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Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria in assemblea a Todi: se non arrivano segnali chiari entro i primi giorni di settembre pronti anche allo sciopero
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L’Umbria è pronta alla mobilitazione generale a sostegno della battaglia dei lavoratori di Ast e contro il processo di deindustrializzazione che è in atto. La visita annunciata dal premier Renzi a Terni nel mese di agosto è un segnale positivo, ma insufficiente, secondo i sindacati umbri, che chiedono invece atti concreti contro il “piano di smantellamento” di Thyssen, in assenza dei quali, entro i primi 10 giorni di settembre, scatterà la mobilitazione generale.

Non poteva che partire dall’emergenza Ast il confronto che Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria hanno tenuto questa mattina, 29 luglio, presso l’Europalace hotel di Todi. Una assemblea regionale, aperta dal segretario generale della Cisl dell’Umbria, Ulderico Sbarra, nella quale i tre sindacati confederali hanno riunito le proprie strutture per rilanciare la “vertenza Umbria”, ovvero una risposta complessiva, non alle singole crisi aziendali, ma alla sempre più evidente e generalizzata emergenza lavoro che colpisce la regione, nel 2014 in maniera ancora più virulenta che in passato. I numeri ribaditi nel corso del dibattito sono sempre più allarmanti: 51mila disoccupati, 23mila scoraggiati, 70mila rapporti di lavoro fortemente precari e ancora 12mila cassaintegrati in deroga senza alcuna forma di reddito da gennaio.

A questo – come osservato da Claudio Bendini, segretario generale della Uil dell’Umbria – si aggiunge una sofferenza particolare dei giovani, che rispetto al resto d’Italia trovano con maggiore difficoltà lavori adeguati al proprio livello di istruzione. E questo ha ripercussioni pesanti anche sulle loro aspettative.

In un contesto così delicato, come detto, si inserisce la vertenza Ast che per dimensioni e significato è centrale per l’Umbria e per l’Italia. Un’azienda che con i suoi 2,4 miliardi di fatturato produce da sola circa il 20% del Pil regionale e che arriva a coprire il 40% dell’export.

Possiamo e dobbiamo lavorare su una grande mobilitazione unitaria contro la deindustrializzazione dell’Umbria – ha detto Mario Bravi, segretario generale della Cgil regionale – coinvolgendo i tre segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil Camusso, Bonanni e Angeletti, per chiedere al governo di svolgere veramente un ruolo in Europa e a Confindustria (unica associazione datoriale assente all’incontro di lunedì con i sindacati a Terni, ndr) di uscire dal silenzio nel quale finora è rimasta”.

Naturalmente, accanto all’emergenza industriale ed in particolare alla vertenza Ast, nel dibattito di Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria e nella piattaforma unitaria che sostiene la vertenza dei sindacati, trovano spazio anche altre questioni fondamentali come quelle di fisco e previdenza. Modificare radicalmente la riforma Fornero, rendere più equo il prelievo fiscale su lavoro e pensioni attraverso una battaglia serrata all’evasione, rendere strutturale ed estendere ai pensionati e agli incapienti il bonus degli ottanta euro, garantire il diritto al reddito dei cassaintegrati: questi alcuni dei punti fondamentali alla base della piattaforma di Cgil, Cisl e Uil e che nelle ultime settimane sono al centro delle assemblee che si stanno svolgendo nei luoghi di lavoro e tra i pensionati.

Il nostro compito, il compito del sindacato è quello di far cambiare marcia e priorità al paese – ha detto nelle sue conclusioni Annamaria Furlan, segretaria generale aggiunto della Cisl nazionale – dall’inizio della crisi abbiamo perso 25 punti di produzione e ogni punto di produzione ha bisogno mediamente di due anni per essere recuperato: dunque, se non si danno scosse all’economia, se non si cambia marcia, dovremo aspettare 50 anni per tornare al 2007 e questo è inaccettabile”.

Furlan ha dunque rilanciato la necessità di una “grande alleanza” tra sindacato e cittadine/i, con una attenzione particolare ai giovani, oggi troppo spesso relegati al ruolo di “sfiduciati, scoraggiati, tagliati fuori”. Leve da muovere sono quelle del fisco e della previdenza, “perché è impensabile – ha osservato ancora il segretario Cisl – che in un paese con un fisco così penalizzante per il lavoro, le imprese e gli investitori internazionali decidano di venire in Italia”. Il tutto mentre corruzione ed evasione fiscale restano a livelli senza eguali in Europa, ma la politica – ha accusato la sindacalista – “è con la testa da un’altra parte, basta leggere i titoli dei giornali”.

Allora, “avanti con le assemblee nei posti di lavoro – ha concluso Furlan – perché difendere il diritto all’interlocuzione e al confronto tra i governi a tutti i livelli e le organizzazioni sindacali, con i loro 11 milioni di iscritti, significa lavorare per un paese che abbia un futuro di maggiore eguaglianza e solidarietà”.

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