La battuta che viene in mente, saputo quel che è accaduto a Terni, è “non c’è più religione”.
Coloro che non vogliono far parte del “ mondo di furbi “ costituito da coloro che fanno volentieri a meno della fattura quando comprano beni o servizi, illusi di poter risparmiare qualcosa sul costo, sono indotti a ripensare il loro comportamento quando scoprono che sono stati truffati due volte da chi le fatture le emette ma non le registra, non risultando neppure svolgere un’attività economica.
Gli onesti avevano pagato sia la prestazione che l’Iva esposta in fattura, ma un artigiano ternano pur emettendo fattura per le prestazioni che effettuava, non le registrava e, tanto meno, le dichiarava, nascondendo così al Fisco incassi complessivi per circa 150 mila euro ed evadendo Iva per circa 35 mila euro.
L’episodio fa anche riflettere su quanto sia facile per taluni evadere le imposte e quante tasse si perdono non consentendo che le spese, tutte le spese, possano essere portate in detrazione da chi le sostiene.
Certo un sistema del genere non risolverebbe il problema dell’evasione, ma almeno i “superfurbi” avrebbero qualche possibilità in più di essere scoperti quando si fanno i controlli incrociati.
Nel caso di Terni l’artigiano supefurbo è stato pescato, ma solo perché è stato troppo sfacciato ed i finanzieri, forse già sull’avviso, hanno avuto il compito agevolato.
L’artigiano, infatti, si era messo a lavorare proprio di fronte alla caserma delle fiamme gialle di via Bramante e dell’Agenzia delle entrate.