Non è stato raccolto dalla maggior parte dei media ma, qualche cosa di strano sta accadendo, secondo il CNR, sui cieli dell’Artico e di alcune regioni del Nord Europa.
Livelli record di perdita di ozono stratosferico del 50% nell’Artico, infatti, sono stati registrati dallo strumento MIPAS sul satellite ENVISAT dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) nei mesi di febbraio e marzo 2011, con regioni di minimo di ozono estese fino all’Europa del Nord.
Per marzo 2011 il calo del 50% della concentrazione di ozono, rispetto agli anni precedenti. è stato registrato tra i 18 e 30 km.
Insieme alla perdita di ozono, MIPAS ha misurato temperature inferiori a -78° nella bassa stratosfera (20 gradi inferiori alle temperature medie), rilevato la formazione di nubi polari stratosferiche e variazioni di specie chimiche associate a processi noti per il loro impatto sull’ozono.
Le condizioni osservate sono caratteristiche della formazione del cosiddetto buco dell’ozono che dai primi anni ’80 avviene ogni settembre in Antartide.
Nell’inverno australe, venti circumpolari causano la formazione e isolamento di un vortice polare con temperature che scendono fino a -90°.
Queste basse temperature causano la formazione di nubi stratosferiche polari sulla cui superficie avvengono reazioni chimiche che sfruttano il cloro proveniente dai CFC ancora presenti in stratosfera, riducendo l’ozono al ritorno della radiazione UV solare al termine della notte polare.
L’ozono si riforma nei mesi successivi, ma masse d’aria polari con basso contenuto di ozono vengono trasportate verso le medie latitudini.
Il vortice polare Artico è tipicamente alterato da forti perturbazioni dovute alla presenza dei continenti sottostanti, mantenendo le temperature più alte e una bassa riduzione dell’ozono. A differenza degli anni precedenti, i primi mesi del 2011 hanno visto un vortice boreale estremamente isolato, con temperature medie giornaliere a 20 km al di sotto dei -78° tra il 6 febbraio e il 16 marzo 2011 e che sono risalite verso la media soltanto nei primi giorni di aprile. La persistenza di queste basse temperature ha portato alla formazione delle nubi stratosferiche polari e condizioni molto vicine alla formazione di un buco nell’ozono osservato in Antartide.
L’osservazione di questa perdita record di ozono insieme a una parziale riduzione nel 2005 (e un precedente nel 1997) conferma la possibilità che il raffreddamento della stratosfera legato al riscaldamento del clima possa portare a inverni boreali rigidi e isolati con conseguenti perdite consistenti di ozono, una complessa interazione clima-ozono stratosferico che attualmente rende più incerti i tempi predetti per la chiusura del buco nell’ozono antartico.