Oggi Legambiente è presente alla partenza della Discesa internazionale del Tevere – spiega Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria – per rilanciare la proposta di istituzione del Parco Fluviale Interregionale del Tevere, come strumento di tutela e valorizzazione dalle sorgenti fino alla foce e con intenti tanto di sviluppo quanto di pianificazione sostenibile del territorio intorno al fiume.
Soltanto attraverso una gestione a scala di bacino sarà possibile garantire la conservazione delle aree protette e il mantenimento di tutti i potenziali del territorio”.
Era il 1990 quando Legambiente lanciò per la prima volta la proposta di istituire il Parco interregionale del Tevere e si arrivò anche alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra la Regione Umbria, la regione Lazio e il Ministero dell’Ambiente. Poi quegli impegni però rimasero in qualche cassetto.
Il Parco però rappresenta ancora oggi una proposta attuale, valida e soprattutto importante per il fiume Tevere e il suo bacino idrografico, infatti permetterà la valorizzazione dei territori pur ricchi di storia e di natura, ma ancora troppo spesso considerati marginali, migliorando al tempo stesso la qualità del fiume (morfologia dell’alveo, ampiezza e condizioni della vegetazione riparia, difesa idraulica, gestione degli invasi, depurazione delle acque).
Anche per questi motivi la delimitazione dell’areale del parco dovrà assumere una connotazione funzionale agli obiettivi di valorizzazione ed essere progettata a partire dalle aree vincolate già esistenti ed estendendosi poi alle aree del corridoio fluviale e quelle libere a ridosso degli argini, “unendole” nel sistema Parco Fluviale Interregionale del Tevere e creando una rete di protezione e tutela.
“La creazione del parco – dichiara Roberto Scacchi, direttore di Legambiente Lazio – può essere il volano per facilitare la “rinascita” dei comuni a rischio di estinzione e per lo sviluppo di quelle aree che già si stanno muovendo sulla strada dell’uso sostenibile delle importanti risorse collocate nei loro territori.
Un parco che non dovrà avere carattere esclusivamente conservativo e vincolistico, bensì perseguire l’obiettivo di continuare a permettere l’uso “sociale” del territorio e l’uso anche ai fini dello sviluppo locale.
Secondo noi infatti il Parco dovrà essere veicolo di promozione e salvaguardia delle risorse locali, dove le componenti naturalistiche, ambientali e del paesaggio dovranno essere necessariamente integrate con le valenze culturali del territorio antropizzato”.
Gli obiettivi che Legambiente intende perseguire attraverso il progetto del Parco riguardano diversi aspetti, strutturali, funzionali finanche politici.
Dall’attenuazione del rischio idrogeologico con la conservazione, bonifica e manutenzione delle sponde e delle confluenze ma anche con il controllo sugli interventi edificativi, di regimazione e strutturali; al raggiungimento degli obiettivi di buona qualità del corso d’acqua con il controllo sulle discariche (abusive e non) presenti nel territorio e lo sversamento di reflui fognari e prodotti chimici nelle acque del bacino fluviale, passando per la imprescindibile salvaguardia della biodiversità floro-faunistica.
L’aspetto politico poi si basa sulla volontà di armonizzare le politiche gestionali, ciò costituirà un valore aggiunto alle risorse naturali e a quelle socio-economiche di tutta l’area coinvolta dalla proposta.
E’ auspicabile dunque una gestione trasparente e largamente partecipata con le amministrazioni, le popolazioni interessate e loro rappresentanze, uniti nel raggiungere un obiettivo comune.
Si lavorerà per il coinvolgimento e la responsabilizzazione dei cittadini ad assumere un ruolo attivo di controllo, denuncia, intervento promozione/facilitazione allo sviluppo di associazionismo e volontariato nell’ambito del bacino.
Legambiente si “imbarca”, quindi, in questa nuova sfida.
Il bacino fluviale è di 17.375 kmq e comprende 6 regioni, quali Umbria, Lazio, Toscana, Abruzzo, Marche, Emilia-Romagna ed interessa 12 province, comprese grandi città come Roma, Perugia, Terni e Rieti, per un totale di 335 comuni e oltre 4.700.000 abitanti residenti.
E’ il Tevere il fiume principale di questo bacino, secondo in Italia solo a quello del Po per ampiezza, che risente fortemente del carico antropico presente sul territorio, degli scarichi inquinanti industriali e civili e altri fattori, primo fra tutti lo sviluppo urbanistico di questi ultimi anni.
Il fiume inoltre è interessato da diverse opere idrauliche che interessano ampi tratti e ne regolano il corso come la Diga di Montedoglio e quella di Corbara che nel tempo ne hanno modificato sia le caratteristiche naturali sia, in particolare, quelle idrauliche ed idrobiologiche.
Un territorio anche a rischio idrogeologico in cui ogni autunno si registrano esondazioni, del Tevere ma anche degli altri corsi d’acqua del bacino, che provocano smottamenti, allagamenti, dissesti e problemi vari alle scarpate stradali e all’agricoltura.
Se da una parte è un sistema fluviale fortemente influenzato dall’uomo, in senso negativo, non mancano però lungo il Tevere, elementi di interesse ecologico e naturalistico, storico e culturale.
L’intero bacino comprende oltre 230 aree a tutela diversa: statali, regionali, comunali e Siti di Interesse Comunitario (SIC), che fanno parte del sistema Natura 2000.
Molti e positivi anche i progetti e le esperienze portate avanti direttamente nei territori, come l’Ecomeuseo del Tevere della rete regionale degli ecomusei riconosciuti dalla regione Umbria, ma anche i tentativi di ripristino di piste ciclabili abbandonate e poco curate e le campagne di pulizia degli argini da parte delle associazioni che si prendono cura di questo patrimonio naturalistico troppo a rischio.
È poi un territorio ricco di storia, natura e cultura che in migliaia di anni si sono stratificate in modo irripetibile: oltre 200 luoghi di interesse storico e naturalistico, con almeno 60 diversi prodotti tipici e quasi 80 sagre e mercatini di artigianato, secondo uno studio di Legambiente.