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"Non è questa la stagione per difendere l’esistente" ha detto la Presidente della Giunta Regionale dell'Umbria nel presentare la proposta di riforma che deve fare i conti col periodo di "vacche magre e più malate" dell'economia
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Secondo la Presidente della Regione Umbria in Sanità “Non è questa la stagione per difendere l’esistente
.
E’ invece la stagione del coraggio, quello necessario a compiere scelte che guardino al futuro, all’innovazione, alla qualità del nostro sistema sanitario, in coerenza soprattutto con l’attuale situazione economica e con le indicazioni e le scelte che lo stesso Governo ci impongono”.

Ma forse si potrebbe dire che questo è il tempo delle vacche magre e necessità fa virtù, anche se non sempre in sanità le “economie di scala” danno frutti, specie nell’immediato, anzi non di rado la pluralità, se gestita bene ed effettivamente controllata dall’alto, può consentire, più che la competizione, la comparazione e la diminuzione della autoreferenzialità che in sanità non manca certo.

Nella riforma, la cui illustrazione completa è affidata agli allegati, è prevista la riduzione da quattro a due  delle Unità sanitarie locali, che sono le seguenti:
• Unità sanitaria locale Umbria n. 1
• Unità sanitaria locale Umbria n. 2
Sono confermate le aziende ospedaliere di rilievo nazionale di alta specialità: l’Azienda Ospedaliera di Perugia, Santa Maria della Misericordia e l’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni

Catiuscia Marini, assieme all’assessore regionale alla sanità, Franco Tomassoni, ed al direttore regionale alla sanità, Emilio Duca, ha illustrato alla stampa  i due provvedimenti relativi alla riforma della sanità in Umbria, pre-adottati nel corso della seduta di Giunta di lunedì scorso.   “
Con questi due atti di riforma e riordino – hanno affermato la presidente Marini e l’assessore Tomassoni – si vuol rendere compatibile e coerente il nostro intero sistema sanitario con le decisioni assunte dal Governo – sia da quello in carica che dal precedente – che impongono rapide decisioni per poter fronteggiare la notevole riduzione della dotazione del Fondo sanitario nazionale e quindi dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni che, per la sola Umbria, comporterà una diminuzione di oltre 200 milioni di euro nei prossimi tre anni”.

La presidente Marini ha quindi affermato che “l’Umbria può oggi mettere in campo una serie di riforme, senza per questo dover rinunciare al carattere universalistico e pubblico del nostro sistema sanitario. Anzi, grazie alla buona capacità di governo della sanità in Umbria – confermata ancora una volta dallo stesso Ministero della salute che indica proprio la nostra regione assieme alla Lombardia come le uniche in Italia ad avere i bilanci in equilibrio – , è possibile realizzare un significativo processo di riforma, riorganizzazione e razionalizzazione che consentirà l’ulteriore qualificazione del nostro sistema sanitario”.

La filosofia di fondo di questa riforma – ha proseguito l’assessore Tomassoni – è essenzialmente quella di realizzare un sistema sanitario unitario e integrato. Che superi, insomma, la competitività tra le diverse aziende sanitarie ed ospedaliere.
Ciò, oltre a garantire una maggiore coesione del sistema, ne aumenterà la sua efficienza, ridurrà i costi e migliorerà la sua ‘governance’ complessiva.
Per quanto riguarda la Regione, dobbiamo ridurre ancor di più il nostro ruolo nella gestione, a favore delle competenze che sono proprie di un organo di governo regionale e cioè quelle relative a programmazione e controllo”.

 

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