Condividi su facebook
Condividi su twitter

28 aprile 2010
Suggerimenti per la Via Flaminia

La tutela e la promozione della qualità architettonica e del paesaggio devono coniugare la qualità architettonica degli interventi con la salvaguardia e la valorizzazione dei caratteri peculiari del paesaggio locale, sia urbano che rurale e tutti gli interventi non potranno né dovranno limitarsi a dare mere risposte tecniche ma dovranno essere subordinati alla valorizzazione dei luoghi, attraverso soluzioni tese a garantire il miglioramento del tessuto architettonico esistente, delle infrastrutture ed il pieno rispetto, in particolare, dei Beni culturali e storici facenti parte del territorio comunale.
Pertanto acquistano particolare significato anche gli interventi che, direttamente o indirettamente, interessano spazi di connessione, recinzioni, muri e opere di sostegno, aree verdi, sistemazioni idraulico-agrarie, verde ecologico ed attrezzato ed altri elementi naturalistici che caratterizzano il territorio.
Ciò premesso, come cittadino di Massa Martana e come professionista, vorrei formulare una proposta d’intervento normativo ed operativo riferita al tratto della strada comunale Flaminia che va dalla Chiesa di Santa Maria in Pantano al Fosso del Trebbio in località Ceneraio (area censita in Catasto ai Fogli 34 e 35 e con destinazione urbanistica prevalente a verde ecologico con vincoli idrogeologici e archeologici), tratto in cui ho riscontrato gli elementi di seguito esposti.
– Sono compresi nell’area posta lungo il Diverticolo Antico della Via Flaminia il complesso architettonico ed archeologico di Santa Maria in Pantano, limitrofo all’area di scavi del Vicus Martis, il sito archeologico detto del “Mausoleo” ed una rilevante falda idrica.
– A fianco della sede della strada comunale e sulle aree indicate al paragrafo precedente si rilevano recinzioni di filo spinato su pali di cemento fatiscenti e fabbricati civili con le relative opere d’ urbanizzazione primaria e secondaria. Molte opere, in particolare gli accessi laterali ad aree private e le recinzioni, sono irregolari, alterano l’assetto paesaggistico della zona e sono in contrasto con la normativa urbanistica comunale e con quella di sicurezza della circolazione, dettata dal vigente Codice della Strada, sia per ciò che riguarda le modalità costruttive delle opere che le distanze di sicurezza.
– La carreggiata di transito è priva di banchina, è sconnessa ed è carente di opere di regimazione idraulica e di fasce di vegetazione arbustiva ed arborea che in altri tratti meno antropizzati costituiscono e dovrebbero costituire la cornice naturalistica dell’antica infrastruttura stradale.
– Le opere eseguite nell’area non tengono conto del valore paesaggistico e della presenza di importanti siti archeologici nell’area, problemi questi comuni a tutto il tracciato del Diverticolo Antico della Flaminia in territorio di Massa Martana ma in questo tratto e nella Frazione Montignano questi elementi negativi sono molto più accentuati ed esigono interventi immediati e specifici.
Ciò premesso chiedo la convocazione urgente di una conferenza dei servizi, nell’ambito delle competenze attribuite agli Uffici aditi, per avviare la ricognizione, la programmazione, la progettazione e l’attuazione degli interventi, impegnandomi a partecipare agli interventi per quello che potrà essere richiesto ed utile.
Renato Domenico Orsini

28 aprile 2011
Lettera al Prefetto di Perugia per Berlusconi & C:

Ill.mo Prefetto,
durante la conferenza stampa con il Premier  francese Sarkozy, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ammette  che l’emendamento al DL  “Omnibus”  approvato dal Senato non è un vero addio al nucleare, ma soltanto una pausa dettata dalla necessità di bloccare il referendum e aggiungendo poi che quando sarà passata la emotività dell’opinione pubblica  provocata dalla tragedia di  Fukushima il governo riproporrà  il proprio programma nucleare, oggi, oggetto di Referendum .
Consideriamo questa ammissione una grave conferma del fatto che  l’emendamento con il quale il Governo intende rendere inutile il quesito referendario sul nucleare è soltanto una manovra dilatoria  per impedire agli italiani di decidere democraticamente del  loro futuro: un espediente per impedirci di esercitare un nostro diritto costituzionale.
Il Governo vuole, per sua stessa ammissione, evitare che gli Italiani si esprimano attraverso il Referendum in questo modo facendo venir  meno  il diritto dei cittadini a far sentire la loro voce, quale che sia l’opinione di ciascuno.
Ma non bisogna dare per certa la cancellazione del Referendum: dopo l’approvazione al Senato del Decreto Legge, modificato con l’emendamento, perché queste modifiche diventino legge debbono essere approvate nello stesso testo alla Camera; se la Camera cambia il testo la legge dovrebbe tornare al Senato per l’approvazione definitiva; poi il testo deve essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale e solo a quel punto la Cassazione potrà giudicare se i quesiti referendari sono stati assorbiti dalle modifiche legislative; fino alla pronuncia della Cassazione il referendum c’è ed alla pronuncia della Cassazione potrebbe seguire un eventuale ricorso su cui far pronunciare la Consulta.
La propaganda referendaria sul nucleare potrà continuare fino a quando ci sarà la sentenza ufficiale della Corte di Cassazione. 
In altre parole non è il Governo, che può decidere se il Referendum ci sarà oppure no.
Questo giudizio può darlo solo la Cassazione.
Il Comitato  Umbro Vota SI’ per fermare Il Nucleare continuerà la propria campagna referendaria per ribadire che il nucleare è una scelta vecchia, sbagliata, impopolare e antieconomica per l’Italia, per far sapere che il referendum c’è e che questo è l’unico vero strumento non solo per togliere di mezzo il nucleare e soprattutto per esercitare la democrazia.
Certi della sua sensibilità ai temi della democrazia, del rispetto della Costituzione e dei diritti dei cittadini La invitiamo quindi a vigilare, nel corso della Sua attività istituzionale, in modo da garantire la piena espressione democratica, facendo in modo che il percorso verso la consultazione referendaria, sia caratterizzato dal rispetto delle regole ed in primis dal diritto dei cittadini ad essere correttamente informati; diritto già gravemente compromesso dalla grave situazione di stallo dell’approvazione del regolamento in materia di comunicazione politica presso la Commissione di Vigilanza RAI, il cui ritardo, di fatto, impedisce alla maggior parte dei cittadini e delle cittadine italiani di accedere ad una corretta informazione sui referendum di giugno, come invece la Legge prevede.
Cordialità
Alessandra Paciotto Portavoce Comitato Umbria VOTA SI PER FERMARE IL NUCLEARE

27 aprile 2011
Ciani risponde al Pd sul bilancio del Comune di Todi

Il gioco messo in piedi dall’opposizione tuderte è ormai chiaro: ogni atto approvato da questa giunta che può incontrare il favore della cittadinanza deve essere demolito e demonizzato. Mi ha quindi tranquillizzato l’intervento del capogruppo del Pd, Romina Perni, che conferma come nel bilancio preventivo sono contenuti indirizzi validi. Non si spiega, altrimenti, come  l’opposizione si sia affannata a trovare argomenti, peraltro inconsistenti e riguardanti aspetti marginali di questo bilancio preventivo, per screditarli. La tanto chiacchierata auto blu del sindaco Ruggiano non è certo un elemento rivoluzionario di questo bilancio, dal momento che non porta a casa economie fondamentali, ma dimostra piuttosto un atteggiamento di rispetto nei confronti della spesa pubblica, in particolar modo per quello che riguarda le spese in favore degli amministratori stessi; è noto e pacifico che le amministrazioni precedenti avevano introdotto l’uso di un’auto di servizio per il sindaco e la disponibilità di un vigile urbano come autista; aspetto quest’ultimo che se apparentemente sembra non essere un costo aggiuntivo, deve comunque far riflettere in quanto l’agente della polizia municipale era chiamato a svolgere un ruolo differente da quello previsto in servizio. Più semplicemente questa amministrazione pensa e agisce in maniera diversa dalle precedenti e il tono usato dal capogruppo Perni sembra voglia soprattutto difendere le scelte del passato e per fare questo ha dovuto opporre a tutti i costi alcune controdeduzioni assolutamente inconsistenti. Ma la sorpresa più grande è che l’opposizione abbia voluto vedere solo questo elemento marginale del bilancio preventivo tralasciandone  gli aspetti più rilevanti come l’aver mantenuto la struttura fondamentale della spesa pubblica nonostante le difficoltà economiche a livello nazionale ed internazionale. Soprattutto vale la pena sottolineare come si siano mantenuti tutti i servizi, rimodulando solo l’organizzazione e la contrattualistica degli stessi e facendo affidamento, per la prima volta nella storia del comune, sull’apporto dei due enti, Etab e Veralli Cortesi, che sono tornati ad avere bilanci positivi e possono concorrere al sostenimento dei servizi alla città, soprattutto nel sociale. Tra i tanti aspetti di rilievo del bilancio preventivo inoltre anche quest’anno siamo riusciti a  preservare una somma da destinare alle imprese e, per il terzo anno consecutivo, risorse per agevolare i finanziamenti alle imprese e le aperture di nuove iniziative commerciali. I segnali positivi riscontrati finora, con i dati positivi del turismo e l’apertura in un mese  di un supermercato a Pantalla e quattro esercizi commerciali nel centro storico, non sono quindi frutto del caso ma dimostrano la bontà delle scelte di questa amministrazione, che forse non è così disastrosa come l’opposizione vuole far credere.
Mario Ciani, assessore Comune Todi
 

22 aprile 2011
I parcheggi all’Ospedale di Perugia

Il caos ci sembra più presente in coloro che dall’ottobre 2007 stanno ragionando in che modo far pagare il parcheggio dell’Ospedale, anche perché in tre anni e mezzo si sono fatte tante ipotesi: dalle strisce blu passando a un euro al giorno, poi dovranno pagare anche i dipendenti, poi aree riservate, ancora disco orario vicino all’ingresso tutto il resto gratis, ecc….ecc…..
Avrebbe detto il Rag. Fantozzi “Siamo nel marasma più completo”. Ecco dove sta il caos !La verità è molto semplice si cerca, sin dal 2007, di tirare su le casse pubbliche a danno dei soliti: malati, lavoratori, studenti, pensionati, assistenze.
E’ di tre giorni fa la notizia che l’Az. Osp. Di Perugia spende per consulenze poco meno di due milioni di euro in un anno, saranno tutte utili? Una parte è probabile ma a chi conosce bene l’Ospedale e legge  nomi e relativi importi potrebbe venire il dubbio che di una gran parte se ne potrebbe fare a meno.
Tornando al caos parcheggi, credere ostinatamente di far pagare la sosta in un Ospedale comincia a preoccupare per davvero innanzi tutto perché all’Ospedale non ci si reca per fare shopping o magari una gita fuori porta o vedere un film al cinema, e poi perchè se si partisse da questo concetto si eviterebbe di sprecare energie per creare un’anomalia tutta perugina per fare cassa e si avrebbe più tempo per dedicarsi a problemi veri dei cittadini.
Noi della CISL Abbiamo a più riprese proposto di creare un collegamento con navette dal Pian di Massiano magari con un prezzo simbolico e soprattutto di sopraelevare semplicemente di un piano parte dei parcheggi con una soluzione economica, vedi Via Pellini, ma, sulle navette se ne parla molto…..e basta, sull’eventualità di alzare  un piano il parcheggio nessuno si è degnato almeno di sentire qualche ditta specializzata magari per farsi fare qualche preventivo. Quest’ultima soluzione risolverebbe per sempre il problema.
Ecco che quindi la volontà è solo fare cassa
Provocatoriamente chi cerca quattrini potrebbe  proporre in alternativa la possibilità di fare strisce blù o altre soluzioni su grandi parcheggi esistenti ai margini della città presso grandi complessi di divertimento shopping e passatempi vari, molti cittadini forse sarebbero anche disponibili a pagare 40/50 centesimi per divertirsi e molti altri apprezzerebbero certamente di poter recarsi in Ospedale, qui non per divertirsi, senza pagare.
La CISL non ha mai accettato non accetta e non potrà mai accettare il pagamento della sosta in un Ospedale a danno dei soliti noti e di coloro che si trovano con più difficoltà economiche.
Il Segretario Territoriale FP CISL Area Sanità Alberto Palazzetti

  
22 aprile 2011
La pazienza è finita, signor Tremonti

In pochi giorni il Signor Ministro Tremonti ci ha deliziato con due perle;l’ una migliore dell’altra. Qualche giorno fa, offendendo i giovani ed i disoccupati affermava che il problema della disoccupazione in Italia non esiste . Il vero secondo Lui è che : gli italiani non vogliono svolgere lavori alle condizioni dei lavoratori stranieri. A sostegno,della Sua tesi , portava il fatto che in Italia ci sono tanti stranieri e che tutti lavorano moltissimo di giorno ed anche la notte. Capisco benissimo cosa intendesse per :" alle condizioni in cui lavorano gli stranieri."
In sintesi 🙁 Pochi soldi, poca sicurezza, pochi diritti,). Il fatto è dimostrabilissimo. Ma non mi interessa ovviamente innestare una polemica sui lavoratori stranieri ma richiamare il Ministro ad una maggiore coerenza si. Lo hanno già fatto alcuni Ministri, Suoi colleghi di Governo, ed io intendo rimarcarlo. Primo – perché non è vero. Il Ministro dovrebbe sapere che i disoccupati stranieri presenti in Italia sono l’1,5% in più di quelli Italiani. Secondo- perché anche a fronte di una esigenza di maggiore flessibilità del lavoro per poter competere sui mercati mondiali non è scritto da nessuna parte che debbano diminuire le garanzie dei lavoratori. Semmai vanno riscritte le regole all’interno della contrattazione nazionale o decentrata che sia, per renderlo compatibile con la situazione di crisi e con le sfide globali. Ma mettere in concorrenza il lavoratori sul piano dei diritti, di un equo salario e della sicurezza non è un’idea liberale,ma qualcosa di molto peggio. Semmai vi è un problema di un’equa distribuzione del lavoro che c’è; incentivando anche forme e contratti di lavoro (part-time orari ridotti ecc.) che diano il massimo della produttività ,senza raggiungere i livelli dello sfruttamento. Altro tema che lascia sgomenti, è quello che lo stesso Ministro ha sollevato proprio ieri arrivando ad affermare che le imprese hanno diritto a poter dire "adesso basta",rivolgendosi sempre ai controlli, compresi quelli fiscali. Ha ragione. Ma se è giusto questo , quanto pensa che possa durare la pazienza di coloro che vivono solo con un lavoro precario,con la cassa integrazione, con una pensione misera, disoccupati ecc.
Io penso che l’abbiano terminata tutta. Penso che anche questi abbiano il diritto di dire: adesso basta. Anzi aggiungo che è ora che anche il popolo delle piccole partite I.V.A.( piccoli artigiani,piccoli commercianti,piccoli studi professionali, piccoli agricoltori) ma tutti gravati da un grosso peso fiscale e tributario dicano basta…!!ne hanno il diritto anche loro.)
Aggiungo una frase presa a prestito da un grande maestro che recita:
"Non sempre il dovere è una virtù". Queste categorie,che citavo sopra,Signor Ministro il proprio dovere l’hanno sempre fatto. Questo non significa che tutti gli altri non l’hanno fatto, ma una controllata non sarebbe male. Certo è che in questi ultimi anniil potere di acquisto di queste categorie è notevolmente diminuito. Altre categorie che lei conosce,meglio di me, si sono arricchite ancora di più. Le disuguaglianze quindi sono aumentate, i poveri ugualmente. Il lavoro è diminuito per tutti e di conseguenza anche la capacità di spesa, portando alla crisi anche il "terziario"e spingendo verso il basso anche la domanda interna. Proprio questo circuito vizioso non si è riusciti a spezzare. E mi lasci dire che una buona dose di responsabilità la porta anche lei perché i tagli orizzontali alla spesa pubblica, e non agli sprechi portano inevitabilmente a questo risultato. Oggi proprio un ministro del Governo l’ha attaccata su questa impostazione, dichiarando apertamente di non condividerla, sino a farle delle accuse che per essere nello stesso Governo, mi riesce perfino difficile ad immaginarne la convivenza. Termino con un Augurio di Buona Pasqua ad iniziare dai più deboli e dai più indifesi per arrivare a Tutti. Un augurio particolare agli amici con cui ho scambiato opinioni su queste pagine ed un grande e particolare augurio alla Redazione del giornale.
Ottavio Nulli Pero.
 

21 aprile 2011
Dall’esempio del 25 aprile un chiaro messaggio

Il connubio tra la festa della Liberazione del 25 Aprile e i 150 anni dell’Unità di Italia rappresenta una grande occasione politica e civile per riflettere su quale futuro dare alla nostra regione e al nostro Paese. La crisi economica, la guerra in Libia, l’accoglienza ai profughi africani, il tramonto del berlusconismo e nel nostro piccolo l’incrinato rapporto tra territori e multinazionali che operano in Umbria e il ricorso sempre più pesante alla cassa integrazione in attesa di un ritorno alla produzione vera: sono tutti fronti che necessitano di una nuova politica, un nuovo sentire civile e di un ritorno a un sistema valoriale che è stato offuscato dalle politiche del “tutti contro tutti”. Valori che ribadiscono l’unità di un Paese – per meglio affrontare con gli sforzi di tutti le sfide nazionali – e i diritti e doveri che sono stati fissati dai Padri Costituenti nella Costituzione Italiana. Diritto al lavoro e alla possibilità di fare libera impresa; il dovere di fare gli interessi collettivi e non quelli prettamente personali o meramente localistici. Il diritto ad una istruzione per tutti. Il dovere di pagare tutti le tasse. La Costituzione rappresenta ancora oggi il punto di riferimento del cittadino italiano nuovo e sociale. Le riforme di cui il Paese ha bisogno da tempo non sono incompatibili con la Costituzione figlia del 25 Aprile, ma anzi sono favorite dai principi di sviluppo solidale, di diritto di cittadinanza e di lavoro, e dal sostegno sia al merito che al bisogno. Principi che possono essere sviluppati coniugando l’attualità e il futuro prossimo. Dal 25 Aprile di 66 anni fa ereditiamo ancora quello spirito complesso di una resistenza che, tra mille difficoltà e scarsi mezzi, riuscì lo stesso a far trionfare la democrazia e la libertà in tutto il Paese addormentato e umiliato da 20 anni di dittatura. Il clima che percepiamo e che vogliamo rivolgere anche i nostri giovani si può riassumere così: il coraggio di ricostruire il proprio Paese ma anche un proprio personale percorso dopo le grandi crisi economiche e morati, l’umiliazione del precariato a basso costo e le fughe in altre nazioni per vedersi riconosciuto il merito. Il 25 aprile è sinonimo di sacrificio e coraggio che oggi come tanti anni fa dobbiamo fare nostri per ridare un futuro all’Italia e all’Umbria.
Massimo Buconi – consigliere regionale

21 aprile 2011
Todi: Il Duomo del silenzio

Nelle quattro precedenti lettere aperte ho sollecitato inutilmente una nuova volontà di valorizzare la Chiesa madre della Diocesi Tudertina, prescindendo dai pretestuosi d’agibilità, accessibilità e funzionalità dell’edificio e di spopolamento del centro storico dell’antichissima Città di Todi ma credo che dovrò rassegnarmi al progressivo silenzio di liturgico in Duomo, dove per la prima volta non è stato nemmeno affisso il manifesto che all’inizio della Settima Santa annuncia da sempre al Popolo Tuderte i tempi ed i modi delle liturgie Pasquali.
Ho chiesto spiegazioni a vari soggetti ma ho ricevuto solo risposte seccate, ironiche ed elusive che giustificavano la ormai poliennale marginalizzazione di quella che dovrebbe essere la Chiesa madre della Diocesi con l’impossibilità di fare la pastorale “ai muri”, con la vetustà del Capitolo Cattedrale, gli impegni dei pochi preti disponibili e con il disinteresse dei cittadini che contano per un problema che riguarderebbe solo i “preti”.
Anchele tre Messe Quaresimali, celebrate in Duomo dall’Amministratore Apostolico Monsignor Giovanni Marra in preparazione della Pasqua non sono state annunciate con efficacia e sono state disertate dalla stragrande maggioranza dei Canonici, dei Parroci e dei fedeli, forse perché queste persone non se la sentono di affrontare la fatica di salire le scale del Duomo e rinunciare al calduccio della Cripta o del Santuario del Campione.
Ripeto perciò la mia domanda di sempre: tutto ciò è giusto ed utile per la Chiesa e per la Città di Todi?
Renato Domenico Orsini

20 aprile 2011
Sull’orlo del baratro

L’ Enola Gay è pezzo da museo, ma la follia del nucleare civile tocca di soppiatto quota 7.
Sette, come le piaghe bibliche.
Lo sapevamo noi che le rifiutavamo, lo sapevate voi che le costruivate.
Ora i sacerdoti dell’Atomo nicchiano, meditano una ritirata strategica per ritornare poi in forze a dilagare nelle pianure del consumismo assetato di energia.
Sull’orlo del baratro, a volte, anche le pecore scartano?
Roberto C.

 
19 aprile 2011
Biodigestore ad Olmeto, ancora un no

Abbiamo letto con molto interesse l’articolo apparso su TAM TAM a firma ( non lo era,n.dr.) del Consigliere regionale Gianfranco Chiacchieroni relativo al “piano suinicolo per l’Umbria”.
Mentre siamo d’accordo sulla necessità delle iniziative e gli interventi tendenti a garantire un “concreto futuro a tutta la filiera”, siamo totalmente contrari, come da sempre, alla riattivazione dei biodigestori di Olmeto e Bettona, per le seguenti ragioni.
1) La chiusura dei due biodigestori sono state causate dal pessimo funzionamento delle varie società di gestione, per quanto riguarda il collasso delle varie lagune. Inoltre l’invecchiamento degli impianti già nati male e malissimo curati nel tempo hanno come risultato la definitiva morte degli impianti stessi e causano al momento solo una grave necessità di bonifica e di smantellamento, i cui costi devono a nostro avviso essere sostenuti da chi i danni ha causato.
2) Sappiamo poi che gli allevatori che hanno preso visione di vari progetti tra i quali uno presentato da loro stessi, non sono allo stato favorevoli all’attuazione di tali progetti. D’altra parte anche il Comune di Marsciano si è detto assolutamente contrario a qualsiasi tipo di investimento. E allora il consigliere Chiacchieroni quale soluzione fattibile al di fuori della riattivazione, intende proporre e quali sono gli enti o le società disposte ad investire in tale progetto?
3) Considerando che gli allevatori hanno già grossi problemi di delocalizzazione e di adeguamento delle stalle, ci sembra di capire che le soluzioni attuabili nel rispetto della tutela della qualità della vita dei cittadini residenti, siano in sostanza tre:
a. I depuratori di stalla (da noi già da tempo prospettati);
b. Lo spandimento sul suolo del tal quale in rapporto alla disponibilità ed alla quantità dei terreni agricoli;
c. Un eventuale impianto di depurazione nel rispetto delle necessarie distanze dai centri abitati  e dalle civili abitazioni che il coordinamento dei comitati ha già presentato in Regione e che definisce tali distanze minime in 2 km dai centri abitati ed 1 km dalle abitazioni, oltre che ad uno studio sostenibile riguardante la viabilità di accesso.
4) Ribadiamo che, alla luce dei danni e sofferenze ambientali che le popolazioni hanno da più di vent’anni subito, è incredibile che ancora oggi un amministratore responsabile possa anche solo ipotizzare la riattivazione dei biodigestori di Bettona e di Marsciano.
 Il Comitato antinquinamento      – Marsciano –

19 aprile 2011
Il nuovo ticket sui medicinali

 Per circa 4200 medicine l’AIFA (agenzia del Farmaco) ha deciso di pagare meno(dal 10 al 40 %) i farmaci generici, cosi i più poverini pagheranno ancora una volta.
Grazie alle proteste ricevute  da alcuni cittadini e alla conferma avuta da molte farmacie dobbiamo denunciare quello che è un ulteriore attacco alle tasche degli italiani da parte del Governo. Questa volta non si tratta  dei soliti aumenti delle tariffe. Si incide direttamente sul bene primario per eccellenza:la salute.
L’AIFA  ha deciso di pagare meno (dal 10 al 40 % ) i farmaci generici alle aziende produttrici,che non via sia contestualmente l’obbligo per le medesime di adeguare i listini ai prezzi applicati,ha un solo significato:pagheranno -solo e ancora una volta -i Cittadini.
Questo significa che se un medicinale “generico” sino all’altro ieri costava 10 euro,e questi erano a carico del servizio sanitario,ora lo stesso medicinale continuerà a costare come prima ma,se la molecola rientra fra quelle che l’AIFA ha deciso di abbassare del 40%,quattro dei dieci euro saranno a carico del malato. Con QUESTA OPERAZIONE  -LEGGE 122 del 2010 – LO STATO PRELEVA DALLE TASCHE DEI CITTADINI 609 MILIONI di EURO.
La Federconsumatori di Perugia chiede alla Giunta regionale dell’Umbria di adottare lo stesso provvedimento che sta per adottare la Giunta Regionale Toscana e per non far pagare ai Cittadini alcuna quota aggiuntiva,di cui si farà carico la Regione nel proprio  bilancio.
Abbiamo già i generici più cari d’Europa e con questo ticket si rischia di spingere solo il consumo dei farmaci con principi attivi brevettati.
Inoltre le aziende produttrici dovrebbero adeguare  al banco i prezzi dei prodotti,ma finora si son ben guardati dal farlo. Il risultato è un prelievo forzato dalle tasche dei pazienti,con tanti saluti al risparmio per l’uso del generico.
Alessandro Petruzzi Federconsumatori Perugia

 

18 aprile 2011
Donna incivile e presuntuosa

Il degrado generale trova espressioni sempre più becere e incivili. Sinceramente non so se abbiamo toccato il fondo.
Tutto sta diventando lecito, il rispetto delle regole, delle istituzioni è carta straccia.
Questa mattina mi è capitato in supermercato di Todi di assistere ad un diverbio tra un uomo e una donna di mezza età.
Dopo uno scambio di epiteti che non riporto si è compreso il motivo del contendere.
L’uomo accusava la donna che, in presenza di un enorme spazio di parcheggio, lei avesse occupato abusivamente il parcheggio riservato handicap.
La risposta della signora era sempre e solo di farsi gli affari suoi!
Come si permette un cittadino di far osservare che non si rispettano le normali regole di vivere civile!
Purtroppo sta diventando uno sport molto popolare. Vietato richiamare il rispetto delle regole.
Che brutta fine che stiamo facendo!
Maurizio Pierdomenico

17 aprile 2011
Ricordare la storia non è inutile

Ricordare la propria storia non è un esercizio fine a se stesso, significa “sperimentare  la spinta morale che da esso deriva, e cioè godere di una carica di esperienza, di ansia verso l’attualità e l’avvenire”. 
Questa frase pronunciata il 26 giugno 1971 da Paolo VI aveva al centro del ragionamento il concetto di “ rinnovamento”, quindi, in sostanza, ricordare per rinnovare.
Questo è il tema reale  e profondo delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia: tornare nuovi, nei principi e nei valori,uscendo dalla attualità per realizzare e perseguire i principi e i valori propri del Risorgimento.
Unità,collaborazione,rispetto,generosità,entusiasmo,lealtà,disinteresse,partecipazione, eroismo,coraggio, sono valori che troviamo nel Risorgimento  e non nell’attualità  dei nostri giorni.
Ecco, quindi, che questo è il tempo di “tornare nuovi” tramite il ricordo  e di incidere sul presente, favorendo la crescita  e l’affermazione di principi e valori risorgimentali.
Nel particolare di Todi le due celebrazioni del 17 marzo e del 10 aprile, hanno avuto una funzione ben diversa e positiva. Sempre utilizzando il ricordo e la rievocazione a mezzo di: date ,lettere, scritti dei patrioti locali, loro storie, si è celebrata in apparenza l’Italia, nella realtà Todi in funzione unitaria.
Al centro di tutti i discorsi c’è stata la città di Todi  e le gesta dei suoi cittadini  a favore dell’Italia.
Il successo delle manifestazioni è stato che tutti si sono intesi, con la propria identità individuale e, soprattutto, di città, partecipi di qualcosa di più grande : l’Italia, con spirito di unità e di condivisione.
Le due manifestazioni, che hanno visto una buona affluenza di giovani, favoriscono il processo identitario, sia personale che collettivo, e fanno da contrappeso alla globalità della comunicazione.
 Forse per la prima volta è emerso il concetto di “tudertinità” che ha nel risorgimento uno dei suoi punti caratteristici, che non si nutre di orgoglio ma di consapevolezza e costituisce un antidoto efficace a tutti i movimenti secessionisti e/o separatisti.
Questi valori che porta con sé il Risorgimento sono talmente dimenticati che sembrano delle novità e, visto che siamo il paese della moda, forse avranno un successo effimero, ma quando verrà il tempo di riporli, qualcuno li terrà ancora, ingrossando le fila di chi non li ha mai lasciati.  
Carlo Pirrami

16 aprile 2011
Ogm, per fortuna che c’è Romano

Per fortuna che il neo Ministro Romano comincia a far Politica con la P Maiuscola con una dichiarazione di presentazione tutta Italiana: "Nessuno spazio agli OGM nel nostro mercato". E poi poche altre parole, chiare e decise: "Occorre alzare un muro altissimo nei confronti degli OGM. La qualità  dei nostri prodotti va difesa e tutelata e da ministro mi impegno in tale direzione".
Ciò mentre riceviamo notizia che in sostanza il Friuli, mentre vieta le coltivazioni di OGM, darebbe l’avvio alle contaminazioni del territorio attraverso  le cosiddette sperimentazioni… affinchè¨ non si possa più coltivare, un giorno, prodotti 100% liberi da OGM ?
Secondo il notiziario on lineBioagricoltura, l’AIAB (Associazione Biologica) si dichiara soddisfatta, ma… forse quelli di Futuragra e Monsanto lo sono molto di più, pensando che potranno contaminare il Friuli  (e non solo) con coltivazioni OGM "sperimentali"… 
Ci spiegassero poi, dal momento che non lo abbiamo capito, cosa si dovrebbe sperimentare in Friuli, visto che sono 15 anni che gli stessi OGM sono già  diffusi ed hanno inquinato irreversibilmente vasti territori, soprattutto in USA, Canada, Argentina, Brasile, Messico.
Ormai sappiamo tutto degli OGM, soprattutto che è vero l’esatto contrario di ciò che affermano le Multinazionali che li producono, le quali non mentono,bensì dicono sempre l’opposto della verità, mentre continuano ad avvelenarci con Pesticidi, DIsseccanti, Ormoni, ecc. di cui l’Italia è il primo consumatore Europeo, con oltre il 35% del totale Comunitario.
Qual’è lo scopo della regione Friuli: impedire di distruggere i campi OGM? Speriamo proprio di no!
Visto che l ‘anno scorso le coltivazioni illegali di OGM sono state distrutte a norma di Legge (Decreto Zaia). Legge che non risulta abrogata… così come la Costituzione Italiana, che, di fatto, vieta gli OGM.
Coltivazioni illegittime in quanto il rilascio ambientale di OGM non è stato sottoposto al previsto referendum popolare (Dir 2001/18 CE), obbligatorio per poter avere l’autorizzazione, trattandosi di azione dalle conseguenze irreversibili per la contaminazione del territorio agricolo e dell’ambiente, su cui è necessario, pertanto, la consultazione popolare preliminare…..
Purtroppo, dal 2003 ad oggi (guarda caso l’anno della prima concessione delle soglie di tolleranza di OGM senza etichettatura  negli alimenti venduti in Italia), nel nostro paese l’aspettativa di vita sana è crollata di circa 10 anni, anche grazie all’abbondante uso di Disseccanti (Roundup) e Pesticidi agricoli di ogni sorta, che si continua imperterriti a vendere senza prescrizioni, ne necessità  tecniche, essendo disponibili mezzi biologici alternativi più efficienti e sovvenzionati da oltre 20 miliardi di € di pagamenti agroambientali europei che dovrebbero essere destinati agli agricoltori biologici a compensare il loro servizio sociale.
Ma nessuno sostiene i tecnici indipendenti "Agroecologi", mentre quelli delle ditte antiparassitarie fanno il bello e cattivo tempo da almeno 50 anni. A proposito, cari colleghi, ma come fate a vivere e lavorare avvelenando l’agricoltura e la Salute dei vostri connazionali? "Fratelli d’Italia"… non vi viene un rimorso di coscienza? Perchè voi tecnici delle multinazionali chimiche non passate al Biologico? Rifletterei un momento sul fatto che oggi in Italia si vende 1 miliardo di € di Pesticidi Chimici che provocano (quali fattori di concausa aggravanti) malattie degenerative e cancro che oggi incidono slla spesa sanitaria nazionale per oltre 40 miliardi di €.
Mentre si potrebbero vendere 3-4 miliardi di prodotti biologici per la difesa e la coltivazione Agroecologica, sostenuti dai Pagamenti Agroambientali Europei (che rappresenterebbero la vera Spesa Sanitaria Nazionale per la Cura della nostra Sana Salute), salvando la spesa nazionale… per le Malattie Degenerative che ha superato ogni livello di tolleranza.
Ma i PSR Regionali oggi spesso sovvenzionano l’acquisto di Pesticidi, chiamandola Agricoltura Integrata (nella Chimica, ndr). Pesticidi di cui l’Italia è il primo consumatore UE, con oltre il 35% di tutto il fatturato comunitario!
Materiale per le Procure della Repubblica e della Corte dei Conti.
Ma le nubi all’orizzonte promettono anche guai peggiori…
Sta passando la tolleranza di OGM nelle sementi?
Se non la fermiamo con il Voto del parlamento UE e la clausola di salvaguardia nazionale… tutta l’Italia verrà  contaminata dagli OGM e perderemo tutta la nostra biodiversità  e l’Agricoltura Biologica naturale, diventando schiavi delle Multinazionali in modo irreversibile.
Addirittura a Bruxelles hanno proposto la tolleranza di OGM "non autorizzati in UE" allo 0,1 %, (1 grammo per kg)  negli alimenti… anche in quelli Biologici.
OGM che nel biologico, per legge, non dovrebbero esserci …si tollera ciò che è intollerabile?
Giuseppe Altieri agroecologo ( sintesi)

16 aprile 2011
"Restiamo umani".

Era l’esortazione  con la quale Vittorio "Vik" Arrigoni concludeva ogni sua corrispondenza dalla striscia di Gaza. Vittorio è stato ucciso stanotte in circostanze ancora troppo oscure.
Ma chiaro, immediato e perfettamente intellegibile rimane il messaggio che ci ha lasciato.
 
Fratelli

Sempre pronte,
di ventriloqui, pance piene,
a dichiarar guerre
che altre bocche già combatterono.

Spinte così,
a scavalcare mari
in colonne di nere formiche
al richiamo delle briciole.

Soggiogati da rinnovata schiavitù
sentirete ruvide lingue,
di sentimenti analfabete,
abbattere smemorate parole,
come cavernicole clave.

Diranno convinte:
Io, sono altro da te.
Ci separa il dio che non vedi,
o il bronzo lucido della melanina
sul campo dal sole riarso.

Dubitate allora di quelle apparenze.
Noi siamo figli della stessa rabbia,
o forse solo della stessa pace.
In fondo, fratelli.

R.Celani

15 aprile 2011
A Monte Castello di Vibio vogliono  la ripubblicizzazione del servizio idrico.

Nel corso dell’ultimo consiglio comunale di Monte Castello di Vibio è stato approvato, con 9 voti favorevoli e 2 contrari, un  ordine del giorno presentato dal Sindaco Roberto Cerquaglia in merito alla ripubblicizzazione del servizio idrico. Nella motivazione dell’atto viene riconosciuto che “l’acqua rappresenta una fonte di vita insostituibile per gli ecosistemi, dalla cui disponibilità dipende il futuro degli esseri viventi.  L’acqua costituisce, infatti, un bene comune dell’umanità,  universale, quindi indisponibile, che appartiene a tutti. Essa non può essere proprietà di nessuno ed il suo accesso  deve essere garantito a tutti come un servizio pubblico”.
Il consiglio comunale di Monte Castello di Vibio ha inoltre espresso il proprio auspicio che l’opinione pubblica venga sensibilizzata rispetto alla  ripubblicizzazione del servizio idrico, promuovendo anche tutte quelle iniziative finalizzate allo scopo come ad esempio la partecipazione al prossimo referendum del 12 giugno 2011 promosso da molte associazioni di cittadini ed in particolare da vari Comitati e Movimenti per l’acqua pubblica.
In precedenza, il 4 marzo, presso la sala delle associazioni di Monte Castello di Vibio, proprio allo scopo di sensibilizzare i cittadini, era stata organizzata, dal Comitato Umbro Acqua Pubblica, una partecipata assemblea pubblica dal titolo: “la privatizzazione dell’acqua arricchirà pochi sulla pelle di tutti noi (peggiorando il servizio)”.
L’ordine del giorno approvato dal Consiglio Comunale è stato inviato all’Autorità di Ambito e  pubblicato sul sito internet comunale.
L’amministrazione comunale di M.C.V.

14 aprile 2011
9 mesi per nascere, 9 mesi per vivere, 9 mesi per morire, 9 mesi per sapere perchè

Parlarne è doloroso ma può servire a far conoscere questa malattia, a far si che la diagnosi arrivi prima.
Noi l’abbiamo saputa proprio alla fine, perchè Raffaele ha resistito moltissimo nonostante cuore e polmoni fossero devastati: chissà quanti, però, non hanno mai una diagnosi.
Raffaele è nato l’8 gennaio 2009, era un bambino  fino a dicembre nessun problema particolare, a 10 mesi cominciava già a camminare, era molto vivace.
I problemi sono cominciati a dicembre 2009, mangiava poco ed era pallido.
Lo abbiamo portato dal pediatra, all’inizio nessuno ha dato troppo peso ai sintomi, sembrava solo una fase della crescita.
Ci hanno fatto fare una serie di analisi e non è emerso nulla, dovevamo stare tranquilli dicevano. Ci siamo cominciati a preoccupare di più quando si è aggiunto anche un raffreddore che non passava, il bimbo era sempre pieno di muco, siamo stati al Policlinico di Napoli, ma al reparto di pediatria dissero ancora che non aveva nulla.
A febbraio si è aggravato, è arrivata una brutta tosse secca, con attacchi molto forti e le labbra che si facevano viola.
A quel punto lo abbiamo portato al pronto soccorso dell’ospedale della nostra città, Vico Equense. Con una radiografia ai polmoni trovarono la bronchiolite.
La domenica lo ricoverarono, dicevano che era una malattia frequente in inverno: in effetti c’erano altri bimbi con la bronchiolite, ma mi accorsi subito che qualcosa non andava. Raffaele in 5 giorni non ebbe alcun miglioramento nonostante cortisone e antibiotici.
Allora sospettai che era una cosa più grave.Visto che un’ecografia al cuore mostrava un versamento pleurico il Primario di Vico Equense lo fa portare all’Ospedale Monaldi di Napoli, un centro di eccellenza per la cardiologia. Al Monaldi mio figlio è stato solo quella giornata,  ci dissero che il problema era nei polmoni. Così l’indomani facemmo un nuovo trasferimento all’Ospedale Pediatrico Santobono di Napoli. Era il 13 marzo. Qui una nuova terapia con ossigeno e tantissime analisi, anche per le malattie rare: hanno fatto i test per la fibrosi cistica, per le distrofie e per le malattie metaboliche, ogni volta esito negativo. Il 9 aprile, in seguito ad una di quelle crisi che lo facevano diventare viola, il primario decise che andava trasferito in rianimazione, è stato l’ultimo spostamento. Raffaele è rimasto lì fino a quel 21 agosto.
Nonostante i medici del Santobono abbiano provato di tutto sia in termini di esami che di antibiotici – e abbiano anche provato a dare un surfattante esogeno, quello che si usa in genere nei prematuri dove la sostanza può mancare perchè il corpo immaturo non la produce ancora – Raffaele peggiora.
Dalle radiografie si vedevano i polmoni in pessime condizioni, era in atto una fibrosi interstiziale, gli hanno anche fatto una biopsia polmonare. Intanto mio figlio era stato tracheostomizzato, ma non bastava, dovevano tenerlo sedato, perchè era da sveglio che arrivavano le crisi peggiori. Ho visto morire mio figlio tante volte, perchè quando aveva quelle crisi i valori scendevano al minimo, è un’esperienza bruttissima.
A luglio ormai i medici non si spiegavano nemmeno come facesse quel bimbo di un anno e mezzo, con i polmoni distrutti, a resistere, tutte le analisi genetiche erano andate a vuoto, rimanevano pochissimi esami da provare.
Ricordo ancora  quando il 5 luglio mi chiesero di firmare il consenso per il test della proteina C del surfattante, i medici non credevano proprio si trattasse di quella rarissima malattia, ma ormai dovevano provarle tutte.
Quando 10 giorni dopo arrivò il risultato positivo rimanemmo tutti sconvolti. Avevamo trovato la malattia. Ci dissero che di casi come quello ce ne erano stati pochissimi, solo dopo ho saputo che nel 2005 ne erano stati registrati otto
Era la metà di luglio e c’era la diagnosi, a quel punto i medici ci proposero di usare un farmaco sperimentale normalmente utilizzato contro la malaria, la Clorochina: nonostante gli effetti collaterali accettammo di provarla alla dose di mezza compressa al giorno.( La Clorochina bifosfato è un farmaco Bayer che ha indicazione proprio per il trattamento di 4 tipi di malaria e per alcune malattie autoimmuni; in passato aveva dato miglioramenti a bambini con questo deficit – n.d.r)
Anche dall’estero è stata l’unica indicazione  un centro americano di ricercatori si offrì di vedere mio figlio ma era improponibile spostarlo, avrei voluto portarlo al Bambino Gesù a Roma, ma a quel punto anche quello era troppo rischioso".
Raffaele ha cominciato il 4 agosto la terapia con la Clorochina, forse era troppo tardi, il suo fisico troppo stanco, o forse il suo era uno di quei casi in cui il farmaco non ha benefici, comunque la prova è durata poco. Il 21 agosto ha avuto due arresti cardiaci, al primo riuscirono a rianimarlo, la seconda volta no, aveva 19 mesi.
Oggi penso a tutti quei genitori che non sanno cosa è successo ai figli, che pensano magari agli effetti di una polmonite, e invece si tratta di una malattia genetica.
Io e mio marito abbiamo poi fatto le indagini, nessuno dei due ha questa mutazione, non sappiamo proprio come sia uscita questa malattia, rimaniamo col dubbio ed un pò di paura.
Fare quest’intervista per me è stato davvero un passo difficile ma ho trovato la forza di fare anche questo perchè sono del parere che le malattie rare sono di tutti e non solo delle persone malate; voglio che se ne parli di più perchè una malattia non deve rimanere all’oscuro ma deve essere messa a conoscenza di tutti.
Annalisa, la mamma di Raffaele ( per concessione di O.Ma.R. – Osservatorio Malattie rare)

13 aprile 2011
Mai di domenica, la Cgil sulle aperture dei negozi

Riaprire in umbria una vera discussione sul settore del commercio, per dire no alle deroghe ,  al lavoro domenicale e festivo e per un terziario  di qualita’
Dall’evento straordinario e in alcuni casi circoscritti si sta passando alla richiesta di maggiori aperture , di flessibilità spinta negli orari e forme contrattuali di lavoro che mettono in discussione regole leggi e contratti di lavoro.
Le istituzioni,  le controparti e la stessa politica  non possono più far finta di non vedere , peggio di evitare di mettere in campo un ruolo di governo dei diversi processi in atto per contrastare in primo luogo una deregolazione selvaggia , il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle tante donne e dei tanti giovani a partire dalla rimessa in discussione del  proprio tempo di vita e dalla quasi assenza di una offerta di lavoro che gli possa creare indipendenza economica e  una prospettiva di futuro.
La crisi in atto , per dimensione ed effetti imporrebbe  la rimessa in discussione anche di questo modello di consumi e di sviluppo commerciale e al tempo stesso una doverosa e necessaria riflessione su quale modello sociale, culturale e del territorio si vuol perseguire, di come affrontare gli aspetti legati alle ripercussioni contrattuali e di reddito dei lavoratori e delle lavoratrici già fortemente colpiti dalla crisi economica e occupazionale .
Il tema dello sviluppo sociale e dei consumi ,  il futuro del settore sono aspetti strettamente legati alle condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti e occuparsi e preoccuparsi di questo significa  saper salvaguardare l’occupazione e creare sempre di più buona occupazione.
Per questo motivo l’argomento sull’apertura dei centri commerciali e dei negozi nei festivi e delle stesse domeniche non è la risposta alla crisi. Chiediamo che su questo aspetto si riapra una discussione di merito , per una nuova ed efficace programmazione e regolamentazione regionale attraverso una pianificazione commerciale come ripensamento del riequilibrio del territorio , del modello economico e sociale che si vuole sostenere ,di un modello di consumi che faccia i conti con la stessa sostenibilità ambientale .
La crisi in atto ha cambiato e continuerà a cambiare il modo di consumare ed è molto probabile che anche quando la crisi sarà superata il modo stesso di consumare non sarà più come quello ante-crisi, sarà  diverso e per questo che diventa fondamentale rimettere al centro una discussione con le stesse istituzioni e controparti sul ripensamento dell’attuale  modello di distribuzione e di regolamentazione del settore.
Per questo riteniamo necessario rivendicare una politica di scelte e di indirizzo capaci di contrastare l’imbarbarimento culturale che porta le persone, il consumatore a considerare la visita al centro commerciale o la spesa domenicale una consuetudine al pari di una visita in un museo o una passeggiata in città.
Tutti noi sappiamo che nella stragrande maggioranza dei paesi europei la domenica è un giorno di riposo settimanale , un costume e un modello sociale consolidato .
Mentre qui da noi il lavoro domenicale sta diventando una regola indispensabile e necessaria come se fosse una essenzialità del servizio  , non si è mai aperta  una vera discussione sul modello e la stessa organizzazione sociale che chiami in causa l’insieme del funzionamento e fruizione dei servizi pubblici locali e gli orari nelle città.
Non possiamo sottovalutare che quando si parla di commercio si parla prevalentemente di lavoratrici donne,  di come si concilia vita/lavoro , delle ricadute sulla vita familiare quando in particolare  si è costretti a lavorare di domenica.
Il consumo è sicuramente una attività economica indispensabile, ha creato occupazione ma non   per questo deve essere caratterizzato e spinto all’estrema liberalizzazione e non può  essere sostitutivo dei valori veri di una comunità democratica.
Per queste ragioni  il valore del lavoratore e delle lavoratrici in quanto persone deve essere salvaguardato e valorizzato ,  come la qualità del lavoro che  viene offerto  che trova quasi sempre forme di  precariato , part-time o con poche ore  e un livello reddituale non più sostenibile. Tutto questo non è certo buona occupazione.
Considerando che lo stesso CCNL del terziario che recentemente è stato sottoscritto a firma separata peggiora di molto le condizioni di lavoro , indebolisce il sistema delle regole priva le parti a negoziare su orari e organizzazione del lavoro, riposi e conciliazione dei tempi.
L’insieme di questi aspetti ci porta a dire che deve essere riaperta la discussione sul piano del commercio e la sua programmazione , sulla legge di recepimento della direttiva comunitaria , sul lavoro  domenicale e i festivi nel commercio , sul sistema delle deroghe che i comuni , sotto la spinta delle diverse associazioni continuano ad attuare.
Chiediamo alla Regione di riaprire il confronto e delineare uno scenario diverso da quello attuale per un futuro dove coesistano differenti istanze orientando il consumo verso un  modello sostenibile per il territorio e sostenibile per le lavoratrici e i lavoratori ribadendo ancora una volta  che la liberalizzazione spinta non è la risposta alla crisi e al consumo e non è un vantaggio per i consumatori .
p.la Segreteria Regionale Cgil Umbria Fattorini Gianfranco

13 aprile 2011
Tutela anziani: d’accordo con Buconi, però…

La FNP-CISL  dell’Umbria che da sempre ha assunto un ruolo determinante per la tutela degli anziani,  ed in modo particolare di quelli più fragili ed emarginati,  pur sostenendo la priorità del regime assistenziale  delle
“Cure Domiciliari”, è altrettanto  impegnata a dare voce alle persone che non hanno altra scelta  se non quella dell’istituzionalizzazione,  ritenendo che questi anziani vivono difficoltà e disagi maggiori  in quanto costretti
dagli eventi  ad un sofferto cambiamento, dovendo privarsi del proprio ambiente di vita affettiva e di relazione.
E’ per questo che la Federazione Regionale Pensionati condivide la necessità di una specifica normativa regionale volta a migliorare la residenzialità.

La proposta di legge  a firma di Massimo Buconi, sottopostaci per la condivisione dei suoi contenuti
viene valutata positivamente dalla FNP CISL, la quale auspica una sua approvazione in  tempi reali e la sua concreta  attuazione.
Non si può  non  condividere la valutazione di livelli diversi di non autosufficienza, e al tempo stesso invitare i promotori della proposta di legge a far si che ciò non sia funzionale soltanto ad una diversificazione
della retta d’ospitalità, come per altro già avvenuto in passato,  ma che sia anche il punto di partenza per modulare livelli mirati di assistenza nel rispetto dei diversi bisogni assistenziali, attuando, finalmente, all’interno di ogni struttura,   “moduli”  di cui tanto si parla  fin dagli anno 90 ma che mai si sono concretizzati.
L’organizzazione per moduli di ogni residenza permette inoltre la continuità assistenziale e aiuta l’anziano a superarte la frustrazione psicologica per l’incertezza del futuro, qualora si dovessero aggravare le sue condizioni di salute psico-fisica e determinarsi la conseguente necessità di diverse risposte assistenziali.
La proposta di legge ci sembra tuttavia che affronti parzialmente il problema della residenzialità, essendo orientata soprattutto  al  “ miglioramento dell’  offerta  dei servizi residenziali “  e non anche al “ miglioramento della qualità dei servizi offerti dalla struttura “.
Potrebbe  prevedere infatti, in modo vincolante,  l’attuazione del miglioramento della qualità  di cui la Regione si è fatta vanto negli anni 2000, contemplandola poi nei piani sanitari senza tuttavia trovare una concreta  attuazione  se non in casi sperimentali e sporadici.
La F.N.P. Cisl Umbria ritiene inoltre opportuno prevedere nella legge di cui trattasi, la costituzione di una specifica  COMMISSIONE con il compito di effettuare controlli periodici  ‘non programmati’.  Ciò stimolerebbe la qualità costante e permetterebbe  di dare voce ad anziani e famiglie che per la loro condizione e il loro ruolo non riescono ‘ in prima persona ‘ ad essere sufficientemente incisivi in questo senso.
Giorgio Menghini Il segretario generale regionale Fnp Cisl Umbria
 

7 aprile 2011
Pd: Continuano gli sprechi della giunta Ruggiano a Todi

L’associazione "Libera storia", di cui è presidente l’addetto stampa del sindaco, dottor Jacopo Barbarito, ha ricevuto dal Comune, con delibera del 9 marzo 2011, la disponibilità di un contributo pari a 6.800 euro per la presentazione del volume "Un rapporto a metà: Chiesa e Repubblica Sociale 1943 – 1945".
Nel comitato scientifico dell’associazione (www.liberastoria.com) risultano il consigliere comunale Claudio Ranchicchio e l’assessore Margherita Bergamini, che, in occasione della delibera di Giunta, ha persino partecipato al voto, esprimendosi favorevolmente, senza preoccuparsi di uscire per palese conflitto di interessi.
E così, mentre sempre più spesso sindaco ed assessori rispondono ai cittadini che non ci sono soldi per servizi essenziali (asili, scuole, mense scolastiche, centri estivi per ragazzi, sostegno ai più deboli, assistenza domiciliare, sostegno alle imprese, trasporti pubblici e quant’altro) si bruciano quasi 7.000 euro per la presentazione di un libro senza alcuna attinenza con Todi, che ben poco gioverà alla città. Dopo i 15.000 euro buttati per l’opuscolo di propaganda, ecco un altro spreco.
E pensare che nel recente passato sono state soppresse presentazioni di libri e sono stati negati contributi per pubblicazioni ben più importanti per la città. Valga su tutti l’esempio di boicottaggio ai danni dei due giovani e valenti tuderti Valerio Chiaraluce e Massimo Rocchi Bilancini, ai quali il sindaco Ruggiano ha in malo modo negato qualsiasi contributo alla stampa del libro "La Fabbrica della Piana", lavoro svolto con grande passione e competenza su Todi e per Todi.
Di fronte a tanta arrogante sfacciataggine sentiamo di dover chiedere a tutti i cittadini uno scatto di orgoglio, perché i soldi buttati per il contributo all’associazione "Libera storia" sono nostri ed abbiamo il diritto che vengano spesi per la città e non per il libro dell’addetto stampa del sindaco attraverso un’associazione dove il consigliere Ranchicchio e l’assessore Bergamini sono membri del comitato scientifico.
E questo è l’ennesimo esempio di come associazioni che vantano soci tra i consiglieri e gli assessori trovino porte aperte per ogni tipo di agevolazione a spese dei contribuenti, mentre ad altre si sbatte la porta in faccia!
Porteremo la questione in Consiglio comunale, pretendendo risposte chiare e il ritiro della delibera suddetta.
Ecco la peggiore politica al lavoro in un paese del tutto IM-BARBARITO. E questa doveva essere la destra moralizzatrice a Todi? Ma per piacere!!!
Partito Democratico Todi

6 aprile 2011
Todi: due libri e due misure da parte dell’Amministrazione comunale

Vorremmo complimentarci pubblicamente con l’Associazione LIBERA STORIA poiché è riuscita laddove noi, con la nostra associazione culturale, non siamo riusciti. Lo spunto lo prendiamo dalla lettura, sul sito internet del Comune di Todi, della Deliberazione di Giunta n. 55 del 9 marzo 2011, avente per oggetto “Concessione patrocinio a Libera Storia Associazione di Promozione sociale per presentazione del volume Un rapporto a metà: Chiesa e Repubblica Sociale 1943 – 1945”.
Prima di spiegare il contenuto di tale delibera, che, lo anticipiamo, ci ha lasciato piuttosto perplessi, è necessario ricordare ciò che ci successe poco più di un anno fa. Il 15 febbraio 2010, dopo tre mesi di attesa e vari appuntamenti fissati e sempre rinviati, riuscimmo a varcare le soglie dell’ufficio del Sindaco Antonino Ruggiano per mostrargli le bozze di un libro di storia locale, La Fabbrica della Piana, da noi scritto e prossimo alla pubblicazione. Speravamo in un piccolo sostegno economico da parte del Comune per meglio sostenere le spese di stampa, dato che un libro di storia locale, pur contribuendo all’arricchimento delle conoscenze storiche, difficilmente si ripaga con la vendita delle sue copie. Del resto anche in passato le Amministrazioni Municipali succedutesi nel tempo avevano sostenuto in qualche modo pubblicazioni analoghe. Ebbene da quell’ufficio uscimmo dopo appena due minuti cacciati dallo stesso Sindaco, colpevoli solo di esserci lamentati della lunga attesa trascorsa prima di essere ricevuti. Le bozze del libro non riuscimmo dunque a mostrargliele. Alla nostra successiva lettera di protesta che inviammo al Consiglio Comunale per denunciare il trattamento riservatoci, il Sindaco a stretto giro di posta rispose per iscritto chiedendosi come “si possa pretendere un contributo di soldi pubblici, per una pubblicazione che nessuno, del Comune di Todi, ha mai commissionato e della quale non si è mai parlato prima della sua stesura” e dichiarando che “l’ufficio del Sindaco del Comune di Todi è sempre aperto per i cittadini che debbano risolvere problemi, più o meno gravi, ma non per chi proponga richieste di distrazione di denaro pubblico per fini privati” (prot. 0006897 del 18/02//2010). Frase, quest’ultima, di evidente gravità. Ruggiano ci accusava infatti di avere attentato alle casse pubbliche comunali per sostenere nostre presunte finalità private. Chi poi successivamente prese in mano il libro, che riuscimmo ugualmente a stampare a nostre spese, riscontrò piuttosto che gli unici soldi distratti, in 10 anni di studi e lavori da noi promossi e raccontati nel volume, fossero quelli privati per finalità pubbliche.
Ebbene, venendo all’oggi, cosa scopriamo leggendo il contenuto della delibera sopra citata? Scopriamo che un’associazione culturale con sede a Bettona, fondata meno di un anno fa, promotrice di un nuovo punto di vista sulla storia contemporanea, in data 9 marzo 2011, stesso giorno della delibera, ha richiesto il patrocinio, la disponibilità di una sala comunale e la concessione di un contributo economico, tutto questo per organizzare a Todi il prossimo 9 aprile la presentazione del libro suddetto, avente per oggetto “il mancato riconoscimento da parte del Vaticano della Repubblica Sociale Italiana”. Libro scritto dal brillante giovane, appena 25 anni, Jacopo Barbarito, la cui ricca biografia leggiamo nel sito personale dello stesso, compresi i trascorsi di militanza politica e la collaborazione con vari onorevoli; oggi esercitante la professione di giornalista e saggista ed inoltre presidente di una associazione culturale, per l’appunto l’Associazione LIBERA STORIA.
E dunque come si comporta il Sindaco e la sua Giunta, al gran completo e con l’unanimità dei voti? Riconosciuto “il valore culturale dell’iniziativa”, non solo concede il patrocinio e la sala comunale (e fin qui non abbiamo nulla da obiettare), ma addirittura sancisce “la disponibilità del Comune di Todi alla concessione di un contributo economico di € 6.800,00, previa approvazione e verifica del Bilancio Comunale 2011”. Tredici milioni di vecchie lire per presentare un libro? Per quanti manifesti si vogliano stampare, per quanti inviti si possano spedire, per quanti pasticcini si possano offrire nel buffet dopo la presentazione, la cifra francamente ci appare eccessiva.
Eccessiva e ingiustificata la somma e sostanzialmente inaccettabile nel suo complesso la delibera. Inaccettabile in primo luogo da parte di tutti i cittadini a cui ogni giorno si ripete che, dinanzi ai minori trasferimenti da parte dello Stato, trovandoci in “un momento difficile in cui è importante dare il buon esempio”, è necessario “un maggiore rigore” nelle spese (intervista all’Assessore Ciani pubblicata nell’ultimo numero di Città Viva); in secondo luogo inaccettabile per noi che appena un anno fa fummo accusati di tentare la distrazione di soldi pubblici per un nostro presunto interesse privato, per un libro da noi scritto che almeno parlava di Todi e non di relazioni internazionali.
Offesi, vorremmo dunque porre le seguenti domande. Ci spieghi Ruggiano con quale criterio ha bocciato ieri il nostro libro e invece promuova oggi il libro di un altro; ci spieghi se il libro di Barbarito sia stato commissionato dal Comune di Todi e se il suo autore prima di stenderlo si sia consultato con la Sua persona; ci spieghi il metro adottato per misurare il “valore culturale” della nostra iniziativa e di quella promossa da LIBERA STORIA. Dia subito queste risposte e che siano convincenti. Altrimenti, ammetta di aver cambiato idea, ammetta che i libri si possano anche sostenere con un contributo economico del Comune, e allora ci chieda scusa per quanto scritto sul nostro conto un anno fa. Dia queste risposte e lo faccia subito, per evitare il sospetto che più che ai libri, siano essi di storia locale o di storia contemporanea, il nostro Sindaco sia interessato alla biografia di chi li scrive e al nome dei membri delle associazioni che li promuovono.
Massimo Rocchi Bilancini – Valerio Chiaraluce

P.S.: Una domanda ci permettiamo di porla anche alla Dott.ssa Margherita Bergamini, Assessore alla Cultura del Comune di Todi: in qualità di membro del Comitato Scientifico di Libera Storia, peraltro in compagnia dell’altro tuderte Claudio Ranchicchio, non sarebbe stato più opportuno astenersi dalla votazione della delibera?


6 aprile 2011
I cacciatori vogliono ridiscutere il Piano Faunistico Provinciale

“I Federcacciatori della nostra provincia, e non solo, ritengono che non si possa più rimandare un serio ed approfondito confronto tra mondo venatorio ed Istituzioni Provinciali e Regionali, per una corretta gestione del nostro patrimonio faunistico”. E’ quanto sostiene la Federcaccia Provinciale di Perugia che, in una lettera a firma del suo presidente Barbino, indirizzata al presidente della Provincia Guasticchi e al consigliere delegato Granocchia, chiede che venga avviata “un’approfondita discussione sul Piano Faunistico Provinciale, incentrata in particolare sugli istituti privati (aziende faunistico e agrituristico venatorie), la gestione delle zone di ripopolamento e cattura, l’istituzione delle zone di irradiamento, la lotta alle specie opportunistiche quali corvi, gazze e volpi con tutti i mezzi possibili, i tempi e i modi di immissione della selvaggina a scopo di ripopolamento e, infine ma non meno importante, la non più rimandabile stesura dei piani di gestione dei distretti di caccia al cinghiale, per i quali la Federcaccia è disponibile ad avviare un serio confronto con gli Atc della Provincia quali enti preposti a tali incombenze.
“Evidenziamo, inoltre – scrive Barbino -, la necessità di affrontare seriamente il tema delle cacce in deroga, che tanto interessano i nostri cacciatori, quale irrinunciabile opportunità e salvaguardia di tradizioni venatorie fortemente sentite”. In particolare, per la specie “storno” Federcaccia Perugia ritiene che si debba “giungere al prelievo in deroga con tempi e modalità sicuramente diverse da quelle dello scorso anno”.
Discorso a parte, infine, meritano gli accordi di mobilità venatoria con le Province e Regioni limitrofe, affinché il prossimo anno non ci si ritrovi di nuovo con i cacciatori umbri oltremodo penalizzati, costretti a cambiare la propria residenza venatoria o ad iscriversi ad Atc fuori regione pur di poter cacciare la migratoria.
“La Federcaccia Provinciale – conclude la lettera del presidente Alessandro Barbino – è pronta e disponibile ad un incontro con l’Amministrazione Provinciale, nonché a confrontarsi con tutte le altre Istituzioni e le componenti del mondo venatorio, per portare il proprio contributo a concrete soluzioni dei problemi sopra indicati”.
Ufficio Stampa Federcaccia Umbra


3 aprile 2011
Strani viaggi dei cani

Egregio Direttore,
i nostri canili sono pieni di animali, nascono continuamente nuovi gruppi che si propongono l’obiettivo di trovare casa agli animali ricorrendo ad internet e ai social network, ma magari dimenticando gli adempimenti di legge (microchip, registrazione in anagrafe, vaccinazioni), e che si appoggiano a stalli e staffette (con continui temporanei passaggi di un animale tra persone diverse, spesso senza nemmeno la certezza di una adozione… e difatti, questi cani finiscono anche nei canili!) spostando freneticamente gli animali tra le varie regioni invece di operare sul territorio con sterilizzazioni e politiche per favorire adozioni (responsabili, serie e durature).
Ebbene, in una simile situazione si vanno anche a prendere animali in altri stati per farli "adottare" (spesso con le stesse dimenticanze), ma contemporaneamente vengono anche mandati centinaia di animali, randagi e di canile, all’estero soprattutto in paesi nord europei sempre per farli adottare. O almeno questa è la versione ufficiale, perché poi i cani finiscono in canili (dove vengono anche uccisi, perché già pieni di animali "locali"), oppure più semplicemente scompaiono e i rari e difficili controlli post adozione non li trovano dove dovrebbero essere.
Per me è evidente che qualche cosa non funziona: perché vengono portati in Italia cani da altri paesi, quando i nostri poi partono? Cosa c’è davvero dietro a questi "arrivi e partenze" di animali? Chi trae vantaggi da questo traffico di esseri viventi?
Giulia Lodigiani Grontardo (Cremona)

1 aprile 2011
Undici domande sulla scuola di Collevalenza di Todi

Sulla questione della scuola di Collevalenza e su quanto accaduto recentemente durante le ore di lezione – il distacco di una parte di intonaco finito sulla testa di uno dei bambini – tutto tace dal fronte dell’Amministrazione comunale. Si è pensato essenzialmente a rassicurare i genitori dicendo che tutto era a posto, ma non si è risposto a nessuna delle domande che questi avevano posto al Sindaco stesso in una lettera resa pubblica.
Che questa Amministrazione non risponda alle nostre richieste sulla questione, che abbiamo consegnato sottoforma di interrogazione pochi giorni dopo l’accaduto, non ci stupisce. È ormai prassi consolidata ignorare quasi tutto ciò che proviene dalla minoranza.
Ma sulle domande che sono state poste dai genitori, semplicemente preoccupati per i propri figli, non crediamo si possa perdere tempo e tacere. Si tratta di domande, che riportiamo integralmente, poste al  Comune,  per le quali i genitori chiedono risposte  chiare, puntuali e in forma scritta sui seguenti argomenti:
“1) Le cause che hanno scatenato il crollo;
2) Gli interventi eseguiti;
3) La possibilità che tale crollo si ripeta;
4) I sopralluoghi eseguiti e le copie dei relativi rapporti;
5) L’analisi strutturale del materiale caduto che al tatto dei genitori sembra altamente friabile ed
apparentemente privo della necessaria consistenza;
6) I piani di manutenzione ordinaria e straordinaria del plesso scolastico che da tempo i genitori
sollecitano viste le precarie condizioni igieniche e di sicurezza in cui versano alcune aule e i bagni
7) La possibilità di continuare le lezioni in una struttura adiacente;
8) La possibilità immediata di eseguire lavori di messa in sicurezza del soffitto;
9) La procedura seguita nell’incaricare i lavori di riparazione nella scuola nel giorno 16 marzo senza
interrompere le lezioni causando la compresenza dei lavoratori con i bambini
10) La copia del certificato di agibilità del plesso scolastico;
11) La copia dei rilevamenti dei vetrini e delle prove da carico dell’edificio”.
Come consiglieri riconfermiamo la nostra richiesta che il Sindaco venga a riferire sulla situazione della scuola di Collevalenza in Consiglio comunale e che chiarisca almeno un  punto importante di tutta la vicenda, presente nella nostra interrogazione e chiesto anche dai genitori: quali verifiche vengono fatte all’inizio dell’anno scolastico per garantire l’agibilità degli edifici? Esiste un certificato o una relazione che attesti tale agibilità?
Riteniamo che il minimo che un’Amministrazione possa fare sia assicurarsi della sicurezza e della vivibilità degli edifici dove i bambini trascorrono gran parte del loro tempo. Quanto dovremo aspettare per aver qualche parola e qualche fatto in più?
Gruppo consiliare del Pd

 

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter