Uno dei testi più amati di Luigi Pirandello: “L’uomo, la bestia e la virtù” sarà in scena martedì 20 gennaio, alle ore 21.00, al Teatro Comunale di Todi, con Maria Ariis, Stefano Braschi, Monica Conti, Giuditta Mingucci, Vincenzo Giordano, Sergio Mascherpa, Antonio Giuseppe Peligra, Roberto Trifirò e la regia di Monica Conti.
I biglietti per lo spettacolo possono essere acquistati presso la biglietteria del Teatro Comunale di Todi (tel. 329.6503331, tutti i giorni dalle 16 alle 19.30).
Si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale (075.57542222), tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 20, fino al giorno precedente lo spettacolo. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita.
È possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.
Questa la trama:
il trasparente signor Paolino, professore privato, e’ uomo che ha una doppia vita: è l’amante della signora Perella – la virtù – moglie trascurata del Capitano Perella – la bestia – capitano di mare che torna raramente a casa, ha un’altra donna a Napoli ed evita di avere rapporti fisici con la moglie, usando ogni pretesto.
La tresca potrebbe durare a lungo e indisturbata ma, inaspettatamente, la signora Perella rimane incinta del professor Paolino. Il professore è costretto dunque ad adoperarsi per gettare la sua amante fra le braccia del marito, studiando tutti i possibili espedienti. Il caso è drammatico, perché il Capitano Perella si fermerà in casa una sola notte e poi resterà lontano almeno altri due mesi. Paolino farà preparare allora torte afrodisiache, suggerirà alla signora Perella di mettere in mostra “i tesori” di grazia e bellezza tenuti “gelosamente e santamente” custoditi e la truccherà addirittura da “baldracca” per attizzare nuovamente il marito restio agli obblighi coniugali e far passare suo figlio per figlio legittimo del Capitano Perella e della moglie.
“Senza destrutturare il testo – dice la regista – ho centrato il mio lavoro sul doppio, che è presente nell’opera sia a livello tematico che linguistico.
L’attrito tra un linguaggio ecclesiastico, melodrammatico e retorico (tipico dell’italietta del primo ‘900, ma purtroppo in voga molto spesso anche oggi) e ciò che Pirandello vuole occultare, un fondo laido, osceno e scurrile, serve in questo apologo a esplorare la duplicità dell’uomo. Il ridicolo e lo strazio che deriva dal contrasto immanente tra l’uomo e la bestia che ogni uomo ha in sé”.