Condividi su facebook
Condividi su twitter
Un decreto che doveva liberalizzare sta ingessando il commercio intervenendo nella libera contrattazione delle parti
soldi-denaro3
Già sono cominciati i problemi per gli imprenditori tenuti ad applicare, grazie al decreto liberalizzazioni, il “famigerato” articolo 62 che impone di pagare a 30/60 giorni i prodotti alimentari e di avere un contratto di acquisto per ogni fornitore.
Ma già si delinea la linea di difesa del commercio al dettaglio.

Siamo di fronte ad una norma palesemente incostituzionale”, dice Fipe – Confcommercio, “poiché tratta nello stesso modo situazioni diverse (basti pensare al produttore quotato in borsa che la usa contro il chiosco bar) ed in contrasto con la normativa comunitaria che prevede per i privati la piena libertà di determinare i termini di pagamento.
La FIPE ha provveduto sia a denunciare il Governo italiano alla Comunità Europea, affinché questa apra una procedura di infrazione, sia a porre in essere le azioni per provocare una pronuncia della Corte Costituzionale.

“I problemi”, sostiene la Fipe – Confcommercio della provincia di Perugia (l’organizzazione più rappresentativa dei pubblici esercizi), “nascono dal fatto che la norma si applica a tutti gli acquisti di alimenti da chiunque effettuati e, quindi, investe centinaia di migliaia di imprese di tutte le dimensioni, ma prevalentemente micro, del settore della somministrazione di alimenti e bevande che dovranno pagare a 30 giorni i fornitori di alimenti freschi ed a 60 quelli di alimenti non deperibili, pena una sanzione da 500 a mezzo milione di euro”.

Per venire incontro ai problemi tecnici di applicazione delle nuove norme, soprattutto per quanto riguarda la redazione dei contratti di acquisto, Fipe ha redatto una Guida Pratica all’articolo 62, che mette gratuitamente a disposizione degli imprenditori associati (nel sito www.confcommercio.pg.it – presso le Associazioni territoriali Confcommercio e l’ufficio Fipe di Perugia, tel. 075.506711).

“Le nuove norme”, aggiunge Fipe – Confcommercio, “metteranno in ginocchio un settore in forte difficoltà causando rilevanti problemi tanto ai ristoranti di fascia alta, che alle mense, che ai locali marginali, che agli stessi produttori destinati a perdere fasce di clientela che non potranno più permettersi di avere delle scorte, ma dovranno esasperare la rotazione del magazzino vista sia la difficoltà di accesso al credito che il divieto di contrattare diversi termini di pagamento.

Infatti, anche se l’esercente si dovesse accordare con il suo fornitore per pagare con comodo rischierebbe, in caso di ispezione della Guardia di Finanza, la denuncia all’Antitrust per aver pagato dopo 30/60 giorni o per non avere copia del contratto e, in ogni caso, sarebbe condannato a non cambiare fornitore per non essere denunciato dal vecchio per ritardato pagamento.
Alla nuova normativa sono interessati tutti gli operatori del comparto alimentare (dettaglianti alimentari, pubblici esercizi, grossisti, mercati ortofrutticoli, ambulanti, distributori automatici, panificatori, erboristi etc.), ma anche coloro che trattano prodotti agricoli diversi da quelli alimentari (es. sementi, animali, mangimi per animali, piante e fiori, tabacchi non lavorati etc.), a prescindere dalla posizione rivestita nell’ambito della filiera di riferimento.
 

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter