle rondini - la festa di San Benedetto - di queste non c'è traccia
rondini

 Il 21 marzo, il giorno di San Benedetto, è passato da un pezzo ma di rondini in Umbria, almeno nella media valle del Tevere, non c’è traccia anche se il ritorno di questi uccelli è stato segnalato in altre parti d’Italia: dall’isola di Procida al Lago d’Iseo.
Che le rondini manchino proprio nella patria, l’Umbria, del Santo è visto come cattivo presagio, come se il nichilismo che si diffonde nel mondo non bastasse

La Rondine è distribuita in un areale molto esteso che comprende l’Europa, l’Asia, l’America settentrionale, con l’eccezione della zona Artica e il Nord Africa .
La specie è migratoria e durante la stagione fredda abbandona l’Europa per dirigersi verso l’Africa per lo svernamento.
Oggi, grazie ai numerosi studi scientifici condotti, è noto che le rondini arrivano in Europa e, in particolare in Italia con la primavera, all’incirca nel mese di marzo, anche se, eccezionalmente, due anni fa le prime rondini di passaggio su Procida furono osservate il 7 febbraio.
Non appena giunge l’autunno, ripartono per il loro lungo viaggio che le condurrà al di là del deserto del Sahara, un viaggio che può durare anche tre mesi. Dopo l’inverno trascorso in Africa, cominciano il loro viaggio di ritorno verso le aree di riproduzione.

In marzo, quindi, dovrebbero comparire le prime rondini, generalmente di sesso maschile, che scelgono il territorio e costruiscono il nido o ne sistemano uno già esistente.
Successivamente arrivano le femmine che, dopo rituali di corteggiamento ed accoppiamento, cominciano la deposizione delle uova nel nido, mediamente 4 o 5, per un totale di due, al massimo tre covate nell’arco di una stessa stagione riproduttiva.

Le rondini sono il simbolo della primavera e tutti sanno che allo scadere dell’inverno arriveranno in Europa.
Ma in questi ultimi anni la condizione è notevolmente peggiorata ed è sempre più diffusa la convinzione che siano in diminuzione. Dagli studi condotti negli ultimi 20 anni si è registrata una diminuzione del 40 % nella popolazione europea, ma altre specie non stanno meglio 

In Italia
l’allodola è quotata a meno 46,98, il verdone e meno 47,55, la rondine a meno 26,29, il torcicollo a meno 64,06, il rigogolo addirittura a meno 143,14, a dimostrare che il problema è generale e può riflettersi sull’uomo.

Le rondini, infatti, sono uccelli insettivori, tra cui soprattutto mosche e zanzare, ed altri considerati nocivi o fastidiosi per l’uomo, tra i quali gli afidi, parassiti delle piante coltivate.
Peraltro la rivista Science nel 2014 ha pubblicato una ricerca secondo la quale gli insetti sono diminuiti dal 45 per cento in soli 35 anni.
«Il passero — spiega Lorenzo Serra, primo ricercatore area avifauna dell’Ispra di Ozzano  — ha bisogno di trovare insetti a meno di un chilometro dal nido. Altrimenti non riesce a nutrire i piccoli e si estingue. Il crollo degli insetti è evidente. Per il mio lavoro viaggio spesso di notte anche in aree protette. Fino a pochi anni fa il parabrezza dell’auto veniva coperto da insetti. Ora è pulito».
Altre cause indicate per cercare di spiegare la diminuzione: batteri diffusi dalle tortore, corvidi e falchi chei devastano i nidi ed infine c’è chi sostiene che le rondini prevedano l’arrivo di freddo e quindi ritardino il loro

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