Ancora una volta i cittadini del Comune di Marsciano sono sotto minaccia, dalle voci che vengono fatte girare in questi giorni sembrerebbe che un altro progetto per un impianto a biogas sarebbe in fase di ultimazione.
Il condizionale è d’obbligo perché si parla solo di voci di corridoio, ma l’ esperienza maturata in tutti questi anni ci insegna a prestare la massima attenzione fin da subito, perché di solito “se comincia a tuonare presto arriverà la pioggia”.
Riteniamo importante ribadire i motivi che muovono la nostra contrarietà verso le centrali a biogas, innanzitutto sulle questioni della tutela ambientale.
E’ oramai chiaro a tutti che la presenza di questo tipo di impianti provoca importanti ripercussioni sulla vita dei cittadini dovute alla produzione di cattivi odori dovuti al trasporto e stoccaggio delle materie prime, alla produzione del biogas, alle emissioni in atmosfera da parte dei cogeneratori e allo stoccaggio e spandimento del digestato; tutto questo viene aggravato quanto più gli impianti si trovano nelle vicinanze di abitati.
Purtroppo le normative regionali sono molto permissive, facilitando in questo modo il proliferare di iniziative speculative in tutto il territorio a discapito della vivibilità dei nostri paesi: basti pensare che come previsto nel Regolamento Regionale n. 7/2011 si può arrivare a realizzare un impianto da 999 kW a 300 metri da un centro abitato attraverso oltretutto un’autorizzazione semplificata che non prevede il coinvolgimento dei cittadini.
Naturalmente questo, calato nel nostro Comune, può portare alla nascita di molte centrali a biogas di piccola e media dimensioni, nelle immediate vicinanze degli abitati vista la vocazione prevalentemente agricola del territorio, provocando non solo criticità ambientali legate alla qualità della vita dei cittadini ma anche forti impatti economici e sociali.
Una questione che spesso viene sottovalutata dai nostri amministratori, come se a loro non riguardasse, è la questione della svalutazione degli immobili e il conseguente danno economico ai cittadini, alle attività imprenditoriali e commerciali.
Chi vorrebbe vivere vicino ad un impianto a biogas? Quale minima prospettiva di sviluppo può avere una comunità investita da tutte queste problematiche? La risposta viene dalla vicenda del biodigestore di Olmeto, un impianto che ha devastato un territorio per più di vent’anni lasciando alle generazioni future la complicata soluzione dello svuotamento delle lagune che peserà molto probabilmente sulle finanze pubbliche.
A questo punto è necessario che le forze politiche aprano una profonda riflessione su questo tema, che parta dal concetto di territorio, ambiente e salute come bene comune assolutamente da tutelare nell’interesse di tutti i cittadini.
Naturalmente noi non staremo a guardare, porteremo avanti la difesa dei nostri diritti in tutte le sedi deputate, chiediamo a tutti di mobilitarsi prima che sia troppo tardi.