Un rapporto di Confartigianato rileva che la pubblica amministrazione è sempre più lenta a pagare le imprese fornitrici di beni e servizi.
Nel 2012 il tempo medio è salito a 193 giorni.
Tra maggio e novembre 2012 il ritardo con cui gli enti pubblici, tra cui Regioni e Province, hanno saldato le fatture alle imprese è aumentato di 54 giorni.
Ma nello stesso tempo lo Stato italiano ha aumentato il suo debito di 43 miliardi, una somma che è stata drenata in maggior parte dal risparmio italiano per metterla a disposizione del “salva Stati” europeo.
Una somma che servirà all’occorrenza ad acquistare titoli di stato che minacciano di deprezzarsi.
Un’operazione che, nella sostanza, si risolve tutta nell’ambito del mercato finanziario, che appare essere la preoccupazione principale degli Stati europei.
Preoccupazione giusta ma che non dovrebbe escludere una eguale attenzione all’economia reale perchè è il crollo di questa che fa crollare le quotazioni dei titoli di Stato
Ed allora non è peregrino chiedere che una analoga operazione si metta in atto anche per saldare i debiti della pubblica amministrazione.
Peraltro poter pagare a breve i crediti vantati da molte ditte, potrebbe portare anche a qualche importante sconto sul debito, perché i fornitori della pubblica amministrazione, che non sono certamente degli sprovveduti, nel fare il prezzo delle loro prestazioni non possono non aver tenuto in debito conto che la PA pagava a “babbo morto” e quindi scontato un ricorso, molto oneroso, al credito bancario.
Un’operazione di “concordato” che porti al saldo dei debiti pubblici, non sarebbe certo una novità perché anche in Umbria un’operazione di tal portata ebbe luogo, con un rilevante successo, ad opera delle unità sanitarie locali quando esse furono accorpate.
Ora la volontà dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) è quella di affrontare il grave problema dei ritardi di pagamento degli enti pubblici sforando il patto di stabilità per pagare le imprese.
E l’iniziativa ha trovato il plauso del segretario di Confartigianato Imprese Perugia, Stelvio Gauzzi
“Si tratta di un’iniziativa concreta e coraggiosa per dare risposta ad una vera e propria emergenza che mette in gioco la sopravvivenza delle piccole imprese.
Quello dei ritardati o mancati pagamenti – ha spiegato Gauzzi – è uno dei problemi più gravi all’origine della mancanza di liquidità degli imprenditori, che, in questi tempi di credito scarsissimo, porta alla chiusura di molte aziende.
Per questo invitiamo la Confederazione nazionale ad essere vigile perché la grave problematica deve essere affrontata rapidamente e senza esitazioni, chiedendo ai nuovi Parlamento e Governo di intervenire subito per applicare la compensazione secca, diretta e universale, tra i debiti degli enti pubblici verso le imprese e i debiti fiscali delle imprese verso lo Stato.
In questo modo si riuscirebbe anche a scaricare le tensioni creditizie delle piccole imprese. Ogni altra ipotesi di ‘ingegneria amministrativo finanziaria’ rischia di aggiungere al danno la beffa”.
“Quanto alla nuova legge, in vigore da gennaio – ha aggiunto ancora Gauzzi –, che fissa il termine di 30 giorni per i pagamenti nelle transazioni commerciali, bisogna farla rispettare. Sappiamo bene che, nel nostro paese, il problema non è tanto fare le leggi, ne abbiamo fin troppe, ma applicarle.
E allora, vista la drammaticità del problema dei ritardi di pagamento, con il nostro Osservatorio apposito, vigiliamo affinché questa volta non ci siano scappatoie”.
Ma i termini di pagamento abbreviati rischiano di aggravare il problema che è già sorto col patto di stabilità, per il quale non basta ad un Ente avere la disponibilità per spendere in un bilancio in pareggio, ma bisogna anche rispettare parametri ulteriori.
Il rischio in altri termini è che le decisioni di spesa vengano rinviate fin tanto che non si sono materialmente accantonate somme spendibili sicuramente e celermente, perchè – in caso di ritardo – gli interessi, pesanti, di mora che scatterebbero potrebbero portare ad un’azione di responsabilità contabile.