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Talk Show in programma domani 20 aprile alle ore 17.00, organizzato dalla Coldiretti Umbria , per illustrare la proposta di legge salva-olio Made in Italy
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In Umbria, secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono oltre 27.000 ettari e permettono di produrre mediamente circa 90.000 quintali di olio l’anno; mentre l’incidenza del comparto sulla PLV agricola regionale è di circa il 6%. Gli olivi sono per la maggior parte di varietà Moraiolo, che è la cultivar che simbolicamente e concretamente rappresenta l’olio umbro, di varietà comuni come Frantoio e Leccino e di cultivar autoctone, nell’areale del Trasimeno varietà Dolce Agogia, nell’areale di Giano dell’Umbria varietà San Felice e Nostrale di Rigali nell’areale di Gualdo Tadino.
La D.O.P. dell’olio extravergine di oliva Umbria, istituita nel 1997, è l’unica denominazione italiana estesa all’intero territorio regionale, che è stato suddiviso in cinque sottozone (Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani).
Altro snodo essenziale della qualità dell’olio umbro, è il numero dei frantoi: circa 250, che, con una presenza così capillare sul territorio, permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino prima della lavorazione.
L’Italia, ricorda Coldiretti, è il secondo produttore mondiale di olio di oliva con circa 250 milioni di piante e una produzione di oltre mezzo milione di tonnellate e può contare su 40 oli extravergine d’oliva: Dop/Igp. Il fatturato del settore è stimato in 2 miliardi di euro con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno.
Il consumo nazionale è di circa 14 chili a testa.
 

Tutto ciò giustifica ampiamente “Trasparenza e qualità, a difesa dell’olio d’oliva italiano e umbro” il Talk Show in programma domani 20 aprile alle ore 17.00, organizzato dalla Coldiretti Umbria a Montecastrilli, in occasione di Agricollina 2012.

L’olio d’oliva – afferma Coldiretti – rappresenta un prodotto simbolo anche dell’economia agricola Made in Umbria; proprio per salvare un patrimonio sociale, ambientale ed economico, che garantisce salute, lavoro e reddito ai cittadini-consumatori – ricorda Coldiretti – è stata recentemente proposta un’iniziativa di legge popolare “Norme per la qualità e la trasparenza della filiera degli oli di oliva vergini”, finalizzata a favorire la crescita delle produzioni di qualità nel settore olivicolo e a contrastare pratiche commerciali scorrette. L’iniziativa – sottolinea il Presidente della Coldiretti Umbria, Albano Agabiti – è stata promossa da Coldiretti, Fondazione Symbola e Unaprol, che hanno messo a punto un sistema di norme a tutela dei consumatori e della reale concorrenza tra le imprese, in grado di preservare l’autenticità del prodotto, la veridicità della provenienza territoriale e la trasparenza delle informazioni.

Scritte in etichetta più grandi, stop ai marchi ingannevoli e al segreto sui nomi delle aziende che importano olio dall’estero, ma anche test della verità probatorio per la classificazione delle caratteristiche qualitative
. Sono alcune delle novità – informa Massimo Manni, Presidente Coldiretti Terni – contenute nella proposta di legge salva-olio Made in Italy, con la sfida della qualità per costruire un’alleanza tra consumatori e produttori e difendere l’eccellenza del nostro patrimonio olivicolo nazionale.

Proprio l’iniziativa di quest’anno ad Agricollina – precisano Agabiti e Manni – rappresenta un momento utile a ribadire come, per continuare a dare la giusta dignità al nostro olio, occorra moltiplicare gli sforzi per una attenta informazione dei cittadini-consumatori riguardo l’origine del prodotto, così come soddisfare le legittime aspirazioni in termini reddituali delle imprese olivicole locali.
Le maglie larghe della legislazione nell’olio di oliva infatti, privano l’Italia di una importante leva competitiva, danneggiano le imprese e favoriscono la disinformazione dei cittadini senza dimenticare – concludono Agabiti e Manni – gli evidenti problemi di tutela qualitativa e di sicurezza alimentare causati dalla contraffazione.

Al Talk Show di Montecastrilli, moderato da Giulio Scatolini, Consigliere e Capo Panel Unaprol, interverranno Stefano Masini Responsabile Ambiente, Territorio e Consumi della Coldiretti Nazionale, Massimo Gargano Presidente Unaprol, Maurizio Servili, Docente della Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia, Alessandro Petruzzi Presidente Federconsumatori Umbria, Fernanda Cecchini Assessore Regionale all’Agricoltura, Albano Agabiti e Massimo Manni, Presidente Coldiretti Umbria e Presidente Coldiretti Terni.

 
In Umbria, secondo elaborazioni Coldiretti, si trovano quasi 7,5 milioni di piante di olivo che coprono oltre 27.000 ettari e permettono di produrre mediamente circa 90.000 quintali di olio l’anno; mentre l’incidenza del comparto sulla PLV agricola regionale è di circa il 6%. Gli olivi sono per la maggior parte di varietà Moraiolo, che è la cultivar che simbolicamente e concretamente rappresenta l’olio umbro, di varietà comuni come Frantoio e Leccino e di cultivar autoctone, nell’areale del Trasimeno varietà Dolce Agogia, nell’areale di Giano dell’Umbria varietà San Felice e Nostrale di Rigali nell’areale di Gualdo Tadino.
La D.O.P. dell’olio extravergine di oliva Umbria, istituita nel 1997, è l’unica denominazione italiana estesa all’intero territorio regionale, che è stato suddiviso in cinque sottozone (Colli Assisi-Spoleto, Colli Martani, Colli del Trasimeno, Colli Amerini e Colli Orvietani).
Altro snodo essenziale della qualità dell’olio umbro, è il numero dei frantoi: circa 250, che, con una presenza così capillare sul territorio, permettono la frangitura immediata delle olive, senza che queste si deteriorino per una presenza troppo lunga in magazzino prima della lavorazione.
L’Italia, ricorda Coldiretti, è il secondo produttore mondiale di olio di oliva con circa 250 milioni di piante e una produzione di oltre mezzo milione di tonnellate e può contare su 40 oli extravergine d’oliva: Dop/Igp. Il fatturato del settore è stimato in 2 miliardi di euro con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno.
Il consumo nazionale è di circa 14 chili a testa.
 

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