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La bigoressia è l’ossessione per la massa muscolare, mentre l’ ortoressia è l’ossessione del mangiare bene.
todi-palazzo-francisci

Dopo la bulimia e l’anoressia si stanno allargando anche i casi di “Bigoressia” e “ortoressia”.
Così i DCA ( disturbi del comportamento alimentare)  allargano i loro confini e coinvolgono sempre più persone fino a trasformare il panorama in una galassia in continua trasformazione.

L’anoressia non è più la patologia prevalente.
Fanno la loro comparsa altre forme ancora poco conosciute e “codificate” che hanno come comune denominatore l’ossessione per il cibo e ogni forma corporea
Chi si avvicina alla materia oggi deve abbandonare pregiudizi e stereotipi, e deve aggiornare la terminologia, perchè l’ossessione per cibo e corpo sta subendo profonde mutazioni.
Quelli che fino a pochi anni fa potevano sembrare disturbi di genere, oggi non conoscono confini di sesso o d’età.

E così, sulla scena si affacciano forme inedite, oltre che particolarmente subdole: la bigoressia  è l’ossessione per la massa muscolare, mentre l’ ortoressia  è l’ossessione del mangiare bene.
La natura di questi due comportamenti sembra confermare che i disturbi del comportamento alimentare sono solo un sintomo di una malattia nella mente che recepisce i tanti messaggi che giungono dalla società, ma che si concentra -magari  a causa di menti indebolite o sotto stress- solo su alcuni facendoli diventare un’ossessione.

I messaggi, ripetuti ed amplificati, effettuano un vero e proprio lavaggio del cervello e diventano la causa di comportamenti reattivi di persone che magari in quel momento si trovano in una situazione di disagio e devono/vogliono affermare la propria personalità, la propria indipendenzao attirare l’attenzione su di loro.

Nella Giornata nazionale del “fiocchetto lilla”, a Castiglione del Lago, di cui abbiamo già scritto, rivelato il netto aumento gli uomini che soffrono di tali patologie che passano dall’1% di dieci anni fa al 10% di oggi (con punte che arrivano al 20% nella fascia tra i 12 e i 17 anni).
Fenomeni in continua trasformazione che necessitano di approcci diversi, sia nella fase della diagnosi che della terapia. “Si tratta – è stato detto – di una patologia multifattoriale, dove la famiglia gioca il ruolo di alleata, piuttosto che di imputata, come si poteva credere in passato. E’ necessario infatti, per un positivo esito, che anch’essa entri nel trattamento terapeutico come parte integrante”.

Ma nell’incontro si è parlato anche di obesità infantile, visti i preoccupanti livelli raggiunti in Italia che occupa il primo posto in Europa per diffusione. Il fenomeno è aumentato circa del 30%, raddoppiando tra i 6 e gli 11 anni e triplicando tra i 12 e i 17, tanto da rappresentare una vera e propria emergenza nei prossimi 10 anni.

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