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Oltre diecimila persone hanno sfilato per le vie della città in difesa di un impianto tra i più moderni d'Europa che si vuol sacrificare sull'altare degli interessi delle multinazionali finno-tedesche 
acciaieria
L’abbiamo scritto da tempo: la vicenda delle acciaierie di Terni “puzza” di scopi nascosti sotto una coperta di tutela della concorrenza.
Forse qualcuno sa come stanno veramente le cose, forse sulla vicenda dovrebbe indagare anche la magistratura perché l’impressione è che ormai la politica umbra ed italiana, i sindacati ed i lavoratori, un’intera città e gran parte della regione Umbria siano ostaggi di interessi multinazionali che sperano, creando una “ridotta nordica”, di resistere all’offensiva dei paesi “emergenti”.
Terni, con i suoi prodotti competitivi sul mercato, toglie ossigeno agli impianti europei più vecchi e quindi occorre isolarla a costo di perderci nella vendita, purchè cada nelle mani di chi non ha le forze per sostenerla nel lungo periodo.
Intanto “a Terni oggi c’è l’Umbria in tutte le sue espressioni istituzionali, politiche, economiche e sociali che intendono dire con forza, in modo unitario, ed in ogni sede, che vogliamo difendere le Acciaierie anche per difendere il futuro economico ed industriale di tutta la regione, ed anche della stessa nazione”.

È quanto ha dichiarato la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, che ha partecipato questa mattina alla manifestazione unitaria svoltasi a Terni in difesa dell’Ast.

“Certo – ha aggiunto Marini -, è davvero paradossale dover difendere questa nostra industria che è strategica non solo per l’economia regionale, ma anche per il Paese, visto che qui si produce il 40 per cento dell’intero fabbisogno nazionale di acciaio speciale, dalle norme e dalle regole dalla burocrazia europea, che si stanno rivelando ormai inadeguate e, come nel nostro caso, controproducenti.
È giunto il momento che il Governo italiano faccia sentire la sua voce a Bruxelles, così come la stessa Commissione Europea è chiamata ad agire e dare risposte urgenti in difesa dell’Ast”.

“Stiamo vigilando  – ha affermato la presidente – e non consentiremo che in questa fase ancora di indecisione il sito di Terni, primo impianto in Italia per capacità installata e tra i più importanti in Europa per la produzione di acciai speciali,
possa continuare a perdere quote di produzione a vantaggio di chicchessia, compresa la stessa attuale proprietà finlandese”.
“In questo momento – ha proseguito  – ciò che ci preme di più non è tanto l’aspetto economico delle offerte degli acquirenti, bensì il profilo industriale del soggetto acquirente.

Non possiamo in alcun modo correre il rischio che il sito integrato di Terni, assolutamente sano economicamente, non sia più parte di un gruppo industriale di livello internazionale e adeguato alle sue capacità e venga ridimensionato nelle sue funzioni e capacità di mercato. Ritengo che questo sia non solo un interesse prioritario per l’Umbria – ha concluso la presidente -, ma anche per l’Italia e l’economia di tutto il Paese”.

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