La poetessa umbra Rita Imperatori ha conseguito, solo in questi ultimi due mesi, numerosi premi partecipando a concorsi letterari organizzati in varie parti d’Italia.
Il premio che più la inorgoglisce, e non solo perché ne è la vincitrice, è quello ottenuto con la poesia “Quello che sei” alla prima edizione di “Raccontaci un’emozione“, premio promosso dalla Federazione Malattie Rare Infantili, la onlus di Torino che dal 2001 sostiene le attività delle Associazioni di pazienti e familiari coinvolti nel mondo delle malattie rare.
Con l’opera “Di quale pace”, si è classificata seconda al Premio letterario internazionale “Energia per la vita”, organizzato dal Lions Club Rho. “Con grande capacità lirica ed efficacia descrittiva – si legge nella motivazione – l’autrice canta con tonalità talora alte, decise, perentorie, talora dolci, agresti, colme di intimità commossa e chiarisce il senso più profondo e genuino del concetto della pace”.
Ed ancora: “È una lirica di ampio respiro umano, metricamente ben impostata con immagini e considerazioni di immediato impatto che fanno riflettere, intenerire, risvegliare la dignità umana mettendo a fuoco le disuguaglianze e i comportamenti da assumere nel riconoscere negli altri la propria somiglianza nella carne e nell’anima. Versi che aprono il cuore, la mente verso l’armonia, il rispetto, la bellezza del vivere tutti insieme e nel modo più fraterno”.
Durante la cerimonia di premiazione, la sua poesia è stata recitata dal presidente onorario del Premio, l’attore e regista Alessandro Quasimodo, figlio del poeta Salvatore Quasimodo.
“Tazze, pentole e coperchi” è il titolo della poesia con cui ha ottenuto il premio della Giuria al terzo Concorso nazionale di narrativa e poesia “Città di parole”, promosso dall’Associazione culturale La Città di Murex-Laboratorio Arte e Scrittura di Firenze.
Si è classificata seconda alla XII edizione del Premio biennale letterario nazionale di Poesia e Narrativa “Comune di Rivanazzano Terme”, dove ha partecipato – per la sezione Poesia – con la lirica “Dei semi e degli umani“.
