A sentire in giro per l’Umbria, menischi e crociati doloranti sono diventati talmente familiari che quasi ‘fa notizia’ quando si dichiara di non soffrirne.
Anche le cifre confermano la sensazione: quasi due ricoveri ogni giorno per lesioni interne del ginocchio.
Ma attenzione al bisturi facile. La parola d’ordine soprattutto dopo i 50 anni è: salvare il menisco. Bisogna applicare il ‘modello dente’: come prima di togliere un dente si fa il possibile per salvarlo così bisogna fare per il menisco. Perché meglio un menisco rotto o riparato che stare senza. E poi, affidarsi a centri specializzati, soprattutto per avere una corretta e tempestiva diagnosi.
«Quantificare in numeri di coloro che soffrono di problemi al ginocchio equivale proprio ‘a dare i numeri’ – dice Ezio Adriani, Responsabile SportClinique Mater Dei di Roma in occasione della conferenza di presentazione dell’iniziativa ‘Visite Gratuite al Ginocchio’ promossa proprio dalla Mater Dei di Roma – Perché non esiste un registro, un censimento. Volendo, tuttavia, fotografare il fenomeno possiamo ricorrere all’aiuto delle cifre relative ai ricoveri ospedalieri. Si tratta quindi solo di una parte di pazienti, quelli che hanno avuto bisogno del ricovero.
Restano fuori – e sono veramente un esercito – tutti coloro che hanno chiesto aiuto al medico senza essere ricoverati. Eppure anche solo dando uno sguardo alle cifre dei ricoveri in Umbria (fonte Ministero della Salute, anno 2005 ultimo disponibile) si capisce che si tratta di un problema dai grandi, grandissimi numeri. Anche perché sono talmente tante le voci legate al ginocchio che è impossibile citarle tutte».
« Se si prende in considerazione la voce ‘lesioni interne del ginocchio’ – aggiunge Adriani – si scopre che in Umbria in un solo anno sono state ricoverate 605 persone, quasi due al giorno.
La lesione del corno posteriore del menisco interno, da sola, ha comportato il ricovero di oltre cento persone.
Dal menisco ai legamenti. Per lesione inveterata del legamento crociato anteriore in Umbria in un anno sono state ricoverate in regime ordinario 210 persone .
Che il ‘crociato’ sia la croce degli italiani, umbri compresi, lo dimostrano anche i dati relativi alle distorsioni e distrazioni del legamento crociato: 996 ricoveri.
Ma anche l’artrosi non scherza in quanto ‘mettere in ginocchio’ gli umbri: sono state oltre mille le persone colpite da artrosi localizzata primaria al ginocchio ad essere costrette ad un ricovero ospedaliero».
«Meglio stare con un menisco rotto, che senza menisco – spiega Ezio Adriani, Responsabile SportClinique Mater Dei di Roma – soprattutto dopo i 40-50 anni. Fino ai 20 anni nel caso di una lesione si deve intervenire, in artroscopia, per ‘riattaccarlo’ con un intervento di sutura meniscale. Spesso è un intervento risolutivo che può portare addirittura alla guarigione.
Oltre i 40-50 anni si preferisce non rimuovere il menisco anche se rotto. Si deve intervenire con la fisioterapia, con le infiltrazioni, con i farmaci. Una volta risolta la fase acuta il corpo di adatta e si riprende una vita normale.
Non sempre l’intervento conservativo è possibile. E’ fondamentale prima di intervenire chirurgicamente per rimuovere il menisco aver fatto una corretta diagnosi supportata dalla migliore diagnostica radiologica possibile, con la risonanza magnetica. Perché rimuovere o meno il menisco dipende da che tipo di lesione si tratta: se è instabile si deve intervenire, se è stabile si deve aspettare e curare il menisco.
Il dilemma avviene intorno 50 anni: cosa fare? Sono pazienti troppo avanti con l’età per fare una sutura del menisco, troppo giovani per non intervenire. E’ una scelta da non fare con leggerezza. Perché chi è senza menisco va più velocemente incontro ad artrosi».
Lo Stesso Ariani spiega che «Il ginocchio delle donne è soggetto più facilmente a problemi, in particolari alle lesioni del legamento crociato anteriore.
Alcune statistiche ci dicono che, a parità di attività fisica, sono sei volte più frequenti rispetto agli uomini.
Bacino più largo, tendenza al ginocchio valgo, minore massa muscolare e una maggiore debolezza nei legamenti: queste le cause ‘di genere’ alle quali aggiungere atteggiamenti e cattive abitudini.
La donna, per esempio, si muove in maniera diversa dall’uomo: ad esempio dopo un’elevazione le donne tendono a ricadere mantenendo il ginocchio esteso e quindi senza ammortizzare il colpo mentre gli uomini ricadono seduti.
E poi le cattive abitudini: le donne tendono a scegliere le calzature in base alle mode e non certo in base a ciò che è meglio per l’anatomia del ginocchio o per la postura; si caricano di pesi eccessivi, dalle buste della spesa ai bambini per le scale, ecc».
Alcuni incidenti al ginocchio non si possono evitare. Così come l’usura legata all’età o all’artrosi.
Ma ci sono traumi che si possono, e si devono prevenire. Dagli esperti della SportClinique Mater Dei di Roma, qualche consiglio.
› Sì alle partite di calcetto in spiaggia ma con attenzione: il terreno è instabile e lo spazio ristretto. Quindi i traumi sono in agguato. Non giocare mai senza essere ‘riscaldati’ a livello muscolare.
› Sì alla ginnastica in palestra ma prima fare riscaldamento e stretching. No agli allenamenti ‘mordi e fuggi’ per combattere i chili di troppo in previsione dell’estate. Step, spinning, jogging non devono essere fatti caricando troppo sul ginocchio. Ma soprattutto senza un adeguato allenamento muscolare.
› Sì alle scarpe con il tacco molto alto solo se sono ‘un’eccezione’. La regola deve essere quella di scarpe con un piccolo tacco e nel caso di scarpe da ginnastica scegliere quelle più adatte allo sport che si pratica, magari con l’utilizzo di un plantare su misura.