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29 febbraio 2012
Nulli Pero "Io sto con me stesso"

In questi giorni sento un susseguirsi di voci che mi riguardano ed allora desidero fare alcune  puntualizzazioni.    Si è detto che ero il candidato della UDC . Anzi di (Tofanetti e Leoni), che avevano vinto il Congresso.   Poi ho letto  che  mi stavo avvicinando alla coalizione che sostiene il Sindaco Ruggiano.         Formalmente di tutto ciò nulla risulta corrispondere al vero.       O almeno è tutto approssimativo ,e dedotto. Ma da che?   Mi piace ricordare, prima a me stesso, che  dietro le affermazioni ci sono le persone con la loro dignità e la loro sensibilità.. Per questo non ho mai smentito ne assentito. Ho scritto come stavano le cose. Ora sarò ancora più esplicito. Premetto che motivi  personali mi hanno suggerito di rimanere spettatore della competizione.
1-In ogni caso   non ho accettto di essere,di fatto, il candidato di una parte di un partito. Non è nel mio spirito quello di alimentare divisioni ma semmai l’esatto opposto. Quindi quelli che vogliono dividere, stiano pure tranquilli, non li ostacolerò ,ne li aiuterò. Non è il mio compito. Con ciò non nascondo che mi sia stata chiesta la disponibilità da parte di amici, titolati a farlo, e che ringrazio per la stima  accordatami. 2- Ma oltre il sottoscritto, per la città e per la politica vedrei volentieri “un contenitore” dove possono confluire,per tanti motivi , esperienze e sensibilità diverse(non contrapposte), che si ritrovano su di un programma per la città e su questa base stringono un patto tra loro- e con la stessa città. Altre  stazioni,di mediazione sono  tutte consumate , ed i cittadini non le tollererebbero. Segni di incomprensione tra politica e i cittadini ce ne siano già molti e non si sente il bisogno di chi li alimenti senza motivo. Certamente non sarò io,con la mia presenza .
3- Ho letto che mi starei avvicinando al polo del Sindaco Ruggiano ed anche su questo devo precisare di non aver fatto alcun passo in nessuna direzione.
4- L’unica verità è; che da amministratore non sentirei la  paura di rimanere orfano dei singoli partiti, ma semmai dei cittadini e della città..
Stando cosi le cose credo sia giusto porre fine ad ogni equivoco; ribadendo che il mio concetto di interesse generale verso la città, il territorio le istituzioni ed i  cittadini mi porta  a concludere che starò con me stesso almeno sino a quando prevale il concetto del dove stare; e non quello del perché starci.   Stare con me stesso non  vuole avere il senso dell’autosufficienza , ma solo quello di ritrovarmi  con le cose e le persone in cui credo e delle quali penso che la città,  ha bisogno.
Da tempo ho deciso  di fare il cittadino che partecipa e dice come la penso sulle cose  a prescindere da chi le  fa.  E se non ci saranno fatti nuovi così probabilmente continuerò in  futuro ma sperando che saremo sempre di più. Poi il contenitore si troverà o lo si farà, se ce ne fosse bisogno. Ed infine sentite alcune polemiche, mi chiedo che senso ha il bipolarismo senza l’alternanza?
E come si realizza l’alternanza se le persone anche con provenienze ed esperienze diverse non si confrontano alla pari su programmi progetti ecc., dando la possibilità ai cittadini di scegliere veramente in base ai contenuti e non in base al contenitore? E’ curioso che la politica voglia generare concorrenza sul mercato ,ma per se stessa si applichi il criterio della pura e semplice appartenenza, senza favorire il confronto fra programmi e progetti ,cercando perciò di spostare il discorso dal contenuto( che è il valore vero) al contenitore che è sempre un oggetto fatto in serie .
Ottavio Nulli Pero.

28 febbraio 2012
Claudio Serafini (Aria Nuova per Todi) ne ha per tutti: Udc, Fiamma, Tomassini…

All’approssimarsi delle elezioni comunali i partiti iniziano a scaldare i motori. Che la degenerazione della politica avesse raggiunto livelli molto bassi ce ne eravamo accorti da tempo, ma sinceramente non mi sarei aspettato un degrado morale così eclatante. L’Udc, dopo avermi più volte contattato per chiedermi di affiancare la lista civica ‘Aria Nuova per Todi – Serafini sindaco’ al partito di Casini, ora sembra aver fatto marcia indietro. Da più parti si vocifera infatti di un ritorno, in perfetto stile democristiano, tra le braccia del Sindaco Ruggiano. Idee per la città di Todi ? Nessuna, non pervenute. La questione è sotto gli occhi di tutti: riempire una lista di 16 persone non è cosa semplice, figurarsi trovare un candidato sindaco credibile. Così, zitti zitti, quelli dell’Udc tuderte, nonostante gli strascichi e le dolorose ferite provocate dai dissidi interni, sembrano compatti e decisi a ritornare nelle file del centro-destra.
E non è finita qui. Lo storico leader missino di Todi si dice addirittura abbandonato dai Ruggianones e dal centro-destra nell’indagine giudiziaria che lo vede opposto alla Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Così tanto abbandonato che proprio ieri ha lanciato l’idea di una lista di Fiamma Tuderte da presentare alle comunali di maggio. Resta da capire se questa lista correrà da sola o al fianco di Pdl con l’ormai probabile ruota dell’Udc.
Che dire di Tomassini? L’esponente storico del centro-sinistra tuderte sembra ad un passo dalla sua candidatura fra le file del centro-destra di Ruggiano. Proprio cosi ! L’ex Ds in Consiglio comunale per due legislature, ex Assessore della Comunità montana, ex candidato alle passate elezioni regionali con Rifondazione Comunista sembra voler saltare le barricate ideologiche. È il segno lampante della più totale confusione, una situazione triste, spregevole, e tragica per Todi.
Ci sarà qualche benedetto politico locale che ancora crede nei valori non tanto politici ma quantomeno morali? Anche nel centro-sinistra non si comportano male. Caprini, dopo aver tessuto la tela per una probabile alleanza elettorale con Idv e Sel, proprio ieri si è visto sbattere la porta in faccia da Graziano Marini, della segreteria tuderte di Sel, che lo ha accusato di settarismo e strumentalità. Cos’altro ci manca? Credo proprio nulla, il pranzo è servito, queste sono le proposte che i partiti di destra e sinistra pensano di proporre per la città di Todi. E pensare che qualche giorno fa qualcuno aveva sottolineato che ero io a non aver un programma. Se le cose stanno così partiamo decisamente con il piede sbagliato. Per tornare a crescere, Todi deve dimenticare e superare la stagione dei soliti proclami, vuoti e inconcludenti, strombazzati da forze politiche vecchie e superate. Basta con le vecchie politiche, le vecchie logiche partitiche spartitorie. L’impegno politico deve essere un servizio alla comunità, non uno strumento per fare carriere e come ricerca di privilegi. Per questo non sono mai stato, e mai sarò, un professionista della politica.
Claudio Serafini – candidato sindaco "Aria Nuova per Todi"

28 febbraio 2012

Vogliono sopprimere i controlli sulla "Sicurezza" sul lavoro?
Nonostante l’anno scorso ci sia stato un aumento delle morti per infortuni sui luoghi di lavoro di oltre l’11% si vogliono smantellare i controlli nelle aziende con una semplice autocertificazione. Nel decreto legge5/2012 nell’articolo 14, si legge: "Soppressione o riduzione dei controlli sulle imprese in possesso della certificazione del sistema di gestione della qualità (UNI ISO-9001) o altra appropriata certificazione emessa, a fronte di norme armonizzate".". Cosa vuol dire? Una semplice certificazione di un ente esterno che certifica l’ ISO 9001 potrebbe bastare per non avere in sostanza verifiche in azienda. L’azienda dove lavoravo come responsabile della Qualità era certificata con l’ISO 9001 e ricordo che la certificazione veniva fatta da un ente che era pagato dall’azienda stessa. Il "controllato" pagava il servizio al "controllore". E credo che anche adesso funzioni così. Ma questi enti che sono eccessivamente costosi, se si assumeranno la responsabilità sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro, faranno lievitare i prezzi della certificazione a prezzi stratosferici se faranno le cose necessarie: ma penso piuttosto che chiuderanno un occhio per non creare beghe all’azienda che gli dà il lavoro. E i lavoratori responsabile della Sicurezza non si assumeranno nessuna responsabilità se sono esterni pagati dall’azienda stessa a certificare. Sui morti sul lavoro, si continua purtroppo a fare della grande confusione. Questo succede soprattutto perchè nelle statistiche ufficiali non si separano i morti sui luoghi di lavoro da quelli in itinere, molti morti in "nero" non vengono conteggiati, come non vengono conteggiate tra le vittime gli anziani agricoltori schiacciati dal trattore, che ricordiamo, sono intorno al 20% di tutti i morti sui luoghi di lavoro. I morti sui luoghi di lavoro nel 2011 sono stati 286 al nord con 46,65% sul totale in Italia, 156 al centro con il 25,4% sul totale e 170 al sud comprese le isole con il 27,7% sul totale. Occorre ricordare che essendo oltre il 60% delle mortisui luoghi di lavoro tra edili e agricoltori, il livello d’industrializzazione non ha praticamente nessun valore statistico, l’unico parametro valido è il numero dei morti in rapporto agli abitanti. Solo così è possibile valutare il livello di "virtuosità" di una provincia o di una regione. Gli edili e gli agricoltori ci sono in eguale misura in tutte le regioni italiane, e il nord, che ha un pessimo andamento su qusto fronte, non può trovare scuse che giustifichino tanti poveri lavoratori morti sul lavoro. Nel 2011 ci sono stati 663 morti sui luoghi di lavoro e 1170 se si aggiungono i lavoratori morti sulle strade e in itinere. dall’1 gennaio 2012 ci sono già stati 69 morti sui luoghi di lavoro eoltre 130 se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere.
Carlo Soricelli osservatorio Indipendente di Bologna morti per infortuni sul lavoro

28 febbraio 2012

Impianti industriali fotovoltaici ed eolici, mai vicini
Il Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi, a cui si sono aggiunti 20 associazioni e comitati oltre a persone interessate, ha inviato al Governo e in particolare al Ministro della Salute Renato Balduzzi e al Ministro dell’Ambiente Corrado Clini una lettera contenente una denuncia sulla grave emergenza sanitaria a cui sono soggetti i cittadini che vivono nelle immediate vicinanze di impianti fotovoltaici ed eolici industriali a terra.
In particolare riguardo agli impianti fotovoltaici industriali a terra sono stati evidenziati, tra gli altri, i seguenti effetti: inquinamento elettromagnetico generato dalle cabine di trasformazione, dai cavidotti e dagli elettrodotti posti nelle vicinanze delle abitazioni; pericolo di incendi; abbagliamento; rumore causato dalle cabine di trasformazione; possibile dispersione di sostanze nocive (ad esempio cadmio) contenute nei pannelli, per rottura degli stessi o a causa di fenomeni naturali; danni esistenziali e neuro-psicologici; inquinamento causato dai diserbanti irrorati a terra; variazioni microclimatiche nell’area circostante; peggioramento dello stato ambientale dei luoghi; danni agli ecosistemi; grave impatto visivo; ecc.
Riguardo all’inquinamento elettromagnetico l’Organizzazione Mondiale della Sanità e lo Statuto della Comunità Europea invitano ad applicare il principio di precauzione che afferma che "occorre usare con prudenza e cautela tutte quelle tecnologie che non risultano essere sicuramente innocue". L’Istituto Superiore della Sanità già dal 1995 ha evidenziato la correlazione tra esposizione ed aumento del rischio di leucemia infantile. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) nel 2001 ha classificato i campi elettromagnetici come "possibilmente cancerogeni per l’uomo." Altri ricercatori hanno constatato un drammatico incremento di patologie croniche e gravi, nonché il moltiplicarsi di ulteriori disturbi, come insonnia, vertigini, emicrania, impotenza, ecc, tutti riconducibili all’esposizione a fonti di campi elettromagnetici.
Il problema maggiore nasce per i cosiddetti "effetti a lungo termine", derivanti da esposizioni prolungate anche a dosi di centinaia di volte inferiori a quelle stabilite per proteggersi dagli effetti immediati (per esempio un’abitazione situata vicino ad elettrodotti, cavidotti, cabine di trasformazione ecc.). Tali effetti possono essere rilevati solo da indagini epidemiologiche sulle popolazioni esposte per lunghi periodi. Per le basse frequenze, molte indagini hanno dimostrato che vi è certezza scientifica del rapporto causa-effetto di un aumento dell’incidenza di alcune gravipatologie, tra le quali la leucemia infantile , o il tumore alla mammella maschile.
Riguardo agli impianti eolici industriali sono stati evidenziati, tra gli altri, i seguenti effetti nocivi: inquinamento da rumore; esposizioni al rumore a bassa frequenza, sindrome da turbina eolica ( un’autentica malattia di natura neurologica. La sintomatologia legata alla vicinanza delle pale è uniforme in tutti i paesi dove queste sono installate. I sintomi riscontrati sono di carattere "fisico": cardiopalmo, tachicardia, tremore, vibrazione di organi interni, tinnitus, mal di testa, disturbi acustici, sensazione di avere le orecchie chiuse, vertigine ecc.; e distorsioni di funzioni cerebrali: insonnia, difficoltà di concentrazione e perdita di memoria. "dott.ssa Nina Pierpont – USA" ), effetto stroboscopico delle pale eoliche, possibile rottura della pala eolica con conseguente lancio a grande distanza di detriti e parti meccaniche, rischio di incendio, danni agli ecosistemi, fortissimo impatto visivo, ecc.
Prima dell’emanazione delle linee guida nazionali molti impianti industriali rinnovabili sono stati approvati ed installati in modo selvaggio, spessissimo senza sopralluoghi da parte delle amministrazioni che hanno rilasciato le autorizzazioni e senza controlli degli enti preposti.
Nella maggior parte dei progetti presentati si parla genericamente ed infondatamente di assenza di impatto ambientale incidente su persone e sul territorio. In realtà ove si fosse preventivamente provveduto ad effettuare i dovuti sopralluoghi la maggior parte di essi risulterebbero illegittimi.
Per 20-30 anni coloro che risiedono nelle vicinanze di tali impianti dovranno subirne le conseguenze estremamente negative per la propria salute.
Un numero rilevante di questi impianti, spesso realizzati a solo scopo speculativo, sono stati installati a ridosso di abitazioni. Le fasce di rispetto, cioè le distanze minime dai singoli edifici, sono state decise in maniera del tutto arbitraria.
Sempre più emerge la necessità di una pianificazione, anche retroattiva, contro la totale aggressione devastante ai danni dei territori e dei suoi abitanti. Assistiamo ad una vera e propria devastazione dei paesaggi agrari e naturali, promossa da leggi nemiche dei cittadini e dei loro beni.
Il Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi (non contrario agli impianti sui tetti industriali, di edifici pubblici e privati di nuova costruzione), già in precedenti documenti ha evidenziato al Presidente del Consiglio Mario Monti e ai suoi Ministri come le attuali leggi non prevedano, ad esempio, una sufficiente distanza minima degli impianti dalle abitazioni, venendosi così a verificare assurde imposizioni e limitazioni all’altrui proprietà con evidente e grave pregiudizio, in danno di quanti siano costretti a subire gli effetti negativi della vicinanza di vasti impianti.
Chi ha costruito una casa in campagna lo ha fatto per vivere a contatto con la natura e non già per ritrovarsi nelle immediate vicinanze della sua proprietà aree industriali per la produzione di energia elettrica, avere come panorama staffe di ferro e pannelli di silicio grigio, oppure eco-mostri come le pale eoliche. Le persone che vi abitano si sono ritrovate improvvisamente a vivere in uno stato di panico e costante preoccupazione e subendo un innegabile danno patrimoniale:gli impianti eolici e quelli del fotovoltaico a terra producono l’arricchimento di pochi a discapito del territorio e della collettività.
E’ un diritto dei cittadini pretendere la tutela della loro salute e della qualità della loro vita.
Mancate o approssimative verifiche preventive dei progetti presentati e, conseguentemente, frettolose autorizzazioni concesse, costringono il cittadino a dover ricorrere ad azioni legali estremamente dispendiose e dall’esito incerto, stante la preoccupante giurisprudenza formatasi al riguardo.
Il rispetto dell’uomo, della salute e della propria casa sono diritti inviolabili.Siamo invece di fronte ad una violazione di diritti umani internazionali fondamentali allorquando i pubblici amministratori, nel desiderio di raggiungere gli obiettivi energetici (e miseri indennizzi per il bilancio dei loro Comuni), agiscono a detrimento della salute e della dignità delle famiglie .
Gli abitanti che vivono a ridosso di tali impianti CHIEDONOlo smantellamento degli impianti industriali fotovoltaici ed eolici situati in prossimità di case di civile abitazione, dovendo essere riconosciuto prevalente il diritto alla salute dei cittadini.
Chiedono che, per intervenuti motivi di pubblico interesse, di tutela dell’ambiente e della salute della collettività, le Pubbliche Amministrazioni revochino le autorizzazioni già rilasciate alla costruzione di tali impianti, come è loro facoltà.
Chiedono che, per intervenuti motivi di pubblico interesse, di tutela dell’ambiente e della salute della collettività, le Pubbliche Amministrazioni revochino le autorizzazioni alla costruzione già rilasciate, come è loro facoltà.
E in ogni caso chiedono che il Governo:
– conferisca ai Prefetti poteri d’emergenza al fine di poter essi autonomamente individuare tutte le irregolarità che hanno consentito l’installazione di impianti a ridosso di abitazioni;
– preveda l’emissione di ordinanze di smantellamento degli impianti irregolari;
– inasprisca le pene per "falsa descrizione del territorio" finalizzata ad ottenere l’autorizzazione del progetto;
– renda obbligatori, di concerto con gli abitanti e/o proprietari, i sopralluoghi preordinati all’approvazione dei progetti al fine di verificare la corrispondenza della descrizione del territorio in progetto con lo stato effettivo dei luoghi;
– preveda l’assoluto divieto di integrare i progetti incompleti ed inidonei alla reale descrizione del territorio, con conseguente inefficacia degli stessi;
– elimini ogni dubbio circa la possibilità di qualsivoglia tipo di sanatoria;
– vengano applicate misure di diminuzione sull’impatto ambientale con la riduzione della superficie dell’impianto o allontanamento dello stesso dalle abitazioni;
– siano bonificati i siti alterati con il restauro-rinaturalizzazione dei luoghi secondo lo " status quo ante";
– che le Sottostazioni elettriche per l’immissione di energia prodotta da impianti eolici e fotovoltaici sulla rete nazionale vengano allontanate da insediamenti abitativi;
– le Linee Guida Nazionali per le centrali eoliche e fotovoltaiche industriali siano pertanto essere riviste per includere aspetti quali i potenziali effetti sulla salute e la distanza idonea dalle abitazioni, al fine di garantire il diritto alla salute e alla salubrità ambientale atti ad eliminare ogni possibile forma di inquinamento acustico o elettromagnetico.
Al fine di tutelare i cittadini nel caso di installazioni già esistenti o future chiediamo che siano introdotte nelle linee guida nazionali fasce di rispetto e distanze minime, con valenza retroattiva laddove già realizzati, tra questi impianti fotovoltaici a terra e le abitazioni di almeno 500 mt.
L’Accademia Nazionale Francese di Medicina raccomanda la costruzione di turbine eoliche a un minimo di 1.5 Km dalle abitazioni; 2,5 km sono invece consigliati dagli esperti interpellati dalla provincia dell’Ontario (Canada) che ha condotto gli studi più avanzati in materia.
Risulta essenziale e doveroso fissare distanze minime effettivamente efficaci e non derogabili da strade e abitazioni, gli attuali 200 metri suggeriti dalle linee guida nazionali sono assolutamente insufficienti viste le grandi dimensioni dei moderni aerogeneratori. Un minimo criterio di prudenza imporrebbe una distanza minima di almeno 1,5 km.
Comitato Nazionale contro Fotovoltaico ed Eolico nelle Aree Verdi
 



28 febbraio 2012
Tassa consorzi bonifica: un palliativo

La semplice riduzione a 17 euro della tassa del Consorzio di Bonifica è solo un palliativo che non può risolvere il problema della disparità di trattamento che esiste nella nostra regione in materia di sicurezza idraulica ed ambientale. Infatti, continueranno ad esserci cittadini che pur dovendo avere assicurata la tutela idrogeologica saranno trattati in maniera diversa sul fronte dei tributi.
I comitati attendono quindi che la Regione mantenga l’impegno di affrontare con legge regionale la questione delle competenze nelle prossime settimane e comunque entro i 60 giorni indicati nella legge di riforma ed istitutiva dell’Agenzia di forestazione.
Disapproviamo, inoltre, l’atteggiamento tenuto dal Consorzio che alla proposta di richiedere il pagamento soltanto per importi superiori a 17 euro di tassa (ora si arrivava oltre i 10 con gli accessori) minaccia la Regione di dover intervenire con oltre 20 milioni di euro per fronteggiare gli eventuali ammanchi.
Dal momento che, anche quelli che ogni anno vanno a rimpinguare le casse del Consorzio di Bonifica, sono soldi pubblici gli esponenti dell’Ente dovrebbero riflettere prima di lanciare tali anatemi.
Oggi la difficile condizione della finanza pubblica impone scelte rigorose per l’eliminazione delle spese inutili derivanti dalla sovrapposizione di enti e strutture che esercitano le funzioni che possono essere attribuite agli enti territoriali, concentrando le risorse finanziarie pubbliche in modo razionale nei settori più importanti sotto il profilo dello sviluppo economico, sociale e civile del Paese.
L’attuazione della riforma costituzionale del 2001 derivante dall’approvazione della legge delega sul federalismo fiscale impone una coerente individuazione delle funzioni fondamentali dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane e un profondo ripensamento dell’adeguatezza dimensionale di ogni livello di governo affinché le istituzioni territoriali possano esercitare effettivamente le loro funzioni in autonomia e responsabilità. Pertanto, la scelta di rafforzare le istituzioni territoriali previste dalla Costituzione impone al legislatore statale e regionale di sopprimere gli enti e le strutture decentrate che non hanno una diretta legittimazione democratica. Queste strutture costituiscono il vero costo nascosto dell’amministrazione e della politica. Le inchieste di stampa e le analisi di diversi organismi di studio hanno posto in evidenza, al di là delle deviazioni e degli sperperi, come in ogni caso tutto ciò costituisca un fattore di aggravio di spesa, confusione nella ripartizione dei ruoli e delle funzioni e di aumento della pressione fiscale complessiva. Analizzando i bilanci di queste strutture è evidente come la gran parte dei fondi sia destinata alle spese di funzionamento e solo una minima parte sia ridistribuita ai cittadini, sotto forma di servizi e di opere pubbliche.
I Comitati ritengono giunto il tempo di sfoltire drasticamente un’ampia serie di organismi ed enti decentrati che esercitano funzioni a livello territoriale, come i consorzi di bonifica.
Per il Comitato Abolizionista Tuderte – Moreno Primieri


27 febbraio 2012
Quei tizi sempre ubriachi in giro di notte nel centro di Todi…

E’ necessario porre l’attenzione in merito ad un problema che da qualche tempo a questa parte affligge la vita notturna della nostra città, in particolare le attività, bar e locali, che esercitano nella Piazza e dintorni.
Come spesso accade, infatti, nel bel mezzo della serata, irrompono nei locali soggetti palesemente ubriachi che molestano i presenti e i titolari delle attività, causando a volte anche danni materiali ai beni che si trovano nei dintorni.
Tale attività sta diventando, purtroppo, sempre più frequente causando una serie di problematiche a coloro che scelgono di passare una serata tranquilla in centro e agli esercenti dei locali, che con molta fatica, si impegnano a garantire un punto di ritrovo serale a Todi dopo le 21.
In particolare, quando accade ciò, i presenti si dileguano, con grave danno economico dei gestori dei locali i quali, tra l’altro, sono costretti a fronteggiare direttamente il soggetto molestatore che, proprio perché ubriaco, è spesso sopra le righe e reagisce in maniera scomposta a semplici inviti a calmarsi.
Spesso, tali soggetti, sono cittadini stranieri extracomunitari; ciò causa, purtroppo, un diffuso ed ingiustificato senso di razzismo e xenofobia che rischia di ostacolare il processo di integrazione tra cittadini di diversa nazionalità che a Todi, per fortuna, procede in maniera serena. E’ importante cercare di distinguere il comportamento negativo, dalla provenienza. Non si deve punire il soggetto in quanto “straniero” bensì il comportamento scorretto a prescindere dalla nazionalità. Per comportamenti scorretti di singoli, si rischia di compromettere il sacrificio e l’impegno dei cittadini immigrati che lavorano a Todi da tanti anni, pagano le tasse, i cui figli sono nati e cresciuti nella nostra città insieme a noi.
E’ necessario che si compia uno sforzo comune da parte dei soggetti competenti per far sì che i singoli che causano tali disagi, a prescindere dalla loro nazionalità o provenienza, vengano puniti ai sensi di legge. Ciò al fine di tutelare i gestori dei locali e i cittadini Tuderti, italiani e non. Anche in funzione del rafforzamento del processo di integrazione dei soggetti immigrati che vogliono vivere serenamente nella nostra città.
E’ di fondamentale importanza prevenire gli episodi di molestia mediante una presenza più marcata delle forze di polizia, anche locale, nella Piazza e nei dintorni, soprattutto in previsione delle serate estive che si spera, portino a Todi sempre più persone per far rivivere il centro storico della nostra città.
Francesco Maria Alvi

27 febbraio 2012
Marini (Sel): "Caro Caprini, la strumentalità ha le gambe corte"

Siamo sicuri che la manifestazione nazionale indetta dalla FIOM sarà un grande momento di partecipazione sui temi del lavoro, della difesa dell’occupazione, contro la riforma pensionistica che nei prossimi tre anni, con l’innalzamento dell’età pensionabile, impedirà l’ingresso nel mondo del lavoro di circa 700.000  giovani. La manifestazione indetta dal più grande sindacato metalmeccanico, servirà anche per far capire al governo che non è accettabile la cancellazione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. SEL aderisce con grande spirito unitario a questo momento di lotta ed in queste settimane ha costruito numerosi momenti di mobilitazione in tutto il territorio nazionale e locale, per diffondere le ragioni della giornata di mobilitazione indetta dalla FIOM. Ma SEL non solo ha detto cose chiare su questo, ha intrapreso anche una campagna fatta di proposte concrete per dare risposte ai tanti disoccupati, per rilanciare il grande tema della riforma del mercato del lavoro in direzione della cancellazione della legge 30: Rispondiamo con fatti concreti alla polemica tentata dal rappresentante di rifondazione comunista di Todi. Ancora una volta l’istinto insopprimibile è stato  quello di chiedere a chi si ritiene un concorrente, cosa che ci appare particolarmente strana visto che la stessa persona poche ore prima ha chiesto di presentare una lista unitaria con SEL e la  Lista Di Pietro.  Ci sembra inaccettabile questo  maldestro comportamento che strumentalmente cerca di farci apparire non sufficientemente chiari su un tema rispetto al quale non possono esserci dubbi circa la nostra collocazione e della quale non  dobbiamo certamente dare conto a rifondazione comunista ma ai cittadini. Al suo tono inquisitorio rispondiamo con le ripetute prese di posizione sia a livello locale che nazionale.  Perché Caprini, invece di entrare a gamba tesa a casa d’altri, non si rivolge al suo gruppo in regione proponendo di presentare al Consiglio un O.d.G. di adesione alla Manifestazione nazionale del 9 marzo a Roma ? Noi non possiamo farlo perché non abbiamo rappresentanti ma stia sicuro Caprini che chiunque presenterà un O.d.G.  su questi contenuti avrà tutto il nostro appoggio. E comunque non possiamo non rimarcare l’inaccettabilità del suo comportamento: unitario  fino a cadere nello strappalacrime quando cerca i voti di SEL e IDV per il comune, provocatore settario quando vuole farci apparire non  sufficientemente di sinistra. Caro Caprini la strumentalità ha le gambe corte.
Graziano Marini – segreteria SEL di Todi

26 febbraio 2012
Ticket su visite a pagamento e 118

Condividendo la necessità di una profonda riforma organizzativa del Servizio Sanitario Regionale, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’offerta e razionalizzare la spesa dell’erogazione delle prestazioni al cittadino (per evitare che a pagare siano sempre gli stessi), la Federazione Sindacati Indipendenti non può che appoggiare gli sforzi intrapresi dalla Giunta regionale per innalzare i livelli appropriatezza e di efficienza dei servizi, così come è emerso nell’incontro del 18/02/2012 con il Direttore Generale Emilio Duca e i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali più rappresentative del settore.
La riforma federalista dello Stato e il buon livello complessivo del sistema, nel quale non mancano vere e proprie punte di eccellenza, ripropone la centralità della programmazione regionale e spinge ancora di più verso una condivisione degli obiettivi e degli strumenti del cammino intrapreso con le popolazioni locali e le rappresentanze dei lavoratori del settore. In tal senso questo intervento si pone come una istanza di interlocuzione per l’approfondimento di alcuni temi per la nostra categoria assolutamente centrali.
In particolare, a proposito della delibera che recepisce l’accordo tra Regione Umbria, Ministero della Salute e Ministero dell’Economia e delle Finanze (D.G.R. n. 3 del 9 gennaio 2012), reintroduttivo del ticket sanitario, ci preme sottolineare che l’obiettivo condiviso del mantenimento degli equilibri di bilancio e del controllo dell’appropriatezza, a nostro giudizio in questo modo si allontana.
Nell’attuale fase di recessione infatti, una fase che è stata certificata ormai perfino dalla Banca d’Italia, le misure previste dalla delibera non porteranno nelle casse della regione altri soldi, bensì molti di meno. La compartecipazione alle spese, anche se ispirata a criteri di equità e progressione, non troverà infatti sufficiente riscontro nei redditi reali delle famiglie (intesi come effettiva capacità di spesa), che sempre più impoverite semplicemente rinunceranno alle prestazioni “intramoenia” ed aspetteranno pazienti il giorno dell’appuntamento dato dal CUP, per una visita per la quale comunque già dovranno pagare una quota in base al reddito (il ticket). In questo sistema, di nuovo e ancora una volta, a pagare i costi “vivi” saranno i comuni cittadini, per non dire la “povera gente”.
La Federazione Sindacati Indipendenti avanza analoghe considerazioni riguardo alla “istituzione della Centrale Operativa Unica Regionale del 118” (D.G.R. n. 1586 del 16 dicembre 2011). Ci si chiede prima di tutto se nella delibera si sia tenuto in debito conto il profilo territoriale della Regione, se cioè in futuro – vista la vastità del territorio – la centrale unica riuscirà a far fronte velocemente alle tante chiamate che arriveranno da tutta la regione, ovvero se si riuscirà tempestivamente a capire da quale parte della regione è pervenuta la chiamata.
In secondo luogo sorgono spontaneamente dei dubbi sulla futura collocazione del personale impiegato nelle tre centrali attualmente attive, e nella risposta che si prevede di dare agli abitanti delle zone più lontane dagli ospedali a prescindere dal costo di ogni postazione medicalizzata.
Aggiungiamo poi ulteriori e maggiori perplessità relative all’attuazione della seconda parte della legge che prevede la dismissione di ospedali, ovvero la cancellazione delle postazioni del sistema territoriale di soccorso ritenute “inappropriate” in quanto non più collocate in ospedali di comunità.  Concludendo, riteniamo che la riorganizzazione dell’intero sistema non possa basarsi sul semplice dato numerico degli interventi effettuati, in quanto il 118 è un servizio di emergenza-urgenza che si dovrebbe valutare eminentemente per la qualità del servizio offerto al cittadino, e solo in seconda istanza per il suo dato quantitativo.
Il Segretario regionale e l’F.S.I. auspicano che nel prossimo incontro programmato con la Regione vengano affrontati questi argomenti, anche per rassicurare ed offrire maggiori sicurezze sia agli operatori che alla cittadinanza.
Mario Bruni SEGRETARIO REGIONALE FEDERAZIONE SINDACATI INDIPENDENTI – Umbria

25 febbraio 2012
Quanto rispetto da parte della stampa per il sacerdote di Collevalenza!

In merito ai fatti riguardanti il sacerdote di Collevalenza, tutti gli organi di stampa e di informazione , anche quelli che si presentano all’esile insegna del ”qui non si fanno sconti”, hanno responsabilmente assunto  un atteggiamento di  ragionevole cautela, mostrando rispetto per un pesante dramma umano  e per chi, tale dramma,  sicuramente lo vive  con grave angoscia esistenziale.
Si sono evitati i fin troppo facili commenti salaci e  le compiaciute  descrizioni  porno “hardcore”,  cui  il dilagante  stile “mignottocratico” ci ha avvezzato. Bene! Tuttavia, si vorrebbe che uguale rispetto e cautela  fossero concessi  anche a quella parte di umanità che è  laica e che non ha protezioni altolocate o non gode di immunità speciali;   se non altro per dare a noi (cittadini vessati, ma ancora faticosamente fiduciosi) la speranza che non tutto debba essere coperto dal manto dell’ipocrisia  e  che   non tutta l’informazione debba essere ad ogni costo spietata con i deboli e ossequiosa con  i potenti.
O forse è amaramente  vero  il verso del grande poeta umbro, Sandro Penna (purtroppo dimenticato o, peggio ancora , ignorato): “Castità polverosa il ciclista offre alla sposa.”
Paolo Frongia

23 febbraio 2012
Consulenze all’Etab di Todi

Al Sindaco di Todi ed Al Presidente del Consiglio Comunale
I sottoscritti consiglieri comunali presentano la seguente interrogazione consiliare.
 PREMESSO
 che dalla consultazione dell’albo online delle delibere del CDA dell’ente Etab-La consolazione   riguardanti il conferimento di incarichi professionali dal 2009 al 2011, abbiamo notato diverse delibere riguardanti consulenze ed incarichi conferiti allo Studio Legale Alessandro Chiucchiolo ed una allo studio legale associato avv.Chiucchiolo Alessandro e Catterini Fabio;
 Si chiede alla S.V. di sapere:
 1- Quanti sono stati gli incarichi conferiti allo studio sopracitato dall’atto di insediamento dell’attuale CDA ad oggi;
2- Quanti di questi incarichi sono da considerarsi consulenza e quanti invece incarichi professionali derivanti da vertenze giudiziarie;
3-Se nel caso di consulenze le ragioni per le quali si è scelto di affidare incarichi esterni e non utilizzare le professionalità interne;
4- L’ammontare complessivo dei compensi erogati a vario titolo allo studio legale sopracitato dall’atto di insediamento dell’attuale Cda ad oggi;
5-Se vi sono ancora in corso incarichi da espletare e i compensi per i medesimi;
6- Le ragioni per le quali si è scelto di affidare un così alto numero di incarichi allo stesso studio legale;
7- Se l’avv.to Fabio Catterini , citato in un incarico, è legato da legami di parentela o affinità con il Presidente del CDA;
8- nel caso di risposta affermativa, se si ritiene legittimo l’affidamento di incarichi   ad uno studio legale associato di cui un socio è parente o affine di un amministratore dell’ente.
Si richiede risposta scritta ed orale ai sensi dei regolamenti e vnormative vigenti che affidano al Comune le funzioni di controllo e vigilanza sull’ente Etab-la consolazione. 
Per il Gruppo consiliare del Partito Democratico,La Capogruppo – Dott.ssa Romina Perni

23 febbraio 2012
100 passi per capire chi comanda

La Provincia di Perugia ha   avviato nel 2010   il progetto Leg@I.Mente il cui scopo è quello di promuovere nel nostro territorio una esperienza di educazione alla legalità, valore guida nella crescita dei giovani. In questo mese si sta proiettando e commentando   in alcune sale scolastiche il film "I cento passi".
Nella    Sala Sant’Anna   l’evento è stato voluto dal comitato dei genitori della scuola media "Bernardino di Betto" di Perugia. Era presente l’assessore alle attività culturali Donatella Porzi. Sono intervenuti Salvo Vitale ed   il Dott. Fausto Cardella.   I nostri piccoli giovani guardavano assorti, silenziosi.
Salvo Vitale ha detto cose semplici rivolte ai ragazzi, ha un linguaggio facile,chiaro e perfettamente udibile anche dagli adulti. Ha sottolineato la scelta di Peppino quando dichiara la sua decisione di candidarsi perchè, dice, riferendosi ai mafiosi, "li marco stretti li costringo a rispettare le leggi".
Egli fa un forte richiamo alla legalità e sollecita le coscienze a cercarla, a volerla, ad esigerla,   anche nelle condizioni più precarie perchè essa è veramente l’unico ed ultimo baluardo che abbiamo.
Una bambina ha chiesto: ma che cos’è la mafia?
Vitale ha definito la mafia una "organizzazione che ha come mezzo il delitto e come fine il denaro".
Ha però aggiunto una domanda: quando finisce la mafia? Così ha ricordato Falcone il quale la descriveva come fenomeno umano. Ogni fenomeno ha un inizio ed una fine. La mafia inizia 150 anni fa e non è ancora finita. Perchè? Non sarà che la relazione tra mafia e politica   rendono questo    "fenomeno"non solo più forte ma nuovo e dunque rinnovato? Salvo Vitale ha ribadito che mafia è una realtà troppo vicina a noi più di quanto si immagini. A Perugia sappiamo bene questo, non si può non ricordare che a Ponte San Giovanni i casalesi possedevano 300 appartamenti in costruzione due alberghi come il Domo e il Giardino e quattro terreni ( www.narcomafie.it)
 Il Procuratore della Repubblica di Terni   il Dott. Fausto Cardella,   il quale fu magistrato ed uditore giudiziario a Palermo negli anni del delitto Impastato,è intervenuto, ci racconta che   primi rudimenti investigativi   riguardo ai fatti di mafia che aprivano piste ad indagini erano una sola domanda : chi comanda qui? (niente si fa senza che il capo lo sappia!) Questo quesito aprì le inchieste su Peppino e le apri anche sull’uccisione del giudice   Giovanni Falcone.
Chi comanda qui? Se nei nostri comuni, nelle nostre frazioni non comanda lo stato,noi, chi comanda? Se i nostri governi si avvicendano corrotti ed indagati….chi comanda?
 Il MoVimento5stelle si augura che iniziative come queste   siano più frequenti, che   le autorità comunali si impegnino. La cittadinanza deve poter riconoscere i fenomeni che ci stanno intorno per poter denunciare. Il cittadino ha bisogno di vedere che lo stato c’è, è presente, può agire. Chi tacerà   sarà   ugualmente delittuoso, ugualmente mafioso.
MoVimento 5 Stelle Perugia

22 febbraio 2012
Raccolta differenziata a Todi: i dati ufficiali rivelano "roba grossa"

Roba grossa i dati ufficiali di Todi della raccolta differenziata ATI N° 2: la media del 2011 è del 35,24% e quella di dicembre scorso appena del 43,65%.
Ricordo a tutti il video “Report Antonino Ruggiano”, pubblicato a novembre, dove veniva dichiarato il raggiungimento del 50%. Analizziamo le dichiarazioni confrontandole con i dati:
1) “Abbiamo raggiunto il 50%”, annunciava Ruggiano. I dati dimostrano invece che siamo al 43,65% e pensate che a novembre (data di diffusione del video) il dato mensile era del 40,98%, dieci punti percentuale in meno. Ora mi domando: perché diffondere un dato così distante dalla realtà?
2) La promessa di Ruggiano: “Raggiungeremo il 65% entro il 2012”. Qui va detta una cosa importante, che tutti devono sapere: se a gennaio 2013 la nostra media annuale sarà inferiore al 65% saremo sanzionati e quindi noi cittadini subiremo un ulteriore aumento delle tasse. Essendo, ad oggi, al 35,24% si può dire con assoluta certezza che non arriveremo mai a quella percentuale: analizzando infatti le migliori realtà italiane che hanno colmato quel vuoto, per quanto riguarda la raccolta differenziata, si può ben capire che per un divario del genere occorreranno almeno 3 anni. E stiamo parlando di Comuni ben amministrati!
Ora sono tre le considerazioni finali da fare: la prima è capire perché l’amministrazione comunale abbia pubblicizzato un video (usato anche per la presentazione del Sindaco) che contiene dei dati falsi. La seconda è che la carente gestione andrà ad incidere sul portafoglio dei cittadini. La terza riguarda l’assessore Todini: mi domando infatti quale sia stata la politica ambientale applicata nel suo mandato alla nostra città? L’unico settore su cui ha detto che si sarebbe impegnato allo spasimo è stata la differenziata e tutti ormai sanno, dopo cinque anni, come è andata a finire: una gestione direi disastrosa che ha creato moltissimi disagi ai cittadini, cui non è stato fornito il giusto servizio rispetto alla TARSU pagata; ricordo, peraltro, che con questa amministrazione è aumentata in generale di oltre il 30% e per molti utenti è più che triplicata. Per sua fortuna e per la nostra, nell’area tuderte, lavorano, nel settore, operatori ecologici, che non solo fanno bene il loro mestiere, ma hanno fornito, stando vicino alla gente e parlandoci, le informazioni necessarie, che l’Amministrazione Comunale non si è mai premurata di somministrare alla gente, né con riunioni né con gli altri strumenti informativi che negli altri Comuni umbri sono di utilizzo quotidiano.
Per tutto ciò credo sarebbe doveroso, a questo punto, da parte di Todini un gesto di quelli che si facevano un tempo, quando si falliva nella Amministrazione pubblica. Un gesto tanto semplice quanto comprensibile e dignitoso: le dimissioni immediate da assessore responsabile della gestione dei rifiuti.
In ogni caso, per qualsivoglia spiegazione, sono a disposizione di tutti per un dibattito senza rete su questi temi. A maggior ragione resto a disposizione dell’Assessore, così mi potrà insultare (come già ha fatto su Facebook) in diretta.
Caro Assessore, neanche il futuro è più quello di una volta. Dopo le chiacchiere sono arrivati i numeri. E con quelli che avete raggiunto sarà difficile approntarci dei comizi.
Andrea Vannini-ECODEM

20 febbraio 2012
La Cisl critica la Regione sulle scelte di politica sanitaria

In relazione all’incontro svolto presso l’Assessorato alla sanità per discutere circa le tre recenti delibere assunte dalla Giunta regionale in materia di riorganizzazione dei dipartimenti di prevenzione, della tariffa aggiuntiva sulle attività di libera professione nell’ambito delle strutture sanitarie pubbliche (intramenia) e della centralizzazione del servizio 118, la Cisl dell’Umbria, presente all’incontro con le proprie categorie interessate, esprime una netta critica sul metodo usato dal Governo regionale nell’adozione di queste tre delibere decise senza nessun confronto e informazione preventiva con il sindacato. Metodo, questo, che contraddice clamorosamente quanto più volte annunciato e dichiarato dalla Giunta regionale e dall’Assessorato alla sanità di voler affrontare in modo condiviso e concertato il delicato e complesso processo di riorganizzazione del sistema sanitario regionale per evitare che i pesanti tagli adottati dal Governo nazionale si traducano, in Umbria, in un aumento generalizzato dei tickets e un taglio indiscriminato dei servizi a danno dei cittadini. Invece, per la Cisl, sarebbe più che mai necessario un coraggioso processo di riorganizzazione del sistema che eviti doppioni e sovrapposizioni di servizi, dipartimenti e strutture, semplifichi l’assetto istituzionale delle aziende, eviti sprechi e inefficienze, promuova maggiore integrazione e cooperazione fra strutture sanitarie e nella rete ospedaliera, qualifichi i servizi territoriali, rafforzi i servizi per la prevenzione. La delibera assunta in materia di riorganizzazione del Dipartimento della prevenzione sembra invece andare in senso opposto e comunque è profondamente sbagliato e inopportuno, oltre che non ragionevole, riorganizzare il Dipartimento della prevenzione in 4 aree, in 4 Asl con 16 coordinatori quando siamo alla vigilia, si spera, di una riforma del sistema sanitario regionale, più volte annunciata, che dovrà anche prevedere la riduzione del numero delle aziende (per la Cisl con una semplificazione anche consistente).
Così come ci sembra molto pesante l’aumento del 29 per cento della tariffa totale a carico dei cittadini, senza nessun criterio di selettività che tuteli i redditi medio-bassi di cittadini e famiglie, per le visite e prestazioni mediche in intramoenia. Così, per la Cisl, si rischia di sospingere ancora di più i cittadini verso il privato esterno alle strutture pubbliche.
Per questa ragione la Cisl dell’Umbria ha chiesto e chiede con forza la sospensione di tali delibere e l’avvio di un confronto di merito sulle stesse in attesa di conoscere e discutere e, se possibile condividere, un progetto di riforma e riorganizzazione complessiva del sistema sanitario umbro.
Claudio Ricciarelli – segretario regionale Cisl Umbria

19 febbraio 2012

Il PSi di Marsciano sulla scelta del nuovo assessore

E’ una scelta che abbiamo accettato e condiviso in quanto assicura la necessaria continuità operativa in un momento in cui sono in imminente avvio alcuni importanti progetti, quali il secondo Piano Urbanistico Complesso, che interessa il Capoluogo e che rappresenta un’opportunità di miglioramento e di rilancio sia strutturale che delle attività economiche, oltre che un’occasione di lavoro per i diversi cantieri – in parte pubblici, in parte privati – che si andranno ad attivare.
Costituisce inoltre una scelta che sicuramente garantisce la validità delle azioni amministrative che andranno ad interessare i settori di sua specifica competenza e che permetterà, in particolare nell’ambito del commercio e del turismo,  di sviluppare iniziative importanti e proficue per tutta l’economia marscianese.
Peraltro, senza voler scendere in vane polemiche, desideriamo dare atto che Pino Treppaoli ha validamente partecipato e contribuito al successo della lista “Sinistra e Libertà – Socialismo Europeo” con la quale il Partito Socialista e Sinistra Democratica si sono presentati uniti in occasione delle elezioni amministrative del 2009 e riteniamo pertanto che la scelta operata dal Sindaco si collochi perfettamente e legittimamente nel solco del programma amministrativo elaborato in quella circostanza, conferendo un ulteriore riconoscimento al ruolo svolto dalle forze che hanno dato vita e idee a quella lista.
A noi interessa principalmente che la Giunta Comunale, unitamente al Consiglio, proseguano ad operare con l’attività e la concordia di cui è stata data prova fino ad oggi, condizioni che ci hanno consentito di affrontare positivamente ardue sfide quali la gestione del post-terremoto e di concretizzare progetti non facili quali la Farmacia Comunale e l’attuale apertura della “Casa della Salute”.
Concordia ed operosità che saranno ancor più necessarie per affrontare le difficilissime sfide del tempo presente, derivanti principalmente dal forte calo delle risorse a disposizione mentre crescono a dismisura i bisogni sociali a causa della crisi economica e della crescente disoccupazione.
Il nostro obiettivo fondamentale è quello di continuare a porre il massimo impegno nell’amministrazione della cosa pubblica per rispondere nel migliore dei modi alle legittime attese dei nostri concittadini.
Un augurio di buon lavoro quindi al neo assessore Pino Treppaoli e un sentito ringraziamento a tutti i compagni che hanno accettato di far parte della ‘rosa’ sottoposta al Sindaco, nella consapevolezza che – seppure in ruoli diversi e distinti –  spetta a tutti lavorare ed impegnarsi per il progresso della nostra realtà cittadina.
PARTITO SOCIALISTA ITALIANO SEZIONE DI MARSCIANO

19 febbraio 2012
Prc e la crisi "Goracci"

La Segreteria Regionale del Prc-FdS dell’Umbria si è riunita sabato 18 febbraio congiuntamente con il responsabile nazionale organizzazione del Partito Marco Gelmini.
La riunione ha approfondito i risvolti politici ed istituzionali a seguito delle misure cautelari che interessano l’ex sindaco di Gubbio Orfeo Goracci ed altri amministratori e dipendenti del Comune di Gubbio.
Rifondazione comunista dell’Umbria ribadisce la propria fiducia nell’azione della magistratura con la speranza che tutte le persone coinvolte possano dimostare la propria estraneità ai fatti contestati.
La richiesta avanzata ad Orfeo Goracci già dal 5 novembre 2011 di dimettersi dalla carica di vicepresidente del Consiglio Regionale dell’Umbria indica con nettezza come la Segreteria Regionale del Prc-FdS dell’Umbria abbia colto la gravità dell’invio dell’avviso di garanzia a Goracci e alla Ercoli, al quale doveva seguire un’assunzione di responsabilità che purtroppo non si è verificata.
La Segreteria Regionale del Prc-FdS dell’Umbria ha inoltre condiviso tutte le decisioni assunte dagli organismi provinciali e nazionali del Prc: sospensione dal partito degli iscritti coinvolti nelle indagini; richiesta di dimissioni da tutte le cariche elettive da parte di tutti gli interessati dai provvedimenti; commissariamento del circolo di Gubbio; costituzione di parte civile all’avvio di un eventuale processo.
I fatti che hanno coinvolto il Prc eugubino e alcuni dei suoi amministratori comunali colpisce profondamente la comunità politica di Rifondazione comunista a tutti i livelli. La gravità dei fatti contestati non intacca però la specchiata onestà e trasparenza degli iscritti e dei militanti del partito, ad iniziare da quelli di Gubbio, che hanno fatto della passione politica disinteressata e generosa uno stile di vita pubblico e privato.
La Segreteria Regionale ritiene che proprio mentre la crisi economica fa sentire pesantemente i propri effetti sul tessuto produttivo umbro, mentre le condizioni materiali dei lavoratori e dei pensionati stanno peggiorando, mentre i dati sulla cassa integrazione mostrano quanto la nostra regione sia esposta, più di tante altre, agli scossoni devastanti della crisi del sistema liberista, una stagione, lunga e positiva, del regionalismo umbro pare sia giunta al termine del suo percorso.
Proprio per questo la coalizione di centro-sinistra dell’Umbria è chiamata ad uno sforzo ulteriore di capacità di rinnovamento e di progetto politico.
Questa grave vicenda eugubina fa seguito ad altre inchieste della magistratura sulla gestione della “cosa pubblica” in Umbria. Tutte le vicende giudiziarie in corso sono estranee all’attuale legislatura regionale, e pertanto vedono la coalizione guidata dalla Presidente Marini “vittima” indiretta. Gli Umbri hanno scelto democraticamente quale coalizione li debba guidare: PD, IdV, Prc-FdS, PSI, e pertanto questa alleanza va confermata affinchè l’elettorato non ne scelga una diversa. Il passaggio di mercoledì 22 febbraio in Consiglio Regionale è dunque non ordinario e tanto meno scontato, passaggio a cui il centro-sinistra, riteniamo, debba rispondere con una nuova volontà politica e con una capacità di rinnovamento che alluda chiaramente all’apertura di una nuova fase risormatrice per la nostra regione.

La Segreteria Regionale del Prc-FdS dell’Umbria

17 febbraio 2012
Incarichi fotografici all’Etab Todi: il Pd chiede un "flash" di chiarezza

I sottoscritti consiglieri comunali presentano la seguente interrogazione consiliare, premesso che dalla consultazione dell’albo online delle delibere del CDA dell’ente Etab-La Consolazione  riguardanti il conferimento di incarichi professionali dal 2009 al 2011, abbiamo notato 2 diverse delibere riguardanti incarichi conferiti per complessivi 3.375,00 euro, per attività fotografica nell’interesse dell’Ente;
Si chiede di sapere:
1) Il tipo di attività fotografica richiesta e cioè se si è trattato di consegna al patrimonio dell’Ente di materiale fotografico in possesso esclusivo dell’incaricato o di effettuazione di un servizio fotografico commissionato dall’Ente;
2) Se si tratta della prima ipotesi, il dettaglio per quantità e qualità del materiale consegnato;
3) Se si tratta della seconda, se l’incaricato svolge attività professionale di fotografo;
4) Se no, le ragioni per le quali l’Ente non si è rivolto ad uno studio fotografico professionista iscritto alla Camera di Commercio;
5) Se per caso l’incaricato sia legato da vincoli di parentela o affinità con uno degli attuali assessori della sua Giunta e se per caso anche il Comune, in passato, non si sia avvalso della sua opera.
Si richiede risposta scritta ed orale ai sensi dei regolamenti e normative vigenti che affidano al Comune le funzioni di controllo e vigilanza sull’ente Etab-la consolazione.
Per il Gruppo Consiliare del Pd – Dott.ssa Romina Perni – Capogruppo

16 febbraio 2012
Andrea Vannini: è tempo di mettere al centro "l’economia verde"

Come alcuni già sapranno sono un’ECODEM (Ecologista Democratico). La parola “ecologista” ancora, delle volte, viene associata all’ ambientalismo “vecchio stampo” cioè a quello del NO a prescindere, quello contro la caccia tanto per intenderci. Vorrei sottolineare che noi ECODEM siamo tutt’altro, infatti promuoviamo tutto ciò che è ecosostenibile non ponendoci nella posizione di dire si o no e basta ma di motivare sempre le nostre affermazioni con un “perchè” che deriva sempre da un’attenta analisi dei fatti e dei dati.
L’ambiente è diventato un argomento fondamentale per la politica italiana e quando questo accade esistono sempre dei termini, che vengono ripetuti a man bassa e che perciò diventano parte integrante del nostro “vocabolario”: uno di questi termini è “Green Economy”, che, essendo italiani, trovo più comodo chiamare “Economia verde”.
Partiamo dai dati: nel 2011 la Economia verde, applicata all’artigianato, alla ricerca, all’edilizia, etc, ha apportato ben il 40% dei posti di lavoro in più in Italia. Quindi ritengo che sia una delle migliori opportunità di sviluppo per il futuro del nostro Paese. Che le fonti fossili(carbone, petrolio…) rappresentino una fase transitoria, del resto, si sa già da molto tempo: pensate che Ostwald, premio Nobel per la chimica, nel 1909 sosteneva che “un’economia stabile deve essere fondata esclusivamente sull’impiego regolare dell’energia irradiata dal sole”. Ecco quindi la prima parola chiave dell’Economia verde, stabile. E’ intuitivo capire che, se si fa riferimento ad una risorsa finita, la sua esauribilità determinerà variazioni nel suo prezzo, cosa che non si determinerà per una risorsa infinita come il sole o il vento. Di conseguenza un primo enorme vantaggio: le risorse non saranno più in mano soltanto a qualcuno.
Semmai il punto più controverso è: potremo auto-sostenerci con le energie rinnovabili? Qua i pareri sono molto discordanti. Io vi posso dare solo i dati che ho a disposizione: nel 2000 il nuovo installato delle rinnovabili si fermava a 3,5 GW, nel 2011 è arrivato a 32 GW. Negli ultimi 11 anni si sono installati in totale 302,6 GW di potenza elettrica. Sono cresciute di più gas (116 GW), eolico (84,2 GW) e fotovoltaico (47,4 MW). In declino olio combustibile (potenza ridotta di 14,2 GW), nucleare (giù di 10,3 GW) e carbone (giù di 10,3 GW). L’Italia nel 2010 ha prodotto il 20,6% di energia da fonti rinnovabili e moltissimi comuni( tranne il nostro che non ha trattato minimamente le tematiche ambientali in questi cinque anni ) stanno andando verso l’autosufficienza energetica con notevoli tagli nelle bollette dei cittadini. Tutto questo avviene a fronte di produzione di energia pulita e quindi di una sostanziale riduzione delle emissioni di CO2, scusate se è poco.
Certamente “Economia verde” non è solo produzione di energia pulita, ma molto di più.
L “economia verde” è sviluppo:
– Nella ricerca. Sapete che 20 anni fa eravamo leader nella realizzazione di pannelli fotovoltaici? E che poi il nostro sistema industriale e la politica distratta hanno deciso di fare altro e cosi danesi,spagnoli, cinesi e tedeschi hanno preso il sopravvento ed ora, per chi è nel settore da allora, è strano sentirsi dire che i pannelli sono cinesi. Il treno del fotovoltaico ormai è perso, sull’alta tecnologia siamo però ancora egemoni, gli stessi cinesi, quando necessitano di macchinari efficienti ed affidabili, li acquistano da noi. Ecco quindi cosa fare: investire sulla ricerca avanzata.
-Nella qualità. Sta avvenendo nel mondo, da qualche anno, un riequilibrio in cui Cina ed altri paesi, prima sotto-sviluppati, si presentano come competitori. Ora il punto è: come rendiamo competitivo il nostro paese rispetto a loro? Credo che se puntassimo sulla quantità perderemmo prima di iniziare e quindi perchè non puntare sulla qualità? Sapete che ci sono stabilimenti in Italia che realizzano componenti di alta qualità analoghi a quelli prodotti in Cina, dove il singolo componente costa un quarto, ma la filiera di produzione è molto meno efficiente, perchè qui da noi i processi sono automatizzati e controllati elettronicamente nei minimi dettagli. E questo garantisce un tasso di produzione superiore di quattro volte rispetto a quello cinese, rendendo conveniente l’impianto di stabilimenti in Italia.Quindi non più personale precario ma tecnici specializzati che possano garantire elevati standard di produzione. La competizione è possibile e necessaria sul piano della qualità. Un esempio vincente è quello del settore manifatturiero: il made in Italy è famoso nel mondo, i nostri vestiti sono i migliori e questo proprio perchè sono di qualità. Perchè non applicare questa logica agli altri settori?Le figure professionali dovranno essere quindi riscritte e riscoperte. Se dico riscoperte penso soprattutto agli artigiani, a questa figura professionale da cui sono, da sempre, immensamente affascinato e che, credo, rappresenti una vera e propria eccellenza italiana. L’artigiano, oltre a usare un gran numero di strumenti, domina anche l’intero processo produttivo, o una sua parte rilevante. Quindi, se questa capacità viene unita all’alta tecnologia, credo che saremmo leader in un settore che produrrebbe prodotti innovativi, altamente personalizzati e a scala limitata. Il problema è che in Italia chi difende l’artigiano difende l’impresa di piccole dimensioni e questa attenzione alle dimensioni ci ha fatto perdere di vista l’aspetto qualitativo. Di conseguenza occorre dare maggiore spazio alla qualità in tutti i settori industriali Italiani. Trovo interessante a questo proposito riportare le parole di Jonathan Ive, capo del design di Apple: “chi prende in mano un IPhone può riconoscere o meno la complessità del lavoro che sta alle spalle della sua realizzazione, ma di certo coglie una “presenza” dell’oggetto che lo distingue dalla stragrande maggioranza dei suoi diretti concorrenti”.
-Nella efficienza. Eccoci ad un punto cruciale. Ormai è innegabile che stiamo arrivando ad un punto limite per quanto riguarda la situazione ambientale del nostro paese. E allora cosa fare? Come si può far fronte all’ emergenze ambientali ed allo stesso tempo crearci una economia intorno? Solo ed esclusivamente con l’ economia verde. Potrei usare molte parole ma in questo caso riporto semplicemente due esempi.
1° esempio: nei nostri supermercati non si usano più i classici sacchetti di plastica ma biodegradabili ed è abbastanza chiaro che questo ha apportato un beneficio al livello ambientale. Ma il beneficio economico? C’è stato anche questo perché si è determinata una forte crescita della filiera industriale delle bioplastiche in Italia con un incremento di moltissimi posti di lavoro.
2° esempio: il sistema di agevolazione fiscale del 55%, è stato utilizzato da un milione e 360 mila famiglie con investimenti pari a 16,5 miliardi, e ha attivato ogni anno 50 mila posti di lavoro nei settori coinvolti.
Questi sono chiari esempi che ambiente ed economia coesistono in maniera più che perfetta e che quindi è necessario continuare a cercare e trovare soluzioni di questo tipo.
Questi sono soltanto alcuni dei punti in cui credo fermamente e penso inoltre che il modello dell’economia verde possa essere applicato anche a Todi in molteplici modi. Oggi troppo spesso il confronto si riduce ad una gara a chi ha fatto meno errori in passato,io preferisco guardare al futuro. La polemica politica fine a se stessa non ci porta da nessuna parte, ci vogliono proposte concrete, idee e progetti innovativi e fattibili: per quanto ci riguarda porteremo queste proposte programmatiche alla attenzione del candidato sindaco della coalizione di centrosinistra, pronti a confrontarci con tutti in merito.
Andrea Vannini-ECODEM

14 febbraio 2012
Turismo a Todi, l’unione fa la forza della promozione

Il turismo nel Tuderte è legato alle capacità e ai sacrifici di tanti imprenditori che nonostante dimensioni molto piccole,a volte semplicemente familiari, riescono a offrire servizi di alta qualità per soddisfare le esigenze sempre più sofisticate del turismo internazionale. Ma questo non basta per competere sul fronte della promozione, che va fatta con un’offerta integrata che soddisfi tutti i segmenti turistici (culturale, enogastronomico, ambientale e sportivo, etc.). 
Da queste considerazioni è nata l’idea di una collaborazione attiva fra Operatori turistici,.
Siamo partiti da un dato di fatto: Todi è l’unico comprensorio in cui gli Operatori non sono riuniti in una struttura organizzata, consorzio o associazione che sia. Questo è un problema, perché la gran parte delle iniziative di promozione regionali sono incentrate, anche in termini di finanziamenti, proprio su queste organizzazioni.
D’altra parte creare e gestire una simile struttura richiederebbe  tempo e spese che al momento nessuno di noi può distogliere dalla propria azienda. Di qui l’idea di aggregarci sulla base di idee concrete, rapidamente realizzabili, creando una rete flessibile, che si attiva quando ce n’è l’esigenza, e non costa nulla quando è ferma.
La prima idea è stata quella di approfittare di un bando regionale sul PSR Piano di Sviluppo rurale, che consentiva ai Comuni di presentare progetti di promozione territoriale.
E’ stato elaborato un progetto, il Comune lo ha ritenuto interessante e lo ha inserito nella propria proposta alla Regione: ora speriamo venga approvato.Lo meriterebbe,perché interpreta esigenze reali degli Operatori, e questo è garanzia di efficacia nella realizzazione pratica.
I punti salienti del progetto (dal titolo EXPERIENCE UMBRIA IN TODI-A TODI PER VIVERE L’UMBRIA) sono la creazione di un sito web concepito per la promozione e quindi orientato verso il Turista. Le strutture potranno avere una propria pagina individuale, gestirla autonomamente, ma il messaggio complessivo del sito sarà la promozione integrata dell’intero territorio in tutte le sue componenti economiche e culturali. Il secondo elemento è la realizzazione di una serie di Educational Tour, in cui Tour Operator stranieri verranno ospitati a Todi e accompagnati giorno per giorno a visitare il territorio, per toccare con mano e apprezzare un prodotto turistico che l’indomani, tornati nei loro Paesi, potranno commercializzare con grande convinzione.
I passi successivi? Ci sono molte idee, ma per ora dobbiamo concentrarci anche su problemi operativi: prepareremo una mozione da presentare alla Regione affinchè la normativa sulle piscine venga migliorata e non sia penalizzante per le strutture più piccole, che sono il nerbo dell’offerta turistica regionale ma rischiano di chiudere per la severità dei regolamenti.
Maurizio Giannini

12 febbraio 2012
Emergenza neve, la Presidente Marini ringrazia per la collaborazione

La positiva e intensa collaborazione tra la nostra struttura di Protezione civile, i Comuni, le Province, le Prefetture, tutte le forze dell’ordine e gli altri soggetti titolari di servizi pubblici quali distribuzione acqua, gas, energia, l’Anas ci hanno consentito di affrontare la complessa emergenza neve che ha colpito la nostra regione, soprattutto nella fascia dell’Appennino. L’intera macchina pubblica ci ha permesso di intervenire con efficacia soprattutto nei centri che hanno vissuto in questi giorni, in particolare gli abitanti, enormi disagi e sebbene le condizioni meteorologiche siano oggi migliorate è proprio in queste aree che continuano ad essere concentrati tutti i nostri sforzi.
Fondamentale è stato il rapporto con il Dipartimento nazionale di protezione civile che ci ha supportato e assistito in questa difficile emergenza e grazie anche all’invio in Umbria della colonna mobile della Protezione civile della Regione Piemonte, alla quale va il nostro ringraziamento.
Se tutto ciò è stato possibile è anche grazie all’opera delle migliaia di volontari della nostra protezione civile, che anche in questa fase hanno dimostrato non solo generosità ed abnegazione, ma anche una alta professionalità e capacità di rispondere ad ogni esigenza delle popolazioni colpite, soprattutto nel portare assistenza alle famiglie isolate, il trasporto di farmaci salvavita e quant’altro. A loro va un particolare ringraziamento.
Non estraneo in questa gestione dell’emergenza è stato lo spirito di collaborazione e il senso civico di tutti i cittadini umbri che, con senso di responsabilità, hanno offerto collaborazione. Ovviamente rimaniamo, con tutte le nostre forze, concentrati nel risolvere le criticità tuttora presenti e che potrebbero richiedere ancora l’intervento della protezione civile per il rischio ghiaccio.
Catiuscia Marini, Presidente della regione Umbria

12 febbraio 2012
Ex ospedale Todi, la parola al Pd

Rimaniamo stupiti dalle parole dell’Assessore Mario Ciani in merito alla struttura dell’ex-ospedale di Todi. 
Rispetto alla parte in cui verranno trasferiti i servizi sanitari, ricordiamo all’Assessore che i lavori sono in corso e che il Direttore Generale si è espresso pubblicamente comunicando una data per la fine dei lavori stessi. Nessun tono miracolistico da parte del centro-sinistra, ma la sola constatazione di dati di fatto. Se strumentalizzazione c’è stata e continua ad esserci, questa è da parte del centro-destra, con il Presidente del Consiglio comunale Pizzichini che continua a convocare conferenze dei capigruppo a caso come se abitasse su Marte, non leggesse i giornali e non sapesse cosa realmente accade nella nostra città.
Gravissime sono invece le affermazioni riguardo alla parte su cui è il Comune a doversi esprimere.
Nella conferenza stampa del luglio 2011 la Regione aveva confermato la propria disponibilità a collaborare per collocare nello stabile servizi comunali o altri servizi pubblici o, ancora, come all’epoca sembrava più possibile, una nuova caserma per il Comando dei Carabinieri.
Il Sindaco aveva dato, a sua volta, la sua disponibilità. Anche in Consiglio comunale il Sindaco si era espresso con lo stesso tono e chiarendo di voler formulare delle proposte.
Forse le proposte non ci sono più? Perché questa lentezza? L’intervento dell’Assessore Ciani significa che quella parte sarà abbandonata al suo destino?
Non è il centro-sinistra che si è inventato tutto, ma è stato il Sindaco ad assumersi pubblicamente, di fronte ai cittadini e al Consiglio comunale, degli impegni. Ed è ora che li rispetti, non affidandosi al Presidente del Consiglio comunale o ad altri Assessori per sviare l’attenzione da quello che è il centro del problema.
Gruppo consiliare del Pd
 


8 febbraio 2012
La rivoluzione dei "mammoni"

Attaccati alla mamma? No, alla terra
I nostri giovani sono “ terroni ” non “ mammoni ”
Hanno 16/17 anni e il loro obiettivo non è quello di restare vicino alla “mamma”ma inventarsi un lavoro nella propria terra per farla crescere
Se “mammoni” significa voler restare attaccati alla propria mamma, allora i nostri giovani studenti vogliono sentirsi definire “ terroni ”, perché loro invece si sentono inesorabilmente attaccati alla propria terra . La amano e si stanno impegnando per inventarsi un lavoro che non c’è, per restare sul territorio e contribuire alla crescita economica della loro terra, della Puglia e, possibilmente, di tutto il meridione.
Relativamente all’ultima uscita del ministro Cancellieri secondo cui i giovani sono tutti dei “mammoni”, ci piace far notare (anzi, non ci piace affatto) che qui, nel Salento, come nella maggior parte del meridione, la stragrande maggioranza dei giovani che cercano un lavoro sono ancora costretti ad emigrare (ebbene sì, siamo ancora degli emigranti, alla faccia del restare attaccati alla gonna di mammà ). Ogni anno migliaia di giovani meridionali, diplomati e laureati, lasciano casa, amici e paese per recarsi al nord, in Europa e oltre, in cerca di una possibile occupazione, posto fisso o flessibile che sia. Lo sappiamo bene noi che operiamo nel mondo della scuola e che, dopo due mesi dal diploma, veniamo puntualmente informati sulle scelte future dei nostri ex studenti (parliamo di quelli che hanno deciso di non proseguire gli studi) e, anno dopo anno, restiamo con quell’amaro in bocca causato da questa triste e persistente condizione.
 Ed è per dare una svolta a questa tendenza che, a partire da settembre scorso e per i prossimi tre anni, gli studenti della 3B dell’Istituto Costa di Lecce stanno lavorando per “inventarsi” un lavoro nuovo, basato sullo “sfruttamento” del riconoscimento Unesco della nostra sana e buona Dieta Mediterranea quale patrimonio immateriale dell’umanità e sul rilancio dei prodotti della terra e della cucina nostrana . L’intuizione dei giovani salentini è molto semplice, ossia se si riuscisse a far comprendere al resto d’Italia e al mondo intero (in primis Usa, Canada, Germania e Gran Bretagna) che il meridione d’Italia è la culla della Dieta Mediterranea e che i suoi prodotti e la sua cucina tradizionale rappresentano da sempre uno dei regimi alimentari più sani e gustosi che ci siano, allora, con l’incremento dell’interesse generale, si raggiungerebbero due grandi risultati: in primo luogo si otterrebbe la valorizzazione e la conseguente domanda economica dei prodotti (commercio); in secondo luogo, aumenterebbe il numero di visitatori stranieri in Italia interessati a gustare i nostri piatti e a scoprirne i segreti (turismo). Se questo accadesse, commercio e turismo avrebbero bisogno di un numero maggiore di operatori del settore che, tradotto in lingua corrente, significa maggiore occupazione , per tutti ma soprattutto per i giovani.
 Per questo loro progetto gli studenti hanno creato e registrato il brand ex novo “ Dieta Med-Italiana ” (non è altro che la contrazione di Dieta Mediterranea Italiana) e opereranno nella promozione di quella che chiamano la “ tripla A ”, che non è quella decretata dalle agenzie di rating ma quella che viene fuori dalle iniziali di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente.
Nella loro visione, quindi, il futuro lavoro , loro e dei loro coetanei, si potrà esplicare attraverso:
il rilancio innovativo dell’agricoltura, dell’ittica e dei relativi prodotti;
la valorizzazione, promozione e commercializzazione in tutto il mondo del regime alimentare della Dieta Mediterranea “italiana”;
il rigoroso rispetto dell’ambiente.
I primi passi? L’utilizzo di siti web, blog e social network per diffondere e far conoscere il progetto nel resto del mondo e l’organizzazione in primavera di un grande evento, il “ Festival della Dieta Med-Italiana ”, capace di convogliare giornalisti, esperti, appassionati e curiosi, nazionali ed internazionali, là dove la Dieta Med-Italiana si pratica da centinaia di anni.
Se è vero che “volere è potere”, allora questi giovani stanno muovendo i primi passi verso quello che potrebbe essere l’inizio di un cambiamento radicale.
Gli studenti della 3B dell’Istituto Costa di Lecce

8 febbraio 2012
La Grecia, l’Italia, l’Umbria, Orvieto e…………

Conosco la Grecia da quarant’anni, ci sono andato in vacanza almeno una ventina di volte, e ho visto tutte le trasformazioni di questo paese fino al dramma che si stà consumando in questi ultimi mesi, ovvero il ritorno alla povertà.
In testa alle vendite dei libri, lì, oggi, c’è un romanzo dello scrittore Petros Markaris che si intitola "Peraiosi" (Conclusioni) nel quale c’è un killer che va ad ammazzare gli evasori. Uno ad uno li fa fuori, tutti quelli che, come qui da noi, denunciano ventimila euro l’anno e possiedono ville, suv, barche e fanno vacanze esotiche.
Nella realtà, invece, ci sono i negozi con le serrande abbassate, i mendicanti infreddoliti, i tagli ulteriori dei salari minimi con l’eliminazione della tredicesima anche nel settore privato e paghe che da 750 euro lordi passano a 550 e c’è pure chi, la paga, non la riceve da dieci mesi.
Se noi italiani accettiamo i sacrifici con pazienza e rassegnazione, i greci moltiplicano rabbia e rassegnazione per l’orgoglio nazionale.
Solo un anno fa lo spread grecia/germania era persino inferiore a quello attuale tra italia/germania e il tenore di vita si manteneva nella media degli altri paesi europei.
Eravamo ancora tutti avvolti dalla bolla speculativa degli aiuti comunitari pompati da Bruxelles sui mercati domestici per sostenere l’export tedesco e nessuno si curava più di tanto dei conti truccati, del disavanzo, dei debiti e appariva ancora normale un tenore di vita dato quasi a gratis e legittimato illusoriamente dall’ipocrita concertazione sociale tra governo, cittadini, sindacati, categorie, evasori, corrotti e corruttori.
Non è un caso che la crisi abbia colpito così duramente e ridotto a brandelli proprio la Grecia che è il luogo simbolo dove tutto ebbe inizio, perlomeno di ciò che intendiamo per civiltà occidentale e dunque dell’etica del capitalismo e dei fondamentali delle società liberali.
Saltiamo a piè pari il confronto con l’Italia, fin troppo scontato seppur con le dovute distinzioni demografiche ed economiche, e proviamo, invece, a trarne una lezione o meglio qualche semplice consiglio per la nostra situazione locale.
Che c’entra la Grecia con Orvieto ? .. c’entra .. c’entra . Come racconta nella consueta rubrica settimanale il mio amico Pierluigi Leoni al suo avversario di ping-pong Franco Raimondo Barbabella, la nostra città gode della sua collocazione geografica, dei suoi giacimenti culturali e del suo stile di vita.
Proprio come la Grecia, anzi, diciamocelo, sarebbe tutto il Mediterraneo che sotto questo punto di vista potrebbe fare a meno di quella "scassa cazzi" della Signora Merkel.
Ebbene potrà apparire azzardato, ma è senz’altro possibile che questi punti di forza o se si preferisce questo vantaggio competitivo possa innescare la riscossa e la ripartenza sia per una comunità locale come la nostra, sia per una nazione intera come la Grecia.
All’una e all’altra, però, servono disperatamente nuove classi dirigenti coraggiose, illuminate e anche un po’ visionarie che capiscano queste cose e si diano da fare.
Si tratta di comprendere e di rovesciare il paradigma secondo cui dipendiamo dagli aiuti del Nord.
Perugia per Orvieto stà come Bruxelles per la Grecia. Al contrario si dovrebbe considerare l’opportunità di valorizzare ciò di cui disponiamo come vero volano dello sviluppo :
– una città affascinante completamente pedonalizzata;
– i flussi turistici;
– opere strabilianti al posto delle aree dismesse e così via.
Allo stesso tempo dobbiamo :
– smetterla di truccare i bilanci del comune;
– sbarazzarci degli eccessi di una macchina comunale inutilmente grassa e costosa;
– fare tabula rasa di vecchie abitudini, favori e rendite rimaste pietrificate perfino dopo la grande novità dell’elezione a sindaco di un anticomunista come Concina;
– iniziare a parlare forte e chiaro a nome di Orvieto e non, ognuno, per conto di sottocategorie di orvietani.
Se così riusciremo a fare, allora possiamo ambire al riscatto e a divenire una ricchezza, una risorsa per l’Umbria intera e le risorse , poche o tante, destinate a questo territorio saranno considerate un investimento capace di attirarne altri e non , come adesso accade, mere e improduttive misure di sussidiarietà verso le zone considerate più povere.
Per quanto riguarda i greci riflettano anche loro, assieme a noi, su quanto scriveva un loro antenato:
" Chiedevano secchi e rifiutavano vasche." – (Plutarco, de Garrulitate).
Ai greci e agli orvietani a cui non basta la metafora e non conoscessero Plutarco, ma fossero desiderosi di approfondirne il pensiero, consiglio di rivolgersi al mio amico Mario Tiberi che, in materia, è una assoluta autorità
Massimo Gnagnarini

8 febbraio 2012

Lettera dalla Siria a Dio
Perché questo tempo ci dà tanto dispiacere?
Perché in primavera le foglie cadono dagli alberi?
Perché il sapore di questa età è diventato simile al veleno?
Perché i capelli dei bambini diventano bianchi?
Perché la risposta a tutte le domande ferisce come un proiettile?
Perché hanno ucciso tutte le colombe?
Perché tutte le donne si vestono di nero?
Il leone lacera il corpo del mio Paese ferito,
e la voce del diritto è fioca e ormai offesa;
sono morti i diritti della gente
e ho preparato per essi il funerale.
Perché, o Signore, le teste tagliate stanno rotolando?
Perché le case stanno bruciando di incendi sfolgoranti..
… e tu stai ancora a guardare?
Dov’è la soluzione? Dove l’uscita?
La Siria è in agonia, dove sei mio Signore?
Dove eri quando tutte le lingue sono state ormai tagliate…
…per la sola ragione che stavano parlando di ciò che è scritto nei Sacri Libri?
Nei Tuoi Libri Sacri la Siria sta soffrendo,
dove sei O Signore?
Emad al Alì

6 febbraio 2012
Il pdl di massa martana e la centrale a biomasse

il pdl di massa martana, come maggiore forza politica  comunale  ritiene necessario e doveroso  esprimere delle osservazioni sulla  questione centrale a biomasse, argomento che  tocchera’ e polarizzera’ l’attenzione dell’opi nione pubb lica  locale  e non .
e’ fondamentale ,vista l’estrema  importanza del caso, affermare con chiarezza e senso di responsabilita’ che il fatto non puo’ e non deve essere  ridotto a una mera contrapposizione politica per cui da una parte c’e’ chi dice “centrale si” e dall’altra chi dice “centrale no”.
il pdl sostiene che l’approccio al tema deve assumere  toni chiari e responsabili da parte di tutti i soggetti  in causa, senza che nessuno sventoli  una bandiera integralista  a sostegno delle proprie  tesi rinunciando a priori, all’ascolto dell’altro.
a supporto delle argomentazioni da sostenere, quando si trattano delle problematiche  cosi’ importanti, sotto ogni punto di vista per le persone, il pdl condivide la direttiva europea per cui,”…si consente alle autorità pubbliche e ad altri organismi di adottare delle decisioni che possono avere effetti significativi sull’ambiente oltre che sulla salute e sul benessere delle persone…”  pero’ dichiara allo stesso tempo, che occorre  saggezza e lungimiranza nell’adottare  scelte che devono coniugare e la qualita’ della vita e lo sviluppo socio – economico del nostro territorio .
una industria che in questo particolare momento di crisi, investe ingenti risorse nella green economy e per giunta nel nostro comune e’ da considerarsi una perla rara ma  a maggior  ragione  bisogna operare senza lasciare  ne ombre,  ne dubbi , il tutto alla luce del sole .
la partecipazione e l’informazione ai cittadini, di piani e programmi in materia ambientale che dovranno poi diventare fondamentali per  la tenuta e l’incremento produttivo del nostro  comune, contribuira’ sicuramente a  fornire  la soluzione giusta per  atti che influiranno in modo significativo sul futuro della nostra comunita’.
il pdl auspica quindi che la parola “ bio massa ” sia  veramente  interpretata nel senso di   “ vita per massa martana “ e per vita  e’ da intendersi la coniugazione del  benessere fisico  con quello economico per i  nostri  concittadini  .
p.s.
siamo dispiaciuti e rammaricati che, in occasione dell’incontro pubblico organizzato a massa martana il 28/1 u.s.. da un comitato locale, sorto  proprio  per la vicenda della centrale a biomasse, il sindaco, autorita’ sanitaria del comune e nel caso specifico anche medico e presidente del “consorzio flaminia vetus “ (proprietario del  sito dove  dovrebbe  sorgere  la centrale), non sia stato presente e abbia invece preferito partecipare alla campagna elettorale della sinistra, in un comune limitrofo, delegando ad “altri”  la discussione di  problematiche cosi’ importanti per il presente e il futuro dei  nostri concittadini . al vice sindaco, agli assessori  presenti, va comunque il nostro plauso perche’…almeno  “loro” ci hanno messo la faccia !!!
ma la cosa non ci  sorprende piu’ di tanto, visto che  il sindaco bruscolotti , ama essere  “non presente “, quando gli argomenti  potrebbero risultare personalmente e politicamente spinosi!!!
pdl massa martana


6 febbraio 2012
Com’è morto Aldo Bianzino
Ancora un’inquietante domanda: Com’è morto Aldo Bianzino?
Nel corso delle varie udienze, che ci sono state nel processo per
omissione di soccorso nei confronti di Aldo Bianzino contro la guardia
carceraria Gianluca Cantoro è emersa una importante novità costituita
dalle dichiarazioni rese in aula dal medico legale di parte
civile,Vittorio Fineschi.
Sostanzialmente Fineschi ha detto, dopo aver analizzato i reperti che
ancora restano del corpo di Aldo, in particolare il cervello ed il
fegato, a suo tempo espiantati, che non c’è presenza di  aneurisma
celebrale massivo, e che la lesione al fegato molto probabilmente risale
ad un periodo precedente la morte.
Queste due dichiarazioni, fatte da un noto anatomopatologo di chiara
fama e di riconosciuta serietà professionale, rimettono in discussione
l’affermazione che Aldo sia morto per cause naturali dovute alla
presenza di un aneurisma asintomatico e latente. Affermazione che è
stata alla base dell’archiviazione di processo per omicidio colposo a
carico di ignoti ai danni di Aldo.
Di nuovo allora: “Com’è morto Aldo Bianzino?”
Rispondere con correttezza e onestà a questo interrogativo è importante
se si vuole veramente accertare se ci sia stata o meno omissione di
soccorso. Per questo da parte degli avvocati di parte civile: Fabio
Anselmo, Massimo Zaganelli , Cinzia Corbelli, c’è stata la richiesta di
una nuova perizia scientifica sui reperti del corpo di Aldo. Tra l’altro
come ha ben spiegato Fineschi oggi giorno ci sono nuove tecniche
d’indagine anatomopatologhe che ai tempi non c’erano e che
permetterebbero di approssimare più scientificamente la realtà. Anche i
famigliari di Aldo, Elia, Gioia, Aruna e Rudra, hanno presentato una
petizione per sostenere la necessità e la coerenza di una nuova perizia
medico-legale. Il pubblico ministero, Maurizio Petrazzini, ha fatto
opposizione a questa richiesta osservando che dal suo punto di vista,
una nuova perizia non sia pertinente. A noi pare invece importante per
sapere se quella notte c’è stata o meno omissione di soccorso, stabilire
con sincerità e onesta come Aldo sia morto, quali le cause e le modalità
del tragico evento.
Solo con un ragionamento a tutto tondo si riescono a definire i
particolari delle cose.

Invitiamo tutte e tutti a partecipare al presidio del 27 febbraio ore
9:00, di fronte al tribunale vecchio.
Lo stato archivia, noi no.
Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino

3 febbraio 2012

18 ragioni per dire no all’abolizione dell’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori
 
 Come tutti gli umani anche i datori di lavoro e i superiori non sono tutti degli stinchi di santo
Con una scusa potrai essere licenziato se:
1)sciopererai contro l’azienda o per il contratto ( i precari non scioperano mai pena il mancato rinnovo)
2)Sei donna e vuoi fare più di un figlio (ricordiamoci dei licenziamenti in bianco fatti firmare dalle giovani donne)
3)Ti ammali di una patologia invalidante e hai ridotto le tue capacità lavorative
4)Passi un periodo di vita difficile e non dai il massimo
5)Hai acciacchi ad una certa età che riducono le tue prestazioni (ed è molto probabile con l’allungamento dell’età lavorativa voluta dal Suo governo
6)Sei "antipatico" al proprietario o ad un capo che ti mettono a fare lavori meno qualificati e umilianti (mobbing)
7)Chiedi il rispetto delle norme sulla sicurezza (nei luoghi di lavoro dove non
esiste l’articolo 18 gli infortuni gravi e i casi mortali sono molti di più)
8)Rivendichi la dignità di lavoratore, di uomo e donna.
9)Sei politicamente scomodo (ricordiamoci dei licenziamenti e dei reparti confine degli anni 50 e sessanta)
10)Non ci stai con i superiori
11)Contesti l’aumento del ritmo di lavoro
12)T’iscrivi ad un sindacato vero (su 1000 lavoratori richiamati alla FIAT di Pomigliano non uno è iscritto alla FIOM)
13)Appoggi una rivendicazione salariale o di miglioramento delle condizioni di lavoro
14)Fai ombra al superiore e se pensa che sei più bravo di lui e puoi prenderne il posto (a volte comandano più del proprietario)
15)Hai parenti stretti con gravi malattie e hai bisogno di lunghi permessi
16)Non sei più funzionale alle strategie aziendali
17)Reagisci male ad un’offesa di un superiore
18)Dimostri anche allusivamente una mancanza di stima verso il capo e il proprietario
Ne avre altre ma sono 18 come l’articolo che volete abolire o stravolgere.
Molte di queste situazioni le ho toccate con mano nei miei quarant’anni di lavoro in fabbrica e alcune altre riportate dalla stampa
Se il Presidente Monti e la Ministra Fornero rispondono in merito a quanto ho scritto spiegando ai lavoratori italiani cosa faranno contro queste potenziali discriminazioni, mi convinceranno sull’abolizione dell’articolo 18. Carlo Soricelli metalmeccanico in pensione e curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

2 febbraio 2012
A proposito del cambio turno e d’abito

Sono sicuro che con la presente mi farò un sacco di "nemici" e antipatie, ma da disoccupato in cerca di occupazione stabile da 6 anni, senza ancora successo, mi viene tristemente da sorridere leggendo la comunicazione del Segr. Cisl Funzione Pubblica Pascolini e del suo omologo Cisl Maedici Giordano datata 11 gennaio. La spinosa questione di lana caprina verte sul fatto se il cambio di vestiario al cambio turno in ospedale da parte degli operatori addetti, debba considerarsi come orario di lavoro, come sostenuto da alcuni, o debba effettuarsi al di fuori di questo, come sostenuto da altri. Vi spiego come funziona nel settore privato, che sia commercio o produzione: se un’attività apre alle 9:00 e chiude alle 13:00, gli utenti debbono usufruire del servizio per tutto questo tempo, e pertanto gli addetti devono essere pronti per le 9:00 e disponibili fino alle 13:00;ne consegue che bisogna arrivare prima e andarsene dopo, poi se per la "vestizione" uno ci vuole impiegare un quarto d’ora o due minuti,sono problemi suoi e si organizzerà di conseguenza.
Viene evidenziato come i tempi per questa operazione vengano quantificati in circa 11 giorni all’anno (non sò su quali criteri di calcolo), e che potrebbero avere conseguenze economiche in termini di recuperi o liquidazione delle competenze.
A questo punto, ed ora pronti, apriti cielo !!, mi chiedo se sarà possibile anche quantificare allo ste4sso modo, a quanti giorni l’anno ammontano, oltre a quelle contrattualmente previste, le pause bar, macchinetta del caffè, sigaretta, telefono cellulare, etc. degli stessi che lamentano dubbi su come considerare il tempo per il cambio dell’abbigliamento.
In attesa di tempi migliori,
Roberto Proietti


1 febbraio 2012
Lavori al Convitto Itas: freddo e gelo e poco rispetto per la struttura

I primi di gennaio 2012 sono stati iniziati da parte della Provincia di Perugia,  presso  l’Istituto Agrario di Todi, i lavori di adeguamento alla normativa di prevenzione incendi.
Da quei giorni, molto celermente, sono state rimosse diverse vetrate del chiostro duecentesco che proteggevano dall’intemperie, ormai dagli anni “60, la scuola ed il convitto annesso.
Sono stati aperti nuovi passaggi, sono state tolte porte di accesso di varie zone della scuola ed in particolare, sono state rimosse quelle di accesso ai locali dove sono situate le camere dei ragazzi del convitto.
Dinanzi a questa celerità d’intervento, tutti si aspettavano una rapida sostituzione degli infissi e delle vetrate con  nuove intelaiature a norma, viste anche le precarie condizioni climatiche del periodo.
La realtà è stata ben diversa.
Infatti, arrivati alla fine di gennaio, le porte sono state sostituite con dei telai posticci di legno con sopra un telo di nylon e le arcate sono state “tamponate” con dei teli di nylon svolazzanti.
Il freddo, senza più barriere, si diffonde ovunque rendendo la vita scolastica, ma in particolare quella dei ragazzi convittori , particolarmente difficile. A nulla, tra l’altro, sono valse le richieste di aumentare le ore di  riscaldamento del convitto che subisce in maniera esagerata, l’offensiva del freddo. 
La scuola di agricoltura ed il convitto sono  ospitati nell’ex convento duecentesco di Montecristo, la cui bellezza è nota e riconosciuta da tutti coloro che hanno avuto occasione di visitarlo.
Per anni si è  cercato di rispettare questa struttura per il suo valore architettonico e culturale, tra l’altro vi soggiornò, per un breve periodo della sua vita anche Jacopone da Todi.
Tutta questa storia alle spalle, non ha però, di fatto, scongiurato il rischio che l’intervento per l’adeguamento dell’impianto elettrico,  fosse altamente impattante ed invasivo con l’apposizione di tubi in plastica di notevoli dimensioni che attraversano completamente le vele delle volte in mattoni.
Tutti sono estremamente convinti della necessità dell’adeguamento di tali impianti alle normative vigenti, ma tutti sono altresì certi che si possa intervenire con modalità che  tengano  conto del valore storico ed artistico della struttura in  oggetto.
Quei tubi di plastica che spezzano irrimediabilmente l’andamento delle vele delle volte, sono un’offesa all’ingegno di chi, circa ottocento anni orsono s’ingegnò, con tanta maestria, per realizzarle.
Noi crediamo che tecnici esperti,  si sarebbero dovuti adoperare per trovare soluzioni tali da riuscire a conciliare l’esigenze della normativa attuale, con il rispetto di un manufatto di tale natura.
 Crediamo pure che gli organi preposti al controllo di questi lavori, che interessano beni  regolati dalla legge 1089/39, avrebbero dovuto consigliare di evitare modalità d’intervento che già su una struttura di recente costruzione mal si sopporterebbero.
Siamo particolarmente dispiaciuti di tutto questo, perché, un minimo di attenzione nell’operazione, avrebbe permesso di conciliare la necessità di un lavoro, con l’esigenza di poter continuare a vivere in maniera confortevole in una struttura di tale genere, rispettandone nel contempo il suo valore storico ed artistico.
Alcuni lavoratori del Convitto Annesso all’IIS “A. Ciuffelli” Todi

1 febbraio 2012
Il PSI di Narni e l’ospedale nuovo

No, non è questo l’ospedale che avevamo sempre pensato: realizzare con una grande spesa un centro di riabilitazione a Cammartana è solo funzionale agli strateghi regionali mica ai cittadini narnesi e ternani.
Soltanto gli sprovveduti non capiscono che una volta messo in funzione quella struttura, e spesi, dai cinquanta ai cento milioni di euro, i cinquantamila abitanti dell’Ambito territoriale n. 11 si dovranno rivolgere a Terni per operazioni diverse dal day hospital. Ma Terni è già ingolfato!
E allora?
Va ripensata la sanità in questa parte di territorio regionale, fa fatto uno sforzo prima di sbagli clamorosi: sì alla riabilitazione a Cammartana. No alla chiusura dell’ospedale di Narni che deve essere ristrutturato con la visione da “Conca Ternana” e dove ospitare una parte dei ricoverati del
Santa Maria, oggi praticamente al collasso in quanto a rpesenze.
I soldi? Beh, non posso fare torto alla memoria di nessuno nel ricordare che l’ospedale di Narni ha una dote di circa trecento ettari di terreno irriguo, centinaia di migliaia di euro, che, come hanno voluto coloro che li hanno donati, devono essere spesi per lo sviluppo della sanità a Narni. Mica per farvi un centro di riabilitazione! Qualsiasi tribunale, e di sicuro vi sarà chi vi si appellerà, darà questa interpretazione.
In sostanza pochi entusiasmi come hanno fatto in maniera strumentale ed elettorale i sindaci Stefano Bigaroni e Riccardo Maraga ma ancora voglia di definire in questo periodo di crisi, la sanità dell’intera Conca Ternana perché sia davvero efficiente e vada a sostegno di chi ha bisogno senza guardare esclusivamente a bilanci che possono essere tirati da molte parti.
Partito Socialista Italiano Sezione Mazzatosta Enzo Proietti Grilli

1 febbraio 2012
Il PSI di Massa Martana e la centrale a biomasse

A proposito della Centrale a Biomasse che in questi giorni anima il dibattito locale, suscitando apprensioni nella cittadinanza, Centrale che, come da progetto, dovrebbe essere costruita all’interno del sito industriale della Archimede Solar Energy di Villa San Faustino, il Partito Socialista di Massa Martana, valutati  e ponderati  attentamente tutti gli aspetti funzionali e tecnici della questione, ritiene di non dover e di non poter essere, pregiudizialmente contrario, perché l’impianto, nel suo insieme, è stato ideato e basato facendo esclusivamente ricorso a tecnologie d’avanguardia, quali quelle provenienti da fonti rinnovabili che, attualmente, proprio perché ecologicamente considerate le più sicure, di per se stesse risultano pienamente rispettose e garanti della salubrità ambientale e della salute delle persone.
Ciò premesso, il Partito Socialista di Massa Martana plaude ed incoraggia il progetto medesimo, ovviamente confidando nel fatto che il tutto sia realizzato prima e soprattutto gestito poi, attenendosi sempre e scrupolosamente ad ogni atto precauzionale , onde tranquillizzare l’intera cittadinanza e fugare ogni dubbio  dei diffidenti   e dei contrari e sostenendo, doverosamente, nel contempo, chi opera tenacemente, in questi tempi difficilissimi, per cercare di mantenere e, possibilmente, di creare ulteriore benessere ed occupazione nel territorio massetano.
P.S.I. di Massa Martana


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