Condividi su facebook
Condividi su twitter
Il trattamento della CCSVI potrebbe contribuire a mitigare il decorso della malattia, pur se non ne elimina la causa; necessità di rigorose sperimentazioni secondo l' Ordinario di Neurologia alla Sapienza di Roma e responsabile del Centro Sclerosi Multipla del S. Andrea
sclerosi-multipla

Tra quelle croniche, sicuramente la Sclerosi Multipla è una malattia che colpisce persone nel pieno della loro vita sociale ed affettiva e che dovranno convivere con la malattia per molti anni e sempre più spesso dalla giovane età. 
Anche per questo viva è l’attenzione per i progressi della medicina in questo campo ed in particolare per il così detto metodo Zamboni.

Ora, uno “stato dell’arte” è offerto da un duplice intervento del prof Carlo Pozzilli, Ordinario di Neurologia alla Sapienza di Roma e responsabile del Centro Sclerosi Multipla del S. Andrea che contiene, tra l’altro, una importante apertura a favore della associazione tra sclerosi multipla e Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale (CCSVI), pur non riconoscendo in quest’ultima la causa prima della malattia

“Ci sono oggi molteplici evidenze che parlano a favore di una associazione tra CCSVI e SM e ritengo che ulteriori studi epidemiologici potranno solo confermare tale dato – ha detto il prof.Pozzilli. Va invece ancora compreso se rimuovere l’insufficienza venosa sia utile al paziente e come vada fatto
La CCSVI dunque, se pur non è certamente la causa della malattia, potrebbe costituire un elemento da considerarsi in relazione alla possibile influenza nel corso della malattia.”
L’intervento del prof Pozzilli, che fornisce anche importanti indicazioni per una diagnosi precoce della malattia e sulla terapia farmacologica, si conclude affermando che “Il problema più difficile pero è quello di disegnare sperimentazioni rigorose da un punto di vista scientifico (studi controllati, randomizzati, in cieco) e che nello stesso tempo siano accettabili da un punto di visto etico. Rimango tuttavia ottimista nella possibilità che la ricerca in tempi brevi possa fornire ai pazienti le giuste risposte in quanto molte sperimentazioni sono attualmente in corso in diversi paesi, primi fra tutti gli Stati Uniti ed il Canada.”
 

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter