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Denunciata la "strana" assunzione del figlio di un ex dirigente che tuttora è consulente della società, solo la punta di un iceberg
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Non è da adesso che, quelli che non si fanno abbindolare dal mito delle privatizzazioni o della gestione privatistica , con società create ad hoc dagli Enti pubblici, di servizi pubblici, oppure delle esternalizazioni, denunciano il malcostume.
Abbandonare il regime pubblico a favore di quello privato significa che vengono meno tutte quelle garanzie che, almeno formalmente e salvo la consumazione di reati perseguibili, presiedono all’assunzione nel pubblico impiego.

E così nelle società pubblico- privato si assume chi si vuole e lo stesso fanno molti fornitori, a vario titolo, della PA cedendo apparentemente alle pressioni di qualche potente, ma in realtà stipulando, con ciò, una sorta di assicurazione che il rapporto contrattuale andrà avanti senza troppi intoppi: do ut des.
Il potente di turno, ovviamente può essere anche interno alla componente privata e ciò non fa che dimostrare che in Italia la lotta alla corruzione si fa solo a parole.
 
Ora e limitatamente ad alcune assunzioni fatte dalla società Gesenu a capitale pubblico-privato e dalle sue controllate, il consigliere regionale umbro Massimo Monni del Pdl, dice che fanno pensare “ad una diffusa pratica di nepotismo” facendo esplicito riferimento all’assunzione, in un’azienda partecipata dalla Gesenu del figlio di un dirigente, già collocato in pensione e attualmente consulente della società stessa.

Massimo Monni giudica questa pratica, “disdicevole, anche se il fatto in sé non necessariamente presenta risvolti di rilievo penale, ma certamente configura una gestione proprietaria e antieconomica delle aziende della città”.
Soci pubblici ovviamente fermi a guardare
chi calpesta i diritti costituzioni a cui, almeno per la quota pubblica, anche la Gesenu dovrebbe rispetto.

Nel merito Monni segnala due profili di inopportunità: “assumendo persone per discendenza o parentela si nega ogni forma di merito e di rinnovamento;
si penalizzano giovani brillanti che potrebbero fare meglio gli interessi della città e che invece spesso sono costretti a rimanere a casa senza lavoro”.
Per Monni questo comportamento “appartiene ad un sistema vecchio e costoso, quello degli ‘stipendiati della parapolitica’ che quasi sempre usufruiscono di forti tutele da parte dei loro sponsor, fino al punto da interferire con le esigenze organizzative e funzionali delle stesse aziende.”

“E’ indispensabile – conclude il consigliere di minoranza – il richiamo ad una pratica di correttezza amministrativa che garantisca misure di maggior rigore a tutela dell’interesse pubblico, nonché a tutela dei possibili danni derivanti dalla dispersione di risorse ed inefficienze imputabili alle modalità di assunzione all’assunzione di personale mediante forme di reclutamento semplificate."
Un richiamo che sa tanto di uno “scappelloto” che lascerà il tempo che trova, dopo tanto parlare di contrasto di interessi
 

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