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Il Psi di Marsciano sollecita  i fondi previsti dalle normative dell' Unione Europea, (almeno il 5 per cento delle risorse complessive del Psr, previsto ), in buona parte sospesi dalla Giunta regionale nel luglio del 2008 e derivanti dalla riforma dell' OCM Tabacco
tabacco
Il Partito Socialista di Marsciano ha avviato dalla scorsa estate una profonda  riflessione sulla crisi che sta attraversando il settore della tabacchicoltura, a seguito della riforma della politica agricola comunitaria, incontrando le imprese agricole del territorio della Media valle del Tevere e dialogando con i sindacati e le associazioni di categoria.
Dal seminario dello scorso luglio e dai numerosi incontri con le parti sociali è emersa in tutta la sua drammaticità la situazione di estrema crisi che vive il settore del tabacco.
All’Assessorato all’Agricoltura della Regione Umbria  è stata rivolta una sollecitazione affinché  i contributi previsti nel Piano di sviluppo rurale siano messi a disposizione con la massima celerità, proprio alla luce  della crisi che attanaglia il comparto.
Si ritiene che, unitamente ai contributi previsti dal PSR, si debba procedere con la massima sollecitudine a  mettere a disposizione dei GAL, così come previsto dalle normative dell’ Unione Europea, le risorse ad essi spettanti (almeno il 5 per cento delle risorse complessive del Psr, previsto dal Regolamento comunitario sullo Sviluppo rurale n. 1698 del 2005), in buona parte sospese dalla Giunta regionale nel luglio del 2008 e derivanti dalla riforma dell’ OCM Tabacco.
Tali risorse, che assommano ad alcuni milioni di euro,  se venissero tempestivamente messe a disposizione del sistema rurale innescherebbero investimenti pubblici e privati notevolmente superiori, consentendo un effetto traino non solo per l’intera filiera agricola ma di tutte le attività  produttive che operano nel nostro territorio (artigianato, servizi, industria, ecc.).
Considerando l’ormai prossima scadenza del periodo di programmazione, l’assegnazione immediata di tali risorse è opportuna anche per evitare il rischio concreto di non riuscire ad impegnarle entro il 2013 e, quindi, di perderle definitivamente con grave danno per il sistema produttivo territoriale, specie in un momento di grave crisi economica come quello che stiamo attraversando.
 

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