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Denuncia della FP CISL Umbria dell'incredibile pesante tassa su chi decide o deve fare a meno di una colf o badante dopo averla assunta
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Dire che le tasse sono cattive con i più deboli forse è un eufemismo dopo che, nascosta nelle pieghe delle varie manovre si viene a scoprire che una persone totalmente inabile che si deve far assistere da una badante, alla quale deve anche un TRF – trattamento di fine rapporto, oltre ai contributi previdenziali trimestrali, deve poi pagare una tassa di 1.450 euro per licenziarla, magari perché nel frattempo è passata ( l’assistita) a miglior vita, al di là del caso della scelta volontaria quando la convivenza tra persone, non tra perone e macchine, non funziona.
Di questo passo presto metteranno una tassa, un’altra, anche sui coniugi che si separano o divorziano o, perché nò, su chi si separa dalla… vita.
Le storiche tasse sul macinato o sui focolari che hanno fatto crollare Stati, travolti dalla ribellione della povera gente sono il pensiero che viene per primo in mente

Lo ha denunciato la Fnp Cisl la quale ha promesso che“metterà in atto tutte le iniziative necessarie per eliminare quella che dalle persone più deboli non può che essere percepita come un’ingiustizia e che dal sindacato non può che essere vista come una tassa sull’indigenza e la malattia.
Tassa, che si va ad aggiungere alla mancata rivalutazione delle pensioni, all’istituzione dell’Imu anche per le persone indigenti, anziani soli e con pensioni al minimo, all’Irpef e le addizionali locali”. 
 
“La riforma del lavoro o legge Fornero –spiega la Fnp Cisl Umbria- nella mente illuminata del legislatore, doveva servire anche per regolamentare una materia tanto difficile come quella sui licenziamenti.
I buoni propositi -afferma il segretario generale della Fnp Cisl dell’Umbria Giorgio Menghini- se non supportati da una conoscenza approfondita in prima linea, portano in coda grandi problemi e ingiustizie.
Questo si sta verificando con l’introduzione di un contributo all’Inps di euro 1.450, a partire dal primo gennaio 2013, per chi licenzia una collaboratrice domestica. Contributo, questo, destinato al finanziamento di due assicurazioni che devono sostituire l’indennità di licenziamento”. 
 
Menghini prosegue affermando che “a chi ha affrontato la materia senza pensare alle conseguenze per i più deboli, la soluzione poteva apparire alquanto positiva.
La Fnp Cisl Umbria se, da una parte, pensa che era giusto porre un freno ai licenziamenti anche per le collaboratrici domestiche, dall’altra crede che sia più discutibile sgravare lo Stato dell’indennità di disoccupazione con l’introduzione di una  nuova tassa.
Una tassa non selezionata – rinforza il segretario- in quanto si applica anche al licenziamento delle badanti, denominazione di coloro che per professione accudiscono persone anziane e, molte volte, non autosufficienti”.
 
L’assunzione di una badante -prosegue Menghini- è una necessità irrinunciabile che induce la famiglia o l’anziano solo ad affrontare enormi sacrifici economici nel tentativo di avere una minima assistenza, che non riesce a trovare nell’erogazione dei servizi da parte delle istituzioni.
Questa necessità porta ad assumere anche decisioni affrettate, non sempre validate, e il contratto -sia per la dipartita dell’assistito od anche per giusta causa- per circa il 70 per cento dei casi, finisce con il licenziamento”.

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