L’Italia può ripartire dal settore agricolo per creare occupazione, anche per i giovani. La produzione alimentare e le strutture agrituristiche sono i motori di uno sviluppo perfettamente in linea con l’immagine che la nostra bellissima nazione può e deve dare: il Made in Italy declinato su bellissimi paesaggi e prodotti di eccellenza. Secondo alcune proiezioni il settore agricolo potrebbe creare fino a 200.000 nuovi posti di lavoro, dando un futuro anche a moltissimi under 35 in funzione di una costante crescita della domanda di prodotti italiani. Sembra una favola a lieto fine, ma in Italia e soprattutto con questo governo, il lieto fine non esiste.
È di questi giorni infatti il grido di aiuto che sale proprio dal settore agricolo che, con l’approvazione del decreto legge 04/2015, è stato gravato dall’ennesimo nuovo balzello: l’IMU sui terreni agricoli. L’ennesima tassa di un Governo-strozzino che finanzia così i suoi spot elettorali. In sostanza si tratta di una patrimoniale mascherata, in quanto la tassa è basata sul valore dei terreni e non sulla loro concreta capacità produttiva con la conseguenza che in alcuni casi si può arrivare a pagare una somma superiore a quanto il coltivatore diretto può ricavare dalla coltivazione del terreno. Una assurdità.
Non è pensabile continuare a martoriare una categoria produttiva che già deve confrontarsi con una bassa redditività; sono moltissimi i correttivi necessari come ad esempio la parificazione tra società composte da imprenditori agricoli professionali, esente IMU e società composte da coltivatori diretti che invece pagano immotivatamente, per una evidente lacuna del legislatore.
È assurdo che un pensionato che ha versato anni di contributi agricoli, facendo per tutta la vita il coltivatore diretto, si ritrovi a pagare, una volta in pensione, importi molto consistenti! Non si deve tassare il proprietario che abbia dato il terreno in affitto o comodato a persone della sua famiglia, anche non residenti con lui. Esentare chi rileva l’attività familiare è l’unica scelta possibile, viste anche le difficoltà delle fasi di start up e il basso reddito che la terra offre. Altra cosa da modificare e, se vogliamo, anche più ridicola, è relativa all’agricoltore sposato in comunione dei beni: in questi casi, la moglie si trova a pagare l’IMU su metà terreno.
Queste sono solo alcune delle fattispecie emerse durante questi primi giorni dall’entrata in vigore della tassa. Si può promuovere il settore agricolo solo incentivando l’uso produttivo dei terreni ed è quindi opportuno prevedere in ogni caso un sistema di aliquote agevolate per chi concede in affitto i terreni. Il beneficio potrebbe essere limitato ai casi in cui si coltivi per uso alimentare e non anche per le colture intensive dedicate alla produzione di energia, che in Italia stanno in parte sostituendo l’alimentare perché più remunerative.
L’Amministrazione insiste col mantra “non possiamo fare nulla” ma non dimentichiamo mai che la filiera è sempre quella: Partito Democratico in Comune, Provincia, Regione, Governo e maggioranza in Parlamento… e non si può fare intervenire!?!?
La politica deve aprire una seria riflessione su queste problematiche e anche se a livello comunale i margini di intervento sono più limitati, Centrodestra Marsciano interesserà tutti i partiti che compongono la coalizione locale (Forza Italia, Fratelli d’Italia, NCD, La Destra) per sollecitare i parlamentari umbri di riferimento così che loro, più di noi, possano intervenire per modificare una legge ingiusta
- Andrea Pilati – Centrodestra Marsciano
- 16 Febbraio 2015
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