Quando si sente parlare di una Terra violentata per soddisfare le esigenze dell’uomo viene da pensare, nel 50nario dell’evento alla tragedia del Vajon quando la presunzione umana e di sedicenti scienziati non solo costruì una diga in una zona franosa, ma provoco scientemente la frana avendone sottovalutato grandemente gli effetti.
Ed allora fa tremare le vene l’apertura del comunicato con cui la Regione Umbria pubblicizza le risultanze del contestatissimo e “blindato” meeting sulla geotermia, tenuto insieme all’Unesco (World Water Assessment Programme): “ Se il calore della terra è un dono, il suo utilizzo sostenibile è un compito dell’uomo, e compito dell’uomo (istituzioni, imprese e cittadini) è quello di lavorare tutti insieme ad una pianificazione corretta della risorsa geotermica, impiegando tecnologie altamente innovative rispetto al passato, per una geotermia a basso impatto per quanto riguarda le emissioni esterne, in tutte le sue applicazioni (produzione di energia elettrica, teleriscaldamento, termalismo, usi industriali e agroalimentari, pompe di calore) e in grado di contribuire ad alleggerire la “bolletta energetica” del nostro Paese.”
Una fiducia sconfinata nella scienza dove gli apprendisti stregoni non mancano certo e la cui limitatezza sembra brillare per effetto dell’esclusione preventiva di eventuali “contestatori”
Rispetto al problema più volte sollevato della sostenibilità ambientale delle tecnologie impiegate in aree densamente popolate e della “sismicità indotta”, ovvero il rischio di piccoli terremoti causati dalle trivellazioni, sia il professor Alessandro Sbrana, docente di geotermia dell’Università di Pisa, che ovviamente Massimo Montemaggi di “Enel Green Power”, che da anni opera in 16 Paesi applicando le nuove tecnologie, hanno allontanato gli allarmismi, affermando in sostanza che il rischio dei piccoli sismi indotti è un evento assai remoto, praticamente nullo.
Stefano Boco della società “Tosco/Geo” ed Enrico Malà dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia hanno indicato i concreti problemi con cui si trovano a fare i conti imprenditori e progettisti, legati soprattutto all’alto costo e ai rischi di natura economica connessi con l’utilizzo della geotermia.
Giovanni Carmignani di “LegAmbiente” ha sottolineato la necessità di un costante monitoraggio dell’impatto ambientale delle tecnologie geotermiche e la necessità di “ascoltare” i territori.
Ernesta Maria Ranieri, coordinatrice dell’Area Ambiente ed Energia della Regione Umbria, ha illustrato i contenuti di uno studio, realizzato dalla Regione, sul potenziale geotermico e termale umbro: “un potenziale – ha detto – che dovrà essere sfruttato nel rispetto dell’ambiente, dell’ecosostenibilità e dei territori”.