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Il discorso del nuovo Sindaco dopo il giuramento solenne nella seduta di insediamento del rinnovato Consiglio comunale
consiglio


"Benvenuti nella Sala del Consiglio Comunale di Todi, oggi riunito per la prima volta dopo le elezioni amministrative dello scorso mese di maggio.
Un primo e cordiale saluto a tutte le cittadine e a tutti i cittadini tuderti, che dal 23 maggio scorso ho l’onore di rappresentare; un particolare pensiero a coloro che hanno riposto in me la loro fiducia, nel profondo rispetto di chi ha espresso altre sensibilità e preferenze.
Saluto il neoeletto Presidente del Consiglio comunale, Dott. Francesco Maria Alvi ed insieme a lui i Vice Presidenti, nella certezza che sapranno sempre assicurare un confronto ampio, proficuo e sereno nella massima assise cittadina.
Rivolgo un personale saluto all’intero Consiglio comunale, profondamente rinnovato, ricco anche di giovani energie, di intelligenze e sensibilità, che molto bene faranno, ne sono certo, alla nostra Città.
Assicuro fin d’ora a ciascun consigliere il mio massimo rispetto e la mia massima considerazione, nella consapevolezza che siano proprio i consiglieri comunali a rappresentare prima di tutto la Città ed i suoi abitanti.
Mi siano consentite due note di rammarico, in tal senso.
La prima, per la riduzione dei componenti il Consiglio comunale di Todi, passati da 20 a 16 secondo disposizioni di Legge che rispettiamo, ma che fatichiamo a condividere, non incidendo sui costi della politica e riducendo, però, significativamente le capacità di rappresentanza della nostra assemblea.
La seconda, per la totale assenza in questo consiglio di consiglieri donna. È un vulnus su cui tutti, trasversalmente, partiti in primis, dobbiamo riflettere. È un arretramento rispetto alla precedente consiliatura che si è conclusa con 5 consiglieri donna su 20 componenti. Questa assenza, seppur nel grande rispetto del voto espresso dai cittadini, ci parla ancora una volta degli sforzi tutt’oggi necessari per una piena rappresentanza di genere nelle istituzioni e lo sviluppo di pari opportunità sostanziali.
Diversamente da così, la politica rischia di perdere una sensibilità, quella delle donne, indispensabile alla vita comune.
Da parte mia manifesto fin d’ora tutto l’impegno per la rimozione degli ostacoli ancora presenti e la volontà di attivare fin da subito forme e strumenti di consultazione strutturata e continua.
Con piacere constato, invece, che molti sono i giovani alla loro prima esperienza in questo Consiglio comunale; tale rinnovamento è insieme un’impegnativa sfida ed una nuova opportunità. Una sfida per chi inizia a cimentarsi con la pratica amministrativa, un’opportunità per la Città, che può guardare con fiducia al proprio domani, certa di una classe dirigente al lavoro ed in formazione fin da oggi.

Per la prima volta, dopo cinque anni passati in questa aula come consigliere comunale, ho l’onore di avviare i lavori del nuovo Consiglio da sindaco e lo faccio con emozione  e con rispetto per questa istituzione che deve essere il luogo centrale e privilegiato di ogni decisione strategica per la nostra città.
L’avvio di un nuovo mandato amministrativo è preziosa occasione per riflettere su quanto ci si vuole impegnare a fare: non è questo il momento per discutere dei progetti e delle idee concrete – lo faremo nella seduta di Consiglio in cui discuteremo gli indirizzi programmatici dell’Ente – ma delle idealità e delle motivazioni che hanno spinto e condotto noi tutti ad assumere questi incarichi, per volontà espressa dal corpo elettorale.
Quanto compiamo quest’oggi è una sorta di liturgia solenne (dove “liturgia”, per altro, significa “azione del popolo”) che scaturisce dalle regole della democrazia. Democrazia che vede nella Repubblica e nella sua Costituzione i baluardi ed i riferimenti per ogni atto da compiere. Proprio alcuni giorni fa, il 2 Giugno, celebrando il 66° anniversario della Repubblica italiana, ho avuto il piacere di consegnare ai giovani che in questo anno compiono la maggiore età, una copia della Carta costituzionale, perché venisse sottolineato – come accade appunto nelle liturgie – il senso ed il profondo significato di una appartenenza comunitaria, accompagnata da un nuovo status che viene ad essere acquisito dai diciottenni: quello di elettori. Il giuramento che ho appena pronunciato evoca proprio le radici del nostro stare insieme e il senso del nostro impegno per il bene comune.
L’etimologia della parola “sindaco” rimanda al greco Sýndikos, che significa “amministratore di giustizia”, significa aver cura del bene di tutti, dei beni di tutti. Dunque, il primo compito del Sindaco è quello di impegnarsi per una società più giusta, è quello di compiere scelte che sappiano andare nella direzione del bene comune e della cura di chi è più debole.

Conosciamo tutti le difficoltà del tempo presente, le sfide vere per chi amministra oggi le Città, tra problemi e richieste crescenti di persone, famiglie, imprese e tagli di bilancio, necessari e gravosissimi.
Sono certo che nella nostra Carta costituzionale si intravedano con grande chiarezza, oggi come ieri, le vie per uscire da questo stato di cose: il diritto al lavoro, i doveri inderogabili di solidarietà economica, politica e sociale, l’equità, la tutela dei più deboli, il diritto allo studio, alla salute, all’assistenza, la tutela del nostro patrimonio, la promozione degli enti locali…
Spetta a ciascuno di noi accogliere l’invito del Presidente Napolitano per rilanciare il nostro Paese, le nostre comunità: “bisogna portarsi tutti all’altezza dei problemi da sciogliere e delle scelte da operare.”
È per questo che, a prescindere dalle bandiere e dalle ideologie, intendo rinnovare a tutti voi questa sera il mio impegno ad essere il Sindaco di tutta la città, nella convinzione che con la vittoria elettorale non si diventa padroni o proprietari della Città: se ne diventa, piuttosto, servitori. Tutto appartiene alla comunità, nel cui nome si opera e nel cui interesse si agisce.
Raccogliamo questa sfida in un periodo di grande crisi del rapporto tra cittadini e politica, che occorrerà recuperare e migliorare.

Risuonano con grande attualità le parole che qualche anno fa, il Vescovo Tonino Bello, voce profetica della Chiesa Cattolica, rivolgeva ai politici: “Oggi il vostro mestiere è fra i più ingrati e incompresi. Quando si parla di voi la gente corruga la fronte, ricorre alla battuta convenzionale, si sente autorizzata dal tacito consenso generale ad avanzare giudizi pesanti e, bene che vada, l’aggettivo più innocuo che appone alla parola “politica” è quello di “sporca”. (…) È segno che c’è un diffuso scetticismo sulla gratuità del vostro impegno, o sulla serietà della vostra missione, o sull’autenticità del vostro carisma. E anche quando vi siete prodigati con la generosità più pura, vi sentite al centro di una nebulosa di sospetti. Anche quando vi siete spesi senza parsimonia e avete pagato prezzi altissimi di tempo, di fatica mentale e forse anche di denaro, siete costretti a difendervi dalle aggressioni della critica mordace, dalla perfidia dell’ironia subdola, dal distorcimento operato perfino sulle vostre intenzioni più pulite, dal livore di parte o dalla strumentale manipolazione degli avversari. Non c’è che dire. La vostra, oggi, è davvero una vita scomoda.”
È così. Ne sono e ne siamo in molti consapevoli.
Eppure sappiamo che una via d’uscita c’è. È la strada dell’ascolto, della partecipazione, della trasparenza amministrativa, della disponibilità totale all’impegno.

Il Comune è il livello istituzionale più vicino ai cittadini. L’ascolto dei problemi della Comunità, il dialogo permanente sulle iniziative da intraprendere e la trasparenza rappresenteranno la via migliore per ricostruire un tessuto sociale, per ridefinire ruolo e funzioni della politica.
È anche questo, forse soprattutto questo, il compito che tutti noi oggi abbiamo di fronte: contribuire, amministrando le nostre comunità, a creare una società più giusta, equilibrata, culturalmente matura, dove il civismo, il senso della civitas, quello che fa sentire di appartenere ad una collettività, si affermano sugli interessi particolari, gli egoismi, i privilegi, le rendite di posizione.
Occorre ritrovare la capacità di far sentire ciascuno di noi responsabile di un destino comune, dentro un quadro di regole condivise, nell’affermazione quotidiana del principio di legalità, nel rispetto delle opinioni diverse e, a volte, persino contrapposte che mai devono essere demonizzate. Nel rispetto dell’altro, mai limite, sempre risorsa per scoprire se stessi. Saranno anni impegnativi, lo sappiamo.

Le previsioni che analisti ed economisti fanno per i prossimi anni, sono, per il nostro Paese, ancora molto preoccupanti. La crisi c’è, e Todi, è del tutto evidente, non ne è immune. Quindi dobbiamo essere consapevoli che primo nostro compito sarà quello di dedicare la massima attenzione al mondo del lavoro e delle imprese, alle famiglie, ai settori più indifesi della società, pur sapendo che un Comune ha strumenti limitati per poter intervenire e risolvere, e che da soli non possiamo fare molto.
Perseguiremo l’obiettivo di un grande rigore nel controllo della spesa e applicheremo massima attenzione nel praticare il risparmio.
Allo stesso tempo occorre interrogarsi su come essere più produttivi, efficienti, rapidi, meno burocratici e più pragmatici: la qual cosa non significa disattenzione alle regole, ma semplificazione delle stesse quando queste dipendono dalla nostra autonomia di azione. Risparmiare vuol dire anche fare di più e meglio in minor tempo e soddisfare i cittadini offrendo servizi migliori e risposte più celeri.
Su questo chiamo alla responsabilità anche i nostri cittadini: il “risparmio sociale” di una comunità si raggiunge anche se ciascuno di noi si comporta virtuosamente.
Penso, per esempio, ad una corretta raccolta differenziata dei rifiuti, all’uso delle fonti rinnovabili per la produzione di energia pulita, ad una maggiore attenzione verso lo spazio pubblico, a mantenere pulite, con attenzione, le nostre strade, i giardini, le piazze, le fontane, a non danneggiare beni comuni ed arredi urbani. Penso a comportamenti civici che –in quanto tali- si trasformano immediatamente in un risparmio per la spesa pubblica.

Metteremo grande impegno nel riesame di tutta la politica fiscale e tariffaria secondo i principi di equità e progressività e saremo altrettanto determinati nel combattere l’evasione fiscale.
Abbiamo ricevuto in eredità una città dalla storia millenaria, che consapevole del proprio potenziale e delle proprie risorse deve ritrovare la forza, la volontà di intraprendere la strada del rilancio e dello sviluppo.
Questo è il tempo di abbandonare le inutili divisioni, le critiche improduttive.
Io interpreto questo mandato con la necessità di abbandonare le visioni e gli interessi meramente individualistici per recuperare il comune senso di appartenenza, l’entusiasmo di collaborare per la riuscita dei progetti comuni, perché questa è l’unica via per lo sviluppo e il rilancio.
Cari cittadini, cari consiglieri: si esce dalla crisi tutti insieme, si fa crescere la comunità solo se ci si ritrova uniti nei momenti essenziali.
Continuare a dividersi non serve. Occorre accordarsi, concretamente, sulle cose possibili, sulle cose da fare.

Penso al filosofo francese Jacque Maritain, al suo discorso all’Unesco del 1947 (La voie de la paix), ripreso dal Cardinal Scola in una sua recente Lectio Magistralis: stante la pluralità irriducibile degli attori sociali, l’ambito politico deve puntare a convergere verso un «pensiero comune pratico», cioè uno «stesso insieme di convinzioni volte all’azione»." Il che implica accettare l’inevitabile divergenza delle visioni del mondo, scommettendo al contempo sulla possibilità di intendersi concretamente sul da farsi. Questo non vuol dire rinunciare al piano della giustificazione teorica dell’agire pratico: sarebbe una scelta nullista. Significa piuttosto riconoscere che l’ambito politico non necessita, per essere in buona salute, del consenso totale (assai improbabile) intorno a visioni sostantive della vita. Accettando questa delimitazione si può realizzare quel bene comune essenziale ."
Da questo luogo della più alta rappresentanza democratica della città lancio, allora, un appello di forte e leale collaborazione, nel rispetto delle competenze di ognuno, per condividere ed attuare gli obiettivi dell’amministrazione e porre in atto quegli interventi di razionalizzazione, di modernizzazione e riduzione dei costi che dovranno essere compatibili con le entrate come previsto dal negletto art. 81 della Costituzione che prevede per ogni provvedimento di spesa l’indicazione dei mezzi per farvi fronte.

Il Consiglio comunale è il luogo deputato all’elaborazione di indirizzi per l’attività amministrativa, oltre che organo deputato a svolgere le azioni di controllo necessarie. Come Amministrazione comunale ci atterremo scrupolosamente a questo duplice ruolo stabilito dalla Legge.
Ci preme, in questa sede, ancora una volta, rintracciare nei principi costituzionali i capisaldi attorno ai quali fondare la nostra attività nei prossimi anni, dando concretezza ai programmi.
Ciò significa tradurre giorno dopo giorno i princìpi in obiettivi, coinvolgere le persone nelle scelte e nelle decisioni, assumersi le responsabilità di individuare le priorità nell’interesse generale.
Siamo qui per questo, maggioranza ed opposizione, per praticare la dialettica della democrazia e trasferirla in azioni capaci di accrescere le opportunità di soluzione ai problemi, dai più semplici ai più complessi.
Siamo qui per questo, scelti, tutti, dai nostri cittadini.
L’augurio che mi faccio e che faccio alla Città è che ogni volta che avremo da discutere e votare un provvedimento, il nostro modo di porsi davanti ad esso sia quello che il Sindaco di Firenze Giorgio La Pira suggeriva al suo Consiglio comunale: «non (…) il voto a un uomo o a un gruppo di uomini, ma (…) l’indicazione di opere concrete da compiere».

Un saluto a tutti i dipendenti comunali, al servizio dei cittadini: sarà questo l’impegno e lo stile personale del sindaco e degli assessori. Siamo convinti che lo stesso spirito di servizio animi il lavoro di ciascuno dei dipendenti comunali, con attenzione, intelligenza e reale responsabilità. Vogliamo che i cittadini siano orgogliosi del loro Comune e che i dipendenti comunali si sentano orgogliosi di lavorare per il bene della loro città. Le professionalità e l’impegno dovranno trovare modo di essere riconosciuti e valorizzati. Assieme determineremo le condizioni per far sì che questo accada, ma per arrivare al risultato di un pubblico, largo apprezzamento del lavoro che assieme svolgeremo, la disponibilità e la volontà di ciascuno dei dipendenti sono indispensabili.

Concludo esprimendo la convinzione, in me sempre più forte, che la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica non possa esaurirsi nel solo appuntamento con il voto. Questo è senz’altro il momento in cui le opinioni di ciascuno si traducono in esplicito consenso alla politica, ai partiti, alle persone.
Ecco, si tratta di continuare in questa direzione. Di non esaurire in quest’aula il nostro ruolo, ma di stare a stretto contatto con le persone, ascoltare le loro idee, proposte, critiche e contestazioni. Discutere i progetti piccoli e grandi, spiegare le cose, accogliere i suggerimenti.
Occorre farlo con tutte le energie possibili. Per quanto mi riguarda, ho già scelto di essere a disposizione completa dei cittadini, ogni giorno, per tutto il mandato amministrativo.

Auguriamoci un buon lavoro, ricordando con Piero Calamandrei che “Per fare buona politica non c’è bisogno di grandi uomini, ma basta che ci siano persone oneste, che sappiano fare modestamente il loro mestiere. Sono necessarie: la buona fede, la serietà e l’impegno morale. In politica, la sincerità e la coerenza, che a prima vista possono sembrare ingenuità, finiscono alla lunga con l’essere un buon affare”.

Carlo Rossini – Sindaco di Todi

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