Condividi su facebook
Condividi su twitter
Solo in pochi casi è riconosciuto come infortunio in itinere l'incidente occorso andando al lavoro con le biciclette, mezzo scelto anche per risparmiare
pisteciclabili

E’ ormai chiaro che per una parte importante della popolazione s’è iniziato un percorso del gambero verso le condizioni economiche e di vita degli anni ’50 e primi 60’.
La riduzione delle retribuzioni, i costi crescenti dei trasporti sia con mezzi pubblici che con quelli privati indurranno presto molti lavoratori, nella zone che si prestano, a tornare alla bicicletta per andare al lavoro.

Ma per l’Inail non sembra che questo mezzo a due ruote spinto dalla forza della gambe possa considerarsi una strumento ammesso normalmente per andare al lavoro, salvo in pochissimi casi.
Per l’istituto assicurativo, infatti, in caso di incidente questo si potrà considerare infortunio solo se si è in presenza  di “un utilizzo necessario del mezzo, qualora l’infortunio sia avvenuto su una strada aperta ai veicoli motorizzati”.

La casistica prevede il caso di totale assenza di altri mezzi pubblici di trasporto (ad esempio quando vi sono gli scioperi degli autobus), oppure quando si può dimostrare che la bicicletta può consentire un arrivo in orario sul posto di lavoro, altrimenti impossibile. Un’altra ipotesi per il ricorso necessario è quella che prevede la bici al posto del tragitto a piedi a causa di un percorso inagibile.
Sembra quindi escluso che possa essere indennizzato un infortunio in itinere avvenuto mentre si è in sella, come tutti i giorni, ad una bicicletta.
Pollice verso quindi anche a chi non vuol inquinare o non congestionare il traffico.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter