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L’Adiconsum esprime grande soddisfazione per la sentenza del Tar dell’Umbria con la quale si annulla, perché illegittima, la delibera con la quale la Regione dell’Umbria aveva reintrodotto la tassa del 20 per cento sulle prestazioni libero professionali (intramenia).
Il Tar dell’Umbria ha condiviso le motivazioni del nostro ricorso sulla legittimità della tassa suddetta, come per altro già sentenziato precedentemente dallo stesso tribunale. Le motivazioni principali dell’annullamento hanno riguardato l’illegittimità del 20 per cento, che non può essere considerato un ticket, essendo la prestazione richiesta già a totale carico del cittadino e quindi da non dover essere ulteriormente tassata, e la valutazione che una tassa non può essere istituita da una delibera della Giunta regionale, ma semmai da un organo legislativo.
C’è da sottolineare comunque che tale tassa istituita sulle variegate tariffe dei professionisti creava una condizione di grande disparità tra i cittadini perché avrebbero pagato non in relazione alla prestazione ricevuta, ma proporzionalmente alla tariffa del singolo professionista. Sappiamo bene che i cittadini sono costretti, in questo momento di difficoltà economica, a “risparmiare” anche sulla salute, questo era un ulteriore balzello che aggravava ancora di più tale situazione.
Nella conferenza stampa a suo tempo tenuta, unitamente alle categorie dei medici e dei pensionati della Cisl, avevamo comunque chiesto alla Regione di confrontarci per verificare possibili soluzioni a superamento di tale imposizione. “La Regione, certamente mal consigliata –ha affermato il presidente regionale Adiconsum Umbria Francesco Ferroni-  ha preferito, piuttosto che aprire un tavolo di confronto come richiesto, affrontare nuovamente il giudizio del Tar, con esiti che già allora sembravano scontati. Mi auguro ora che la Regione non ricorra nuovamente al Consiglio di Stato, che la volta scorsa ha annullato la sentenza del Tar non sul merito ma per il fatto che il ricorso era stato presentato solo dalla categoria dei medici, non considerata parte lesa, in quanto a pagare erano solo i pazienti. Lo stesso Consiglio di Stato, peraltro, aveva ribadito che tale azione andava presentata da cittadini o da loro rappresentanti. Come Adicosunsum abbiamo deciso di raccogliere le lamentele che nel frattempo ci arrivavano da molti consumatori e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ci rendiamo comunque ancora disponibili, se vorrà la Regione, ad incontrarci sugli esiti della sentenza.
Solo noi, con diversi pareri contrari anche di altre associazioni (consumatori e non), abbiamo intrapreso tale strada unitamente ad alcuni pazienti colpiti da tale provvedimento, a dimostrazione che quando si minacciano-sbandierano azioni, anche gravi come questa, vanno poi messe in atto se le controparti non sono disponibili al confronto preventivo. Tali coerenze sono per i cittadini la miglior prova per valutare la coerenza dell’associazione.
Come Adiconsum pensiamo di aver svolto pienamente il nostro ruolo, in autonomia, e a tutela dei consumatori ed utenti. Questa non è certamente per noi una condanna della sanità umbra, di cui continuiamo ad apprezzare, seppur in maniera articolata, la qualità.

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