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L'attività silenziosa del campione di ciclismo, su incarico dell'arcivescovo di Firenze, è ricostruita in un nuovo libro che sta per arrivare nelle librerie
bartali

In una nuova biografia di Gino Bartali, che sta arrivando il libreria, si torna a  raccontare l’attivita’ clandestina messa in atto dal campione del ciclismo durante il fascismo per mettere in salvo centinaia di ebrei, anche in Umbria, a rischio deportazione.

Il libro, dal titolo "La strada del coraggio-Gino Bartali, eroe silenzioso", e’ stato scritto da due fratelli canadesi, Aili e Andres McConnon,
Nella seconda parte del libro c’è un’accurata ricostruzione dell’attivita’ segreta che Bartali condusse durante la guerra, a partire dall’autunno 1943,  su incarico dell’arcivescovo di Firenze, il cardinale Elia Dalla Costa, attraversando in bici l’Umbria e la Toscana per consegnare alla popolazione ebraica a rischio deportazione i documenti falsi che avrebbero permesso loro di eludere i carnefici.

Sulla base dei ricordi di  testimoni,  Bartali avrebbe salvato almeno seicento ebrei italiani dai rastrellamenti nazifascisti, 330 in Toscana e 300 in Umbria pedalando ogni giorno – da Firenze ad Assisi con una sorta di cilindro montato sulla canna della bici, simile a una pompa per tubolari ma in realta’ contenente i documenti falsi che doveva recapitare agli altri membri della struttura clandestina per cui lavorava

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