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Intervento a tutto campo della Presidente della Regione sui provvedimenti che approderanno martedì al Senato per suggerire modifiche ed emendamenti all'insegna di equità e serietà
catiuscia-marini


“Questa settimana la manovra economica del Governo, presentata nei giorni scorsi, approderà all’esame delle Commissioni in Senato. Il nostro Paese sta vivendo una vera emergenza, ha di fronte sfide impegnative sul piano internazionale che richiederebbero una manovra “credibile” ed efficace, ma così non è, tanto che la presentazione da parte del Governo della manovra di agosto, aggiuntiva a quella già varata a luglio con il decreto 98, non ha determinato alcun recupero della fiducia dei mercati. Anzi.
Dal 2008, anno di inizio della crisi globale, ad oggi il Governo italiano ha varato ben undici provvedimenti economici e finanziari che nelle intenzioni avrebbero dovuto produrre rigore nei conti pubblici, abbassare l’onere del rifinanziamento del debito pubblico e soprattutto favorire la crescita e lo sviluppo, dando impulso alla ripresa economica. E se agli undici, nei soli ultimi due mesi, è stato necessario aggiungere altre due manovre, forse vuol dire che le misure proposte sono scarsamente efficaci oppure che non si è raccontato fino in fondo la verità al Paese.
Ora se con l’ultima manovra, che sta per iniziare il suo iter parlamentare, si richiedono ulteriori sacrifici ai cittadini, alle famiglie, alle Regioni e alle autonomie locali e dunque ancora a cittadini ed imprese, pretendiamo dal Governo chiarezza e trasparenza, soprattutto distinguendo tra quello che dobbiamo fare perché ce lo chiede l’Europa, ad esempio anticipare il pareggio di bilancio al 2013, e quello che dobbiamo fare perché non stanno funzionando i meccanismi di aggiustamento dei conti pubblici già messi in atto.
Le Regioni, al momento della presentazione della manovra di agosto, hanno già anticipato al Governo la propria contrarietà e la necessità di effettuare modifiche ed emendamenti che già da martedì si inizieranno ad esaminare nella Conferenza delle Regioni.
Alcune considerazioni e proposte:
1.    Modificare il carattere fortemente iniquo, sul piano sociale, della manovra: l’anticipo della delega sull’assistenza con un drastico taglio degli sgravi fiscali colpisce pesantemente le famiglie con  una riduzione del reddito disponibile; il contributo di solidarietà incide essenzialmente sui ceti medi che già pagano le tasse, ma non colpisce in nessun modo le aree dove forte è l’evasione fiscale; l’intervento sul Tfr e le tredicesime dei dipendenti pubblici rappresenta un ulteriore peso sui ceti medi e bassi senza alcuna efficienza nella pubblica amministrazione oltre che norma di dubbia legittimità;
2.    Se responsabilmente dobbiamo abbattere in tempi brevi almeno il 20% del debito pubblico, non si può pensare di farlo con tagli lineari e facendo pagare solo chi paga già; è necessario che i sacrifici siano fatti anche da chi ha redditi e patrimoni più alti e con misure efficaci e non di facciata che colpiscano la grande evasione fiscale e contributiva.
3.    La grande priorità deve essere la ripresa economica: la manovra non può essere solo tagli e rigore serve anche un pacchetto di stimoli per la crescita e l’occupazione; bisogna agevolare fiscalmente le PMI produttive, accelerare la realizzazione delle opere pubbliche già finanziate, si mettano a disposizione delle Regioni i fondi FAS per sostenere un piano regionale di opere pubbliche infrastrutturali e sul patrimonio pubblico (ambiente, beni culturali, edilizia residenziale);
4.    Si redistribuiscano in maniera più equa i tagli tra i diversi livelli istituzionali della pubblica amministrazione: se Regioni, Province e Comuni contribuiscono in minima parte a generare debito pubblico non può gravare soltanto sulle autonomie locali il peso dei tagli, per di più lineari, che non tutelano i comportamenti sani nella gestione dei conti pubblici. Dal luglio 2010 ad oggi, ben quattro manovre, che si sommano, gravano sui bilanci di Comuni, Province e Regioni con evidenti ripercussioni sulle tasse locali e sui tagli dei servizi penalizzando ancora una volta cittadini e famiglie a cominciare da quelle con redditi bassi.
Per quanto riguarda inoltre gli articoli 15 e 16 del provvedimento aventi ad oggetto “soppressione di Province” e “riduzione dei Comuni”, ritengo opportuno alcune considerazioni:
–    Se intenzione del Governo è quello di proporre un riordino istituzionale del Paese, bene lo si faccia seriamente e siamo disponibili al confronto. L’Umbria sarà pronta a fare la sua parte con spirito riformista ed innovatore. Siamo pronti a discutere di tutto: dimezzamento dei parlamentari, differenziazione delle competenze tra Camera e Senato, modifica degli assetti delle istituzioni locali, Regioni, Province e Comuni, associazionismo dei Comuni.
Ma lo si faccia seriamente con una proposta equa che riguardi il Paese.
    Non accettiamo invece di essere presi in giro, con una trovata demagogica che non incide in nessun modo sui conti pubblici, creata su misura ma volta a salvaguardare le province  guidate da maggioranze più vicine al governo; perché 300.000 abitanti, e non allora 400.000 oppure200.000? A cosa serve questa misura estemporanea? Perché non si è pensato ad ancorare eventuali riordini agli obiettivi di finanza pubblica, magari sopprimendo enti in sistematico dissesto finanziario? Perché si è messo il criterio dei metri quadrati di territorio se non per salvaguardare qualche provincia nordista, con pochi abitanti ma cara al Ministro dell’Economia.
Su questo non siamo disponibili a farci prendere in giro e siamo pronti a fare la nostra battaglia, intanto facendo rispettare la Costituzione e l’art. 133 che assegna alle Regioni e alle popolazioni interessate un ruolo decisionale importante nella eventuale modifica delle Province.
Ma come Presidente della Regione mi rivolgo in primo luogo ai deputati e senatori eletti nel collegio elettorale umbro, sia a quelli dell’opposizione di centrosinistra sia a quelli della maggioranza di governo di centrodestra, chiedendo di assumere un impegno di fronte all’Umbria presentando un emendamento modificativo del decreto su questo punto e restituendo ad una riforma organica l’eventuale riordino delle Province e dei piccoli Comuni, facendo rispettare il dettato costituzionale: se vogliono già da questa settimana possono essere determinanti nell’iter parlamentare del provvedimento.
Al tempo stesso la Giunta regionale, d’intesa anche con gli altri livelli istituzionali a cominciare dalle due Province e dai Comuni, si farà promotrice già da questa settimana di iniziative istituzionali con l’assunzione di un atto specifico da inviare al Governo e al Parlamento, ma rivolto anche ad un confronto più ampio con le altre Regioni e con le Province contermini, quali ad esempio Rieti.
L’Umbria ha già avviato con coraggio la strada di un suo riordino istituzionale interno, volto a semplificare i livelli della pubblica amministrazione ed a restituire soltanto ai livelli elettivi tutte le funzioni amministrative e di governo, favorendo l’associazionismo dei Comuni, tutti. Siamo pronti ad accelerare questo percorso, anche ad aprire una nuova fase di confronto per ridurre ancora il costo di funzionamento della pubblica amministrazione.
Ma sia chiaro a tutti  che non prendiamo lezioni da chi a Roma lavora per danneggiare l’Umbria, le sue città e  non intendiamo subire proposte inique che anziché colpire quelle realtà con i conti in dissesto, con la spesa fuori controllo, con debiti elevati intendano penalizzare soltanto alcune realtà per ragioni meramente “demografiche”.
Peraltro l’Umbria ha dimostrato negli anni che, pur essendo piccola, è stata capace di avere un bilancio in ordine e la spesa sanitaria sotto controllo così come le due Province ed i comuni della Regione presentano una situazione finanziaria, pur in un quadro difficilissimo dei conti pubblici, in equilibrio: non tutte le grandi Regioni con milioni di abitanti possono dimostrare la stessa situazione.
Si facciano le riforme, noi ci siamo, ma serie e che riguardino il Paese, non soltanto alcune parti”.

Catiuscia Marini – Presidente Giunta Regionale dell’Umbria

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