Con una nota la Regione Umbria, per bocca dell’assessore Vinti, tranquillizza sulla “tenuta” dei capannoni industriali alle scosse di terremoto la cui imprevedibilità nel tempo e nel luogo tuttavia è stata però ampiamente dimostrata degli eventi in corso in Emilia.
“Bisogna tenere sempre alta la guardia rispetto al rischio sismico – ha detto l’assessore regionale alla mitigazione del rischio sismico e geologico, Stefano Vinti – pur nella consapevolezza che in Umbria le strutture prefabbricate danneggiate dagli eventi del 1997 sono state riparate e quindi sono stati elevati i livelli di sicurezza e tutte le altre strutture, colpite ma non danneggiate, sono state effettivamente collaudate dall’azione sismica”
Vinti ha sottolineato che “oggi le nuove strutture sono progettate e realizzate nel rispetto delle più moderne normative di settore e sulla base di carte di pericolosità sempre in continua evoluzione e con valori dell’accelerazione al suolo generalmente maggiori di quelli previsti nelle aree emiliane.
Siamo consapevoli – ha proseguito – che le carte di pericolosità, seppur raffinate e costruite sulla base delle più attuali conoscenze scientifiche, si fondano comunque su studi probabilistici”.
La tecnica della prefabbricazione applicata agli edifici in cemento armato – ha ricordato l’assessore – è sicuramente diffusa e consolidata in Italia e l’impiego di tale tecnica, a partire dal periodo post-bellico,è stato favorito dallo sviluppo della precompressione, dalla buona qualità dei materiali, dalla velocità di montaggio e dalla enorme richiesta di strutture per impianti industriali, oltre che dalla notevole versatilità funzionale che consente di coprire differenti tipologie di grande diffusione.
Nonostante ciò fino all’emanazione delle norme tecniche di ultime generazione a partire dal 2003, ma sostanzialmente in attuazione solo dal 2008 con il DM 14.1.2008, il loro efficace impiego nelle aree sismiche è sempre stato condizionato da una insufficiente normativa di riferimento capace di disciplinare efficacemente tutti gli aspetti legati alla progettazione.
“Questo ultimo terremoto in Emilia Romagna ha evidenziato come le potenzialità delle strutture prefabbricate siano limitate in zona sismica – prosegue Vinti -, dalla vera e propria progettazione dei collegamenti fra gli elementi strutturali e fra la struttura e gli elementi non strutturali (p. es: i pannelli di tamponamento).
I recenti terremoti hanno contribuito non poco a sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti della riduzione del rischio sismico e della necessità di revisione della normativa tecnica finalizzata all’adozione di una adeguata politica di prevenzione sismica”.
E’ inoltre necessario, per l’assessore, considerare che, nel caso delle strutture prefabbricate impiegate nel settore industriale, le situazioni di inagibilità o di interruzione dell’attività causano pesanti ripercussioni sociali ed economiche.
In Umbria – ha aggiunto – abbiamo una antica storia sismica, con la classificazione di alcuni Comuni sin dal 1927 (Alta Val Tiberina e Valnerina), altri dal 1962 (Norcia, Castel Giorgio) ed i rimanenti dal 1981 (l’ultima riclassificazione è del 2003) seppure con diversi gradi di pericolosità sismica ovvero di classi che indicano la diversa accelerazione sismica al suolo.
Dunque la pericolosità sismica del territorio assicura, nei territori classificati, che la progettazione delle strutture, anche prefabbricate, sia eseguita nel rispetto delle norme tecniche in corso di validità.
Sin dal 1981, con legge 20.08.1981 n. 61 recentemente confermata con la LR 27.01.2010, n. 5, la Regione ha delegato la vigilanza ed il controllo delle costruzioni in zona sismica, sia degli elaborati progettuali che dell’esecuzione in corso d’opera, alle Province di Perugia e di Terni.
Il sistema prevede, anche per i prefabbricati, che il committente (nelle zone 1 e 2, ad alta e media sismicità) presenti il progetto in Provincia. Questa, esaminata la correttezza degli elaborati, rilascia l’autorizzazione entro 60 giorni.
Poi i controlli in cantiere sono effettuati sul 5% del campione.
Nella Zona 3 (a bassa sismicità) la Provincia esamina il progetto ed effettua i controlli in cantiere sul 5% del campione. Va sottolineato che, qualora si tratti di strutture strategiche (p. es. gli ospedali) o rilevanti (ad esempio le scuole), anche in zona 3 si adotta il controllo preventivo di tutti i progetti.
“Nella nostra Regione molto è stato fatto – ha concluso – soprattutto a seguito della ricostruzione post sismica del 1997, la cui intensità è paragonabile a quella dell’Emilia: in quel caso le strutture prefabbricate hanno sostanzialmente dimostrato un buon comportamento se ben realizzate ed altrettanto bene mantenute.
Quindi anche in un vasto territorio molto può essere fatto con il rispetto della normativa e soprattutto con la manutenzione e quindi la prevenzione, ovvero la verifica della struttura e l’adeguamento della stessa nel rispetto delle norme tecniche e della pericolosità del sito.
La nostra esperienza e la norma tecnica oggi lo conferma, impone di ottenere, per le strutture prefabbricate, la stessa risposta strutturale degli edifici in cemento armato monolitici.
In sostanza, la struttura prefabbricata deve danneggiarsi secondo il meccanismo previsto dal progettista, garantendo che solo per alti terremoti la struttura si danneggi salvaguardando però la vita degli occupanti”.