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Il sequestro a carico di un ex detenuto, imprenditore a Foligno, che doveva segnalare al fisco ogni variazione patrimoniale ed invece aveva intestato i beni alla moglie
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La prassi di intestare a familiari i propri beni, per occultarli e sfuggire al fisco si sta dimostrando perdente.
Specialmente quando il familiare ha redditi scarsi, il vero titolare ha avuto precedenti con la giustizia e fa l’imprenditore.

Tutte circostanze che hanno portato alla prima applicazione in Umbria della legge antimafia Rognoni-La Torre a carico di un imprenditore residente a Foligno che, in più è ritenuto legato al clan camorristico dei Magliulo di Afragola.
L’uomo, un 50enne d’origini napoletane, nel 2002 era stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso.

La pena, dopo alcuni anni stati scontati nel carcere di  Spoleto, prevedeva anche il rispetto dell’articolo 30 della legge Rognoni, con l’obbligo a comunicare per i dieci anni successivi, al nucleo di polizia tributaria della finanza, ogni variazione patrimoniale superiore ai 10.329 euro.
Ovviamente l’uomo non aveva comunicato nulla ed aveva intestato alla moglie due appartamenti ed una  tabaccheria, dal valore commerciale di 625 mila euro, che ora gli sono stati sequestrati.

Al momento sequestri e denuncia discendono da questa violazione che si potrebbe dire di tipo amministrativo, tuttavia adesso c’è da capire come l’imprenditore abbia fatto i soldi necessari all’acquisto di quei beni o se gli stessi, lungi dall’appartenere effettivamente a lui o alla moglie, non abbiano un proprietario ancor più occulto che abbia trovato quel modo per riciclare proventi illeciti.

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