Per chi li vede dal vivo tutti i giorni, certi paesaggi umbri sembrano una cosa scontata, ma per gli altri è un’emozione intensa.
Anche ad osservarli solo sulle pagine patinate di una rivista, l’emozione per la bellezza prende alla gola e si vorrebbe stare lì.
Ed addirittura in copertina del numero di giugno di Touring c’è la piana di Castelluccio di Norcia in piena fioritura: un tripudio di colori di cui sembra sentire anche l’odore.
Il titolo rende appieno l’idea: “L’umbria delle meraviglie. Alla scoperta dei segreti della Valnerina, il Tibet italiano, selvaggio, mistico, accogliente e dai sapori doc”.
L’articolo in 10 pagine si apre con la foto in doppia pagina di cavalli che corrono liberi nel Pian Grande dei Monti Sibillini, sullo sfondo con tracce di neve e nubi .
Un’altra, tra le tante, foto a doppia pagina della Piana ha come didascalia: “ Arte naturale. Lenticchie, farro, roveja, specie di pisello selvatico, fiordalisi e papaveri fanno del piano una gigantesca tavolozza”.
Ma nel corpo dell’articolo, testo di Isabella Brega e foto di Maurizio Fabbro, c’è posto, indirettamente, anche per Todi.
Si scrive infatti. “ Questo paesaggio non asettico ma tattile ed olfattivo è lo stesso che fa da sfondo alle tele di Giotto, Benozzo Gozzoli, Perugino,Pinturicchio.
Paesaggi dell’anima, una condizione dello spirito, uno stare fra cielo e terra seguendo armonie segrete e antiche in uno smemorante abbandono del prima e del dopo a favore di un oggi e di un qui. Da Scheggino a Sellano, da Cascia a Norcia, a Castelluccio, la Vanerina ha poco da spartire con la maestosità e le certezze dei ducati e delle corti rinascimentali di Orvieto, Perugia o Spoleto o con il francescanesimo trionfante di Assisi.
Questa è un’Umbria a parte, quella schiva e dimenticata di quelli che la storia l’hanno subita.
Non l’Umbria dolce e pacata di San Francesco ma quella rude e feroce di Jacopone da Todi…”